“Silvio Forever” è poco antiberlusconiano

Lo racconta Mattia Feltri sulla Stampa, citando la delusione di chi si aspetti un film di Michael Moore

Diversi giornalisti usciti dalle anteprime di “Silvio Forever”, il film di Roberto Faenza e Filippo Macelloni dedicato a Silvio Berlusconi, hanno riferito di aver trovato il PresdelCons ritratto persino “simpatico”, con qualche meraviglia. È la reazione spiazzata di cui scrive stamattina sulla Stampa Mattia Feltri, spiegando che il film è una cosa evidentemente diversa da un pamphlet antiberlusconiano.

Siccome commissionò a Pietro Cascella un monumento funebre che non fosse la cupa ridondanza dell’eterno riposo ma un inno alla vita, Silvio Berlusconi non cederà alla scaramanzia se qualcuno gli dirà che Silvio Forever – il film di Roberto Faenza e Filippo Macelloni e scritto da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella – è un perfetto coccodrillo (e lui ha il raro privilegio di assistervi ante mortem). La classica galoppata di un uomo eccezionale – un uomo che fa etimologicamente eccezione – raccontata secondo i classici canoni dell’autobiografia non autorizzata, secondo la classica struttura giornalistica di cui Rizzo e Stella sono campioni.
Un film che contiene il clamoroso e inatteso pregio di rimanere irrisolto, di essere un documentario e non una requisitoria, di essere un laico divertimento e non un’apologia. La cosa ha gettato nella depressione un buon numero di giornalisti inquirenti che nella conferenza stampa successiva alla proiezione in anteprima nazionale (e in contemporanea a Roma e a Milano) hanno coperto registi e autori di domande che erano poi la variante di un unico quesito: perché non avete messo in piedi un girotondo della rettitudine contro il tiranno? L’attesa, infatti, era come per un film di Michael Moore, di Alexander Stille o di Sabina Guzzanti, una pellicola che muovesse dall’incrollabile certezza e si proponesse di dimostrarla fotogramma dopo fotogramma.

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