Che fine hanno fatto gli sfidanti di Lukashenko

I candidati che hanno sfidato il presidente bielorusso alle elezioni sono stati incarcerati e torturati

Aleksandr Lukashenko è il presidente della Bielorussia ed è spesso definito “l’ultimo dittatore d’Europa”. Si è scritto di lui spesso, prima per via dei suoi rapporti con il presidente Berlusconi, l’unico capo di governo occidentale ad aver visitato la Bielorussia negli ultimi anni, e poi in occasioni delle elezioni presidenziali dello scorso dicembre, vinte da Lukashenko come ampiamente previsto e alle quali seguirono proteste e accuse di brogli da parte degli osservatori internazionali. L’ambasciatore statunitense a Minsk, stando a quanto hanno rivelato i rapporti diplomatici diffusi da Wikileaks, ha definito Lukashenko “bizzarro” e “disturbato”.

L’Independent, tradotto in italiano da Presseurop, racconta che fine hanno fatto i politici che nel corso degli anni lo hanno sfidato alla presidenza. Chi detenuto in carcere, chi agli arresti domiciliari, chi pressato fino a essere costretto al ritiro, chi ricattato. I dissidenti politici in Bielorussia ricevono trattamenti anche peggiori: oltre a essere detenuti senza processo, in molti casi vengono torturati e uccisi.

Il quartiere generale del Kgb nel centro di Minsk è noto ai residenti con il soprannome di “Amerikanka”. Nessuno sa con certezza come l’enorme complesso si sia guadagnato tale nome, ma tutti in Bielorussia sanno che non è un posto dove è piacevole ritrovarsi.Con le sue colonne corinzie e le sue pareti giallo acceso, dall’esterno l’edificio sembra innocuo. Invece è una vera e propria gabbia per gli ultimi prigionieri politici d’Europa, e l’epicentro della brutale repressione a opera dell’ultimo dittatore del continente.

Aliaksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia, ha governato il suo paese con il pugno di ferro sin da quando ha conquistato l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991. Negli ultimi due mesi le sue forze di sicurezza hanno dato la caccia agli oppositori con una ferocia degna dell’epoca sovietica.

In pratica, tutti i candidati alla presidenza che hanno osato sfidare Lukashenko alle elezioni del dicembre scorso sono stati messi in carcere o agli arresti domiciliari. Si parla di torture, e di forti pressioni sui candidati a denunciarsi a vicenda in dichiarazioni filmate.Alcuni sono crollati e hanno ceduto, altri si sono opposti e adesso rischiano anni di carcere, e solo per aver partecipato alle elezioni. Cinque avvocati che li avevano difesi sono stati radiati, mentre altri 700 cittadini comuni sono stati arrestati in quella che Human Rights Watch ha definito una “pagliacciata di giustizia”. E i processi farsa, in un paese dove la polizia segreta si chiama ancora Kgb, sono appena agli inizi.

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