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  • Venerdì 4 marzo 2011

In Libia i ribelli stanno resistendo

Nonostante le repressioni e i bombardamenti il governo non avanza a est

Libyan anti-government activists chant slogans against Moamer Kadhafi during a funeral procession for one of five Libyans killed in heavy fighting the previous day on March 3, 2011 on the road to the cemetery of Ajdabiya, 160 kms west of Benghazi, as fresh air strikes hit the rebel-held Libyan town of Brega according to residents, amid fears of a new bid by troops loyal to Moamer Kadhafi's regime to recapture the key oil port. AFP PHOTO/GIANLUIGI GUERCIA (Photo credit should read GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images)
Libyan anti-government activists chant slogans against Moamer Kadhafi during a funeral procession for one of five Libyans killed in heavy fighting the previous day on March 3, 2011 on the road to the cemetery of Ajdabiya, 160 kms west of Benghazi, as fresh air strikes hit the rebel-held Libyan town of Brega according to residents, amid fears of a new bid by troops loyal to Moamer Kadhafi's regime to recapture the key oil port. AFP PHOTO/GIANLUIGI GUERCIA (Photo credit should read GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images)

Almeno un migliaio di persone sta manifestando contro Gheddafi per le strade di Tripoli, la capitale della Libia. Le proteste sono cominciate questa mattina quando un flusso di fedeli è uscito da una moschea gridando “Gheddafi è nemico di Dio”, a loro si sono poi aggiunte altre persone. La polizia ha respinto i manifestanti usando gas lacrimogeni e rafforzando la già altissima distribuzione di uomini in giro per la città, che ha blindato Tripoli negli ultimi giorni. I negozi continuano a essere chiusi, le strade continuano a essere semivuote e tempestate di posti di blocco. Alcune agenzie di stampa hanno documentato una stretta anche nei confronti dei giornalisti stranieri, invitati a non lasciare gli alberghi e pedinati se si muovo in giro per la città. Le connessioni a Internet vanno a singhiozzo.

Se nella parte occidentale del Paese il governo sta tentando di respingere i manifestanti militarizzando le strade e le città, nella parte orientale in mano ai ribelli il comportamento di Gheddafi è ben più violento. Ci sono stati bombardamenti ad Ajdabiya, fortunatamente senza vittime, dove solo una tempesta di sabbia ha impedito ulteriori attacchi. A Brega si combatte ancora, ma le forze antigovernative da quella parte hanno guadagnato altri chilometri. Si parla di scontri anche a Zawiyah e nella città di Uqayla. Sempre questa mattina, centinaia di persone hanno partecipato a un funerale collettivo a Brega, dove i bombardamenti e gli scontri di ieri hanno ucciso almeno 14 persone. Come spesso è accaduto in questi giorni, il corteo funebre si è trasformato in una marcia di protesta, con slogan e cori contro il governo di Gheddafi.

I ribelli, intanto, si stanno organizzando: nelle città dell’est sono stati allestiti dei rudimentali campi di addestramento, mentre molte armi conservate nei depositi del governo sono state saccheggiate e distribuite alla popolazione. Questo sta permettendo alle forze antigovernative di difendersi e resistere, ma ha naturalmente delle controindicazioni, come ricorda il New York Times: le armi possono finire nelle mani sbagliate e in ogni caso sarà complesso farle ritornare al loro posto alla fine della crisi.

Fino a questo momento, le pressioni della comunità internazionale non hanno condizionato in alcun modo le azioni del governo di Gheddafi, che continua con la repressione sistematica e violenta delle rivolte. Il malumore dell’Unione europea si è inoltre arricchito di un altro tassello, dal momento che tre soldati olandesi sono ancora detenuti dall’esercito libico. I tre erano stati arrestati domenica scorsa quando erano appena arrivati a Sirte, dove stavano cercando di evacuare due cittadini europei, e sono ancora sotto custodia da parte dell’esercito della Libia.

foto: GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images