La storia del chilo di Sèvres

Il New York Times torna sulla variazione di peso dell'unità internazionale di peso

Per chiunque conservi memoria dell’unità di misura standard – studiata a scuola – conservata a Sèvres, in Francia, la storia della sua variazione di peso è affascinante: se ne scrive ciclicamente, e oggi Repubblica traduce un pezzo del New York Times (ma due anni fa se ne era già parlato), dopo che uno era uscito sull’Economist due settimane fa.

Nessuno sa esattamente perché il prototipo internazionale del chilogrammo, in lega di platino e iridio e da sempre protetto con i più rigorosi criteri, pesi meno di quando fu realizzato, alla fine del XIX secolo. “È quello che mi chiedo anch’io”, dice Terry Quinn, direttore emerito dell’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure di Sèvres, alla periferia di Parigi. È qui che il chilogrammo  –  il campione universale su cui si misurano tutti gli altri chilogrammi – è conservato, in condizioni controllate stabilite nel 1889, in un caveau sotterraneo che può essere aperto solo con tre chiavi diverse custodite da altrettante persone.
Il cambiamento, scoperto quando il prototipo è stato messo a confronto con le sue copie ufficiali, ammonta solo a circa 50 microgrammi, equivalenti alla massa di un minuscolo granello di sabbia, ma rivela che il prototipo ha fallito il suo compito primario, quello di essere un punto fermo di stabilità in un mondo di incertezza.
Questo significa, dicono gli scienziati, che è giunto il momento di trovare un nuovo modo di calcolare il chilogrammo, che gode attualmente di una definizione deliziosamente frustrante: “Un’unità di massa uguale alla massa del prototipo internazionale del chilogrammo”.

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