Il PD dovrebbe mollare Di Pietro?

Il direttore del Riformista incoraggia Bersani a tagliare con l'Italia dei Valori, confortato da un sondaggio

L’alleanza tra Partito Democratico e Italia dei Valori nasce storta, perché si basa su due impegni traditi: quello di Veltroni, che alle elezioni del 2008 aveva molto puntato sulla promessa di andare da solo e poi si era alleato con l’IdV; quello di Di Pietro, che aveva garantito la formazione di un gruppo parlamentare unico col PD e si rimangiò la promessa un minuto dopo il voto. La questione è diventata più problematica con l’inizio della legislatura, che ha visto fasi di grandissima tensione e polemica tra i due partiti teoricamente alleati all’opposizione. Oggi il direttore del Riformista, Stefano Cappellini, suggerisce – confortato dai dati di alcuni sondaggi, dice – che al prossimo giro il PD dovrebbe e potebbe fare a meno dell’alleanza con l’Italia dei Valori.

C’è un sondaggio molto significativo sul tavolo del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Significativo per il fatto stesso di essere stato commissionato, oltre che per i risultati che ha dato. Secondo le rilevazioni di un noto istituto, la cosiddetta Santa Alleanza delle opposizioni sarebbe in vantaggio sul centrodestra, cioè su Pdl e Lega, anche se l’Idv ne restasse fuori.

Il cartello Pd-Terzo Polo-Vendola è avanti sia in una rilevazione con Casini candidato premier (che erode qualche consenso in più alla maggioranza) sia in un’altra con Bersani candidato premier (che ovviamente tiene meglio a sinistra). Il sondaggio dice anche che, in caso di corsa solitaria, Di Pietro guadagna appena uno-due punti percentuali rispetto alla quotazione che ha l’Idv dentro la coalizione. Insomma, non ci sarebbe il rischio di boom elettorale di un Di Pietro che si presenta alle urne contro tutto e tutti.

La fallibilità dei sondaggi, nota per dolorosa esperienza personale ad almeno un paio di leader della sinistra che ci hanno rimesso le penne, non cancella il valore dell’esperimento: in vista di elezioni anticipate sempre più probabili il Pd sta esplorando concretamente la possibilità di sacrificare sull’altare di una nuova e più ampia coalizione l’alleanza con Di Pietro, che è stata il peccato originale della stagione veltroniana e che tanti guai ha portato all’opposizione in questa legislatura. Il taglio di Di Pietro, del resto, potrebbe essere doppiamente necessario. Per aderire alla Santa Alleanza, Fini e Casini hanno bisogno di evitare che l’intesa con i democratici appaia come una cooptazione del neonato polo centrista nella vecchia Unione prodiana o in qualcosa che ci somiglia da vicino. Ma il segnale dell’esclusione dell’Idv parla a tutto l’elettorato: ciò che più potrebbe nuocere al patto costituente delle opposizioni è l’immagine di grande ammucchiata politica. Qualche scelta è necessario farla. E il Pd, dovendo scegliere chi sacrificare tra Vendola e Di Pietro, punterebbe decisamente sul secondo.

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