«Io sono Febbraio»

È uscito per Isbn Edizioni il romanzo di Shane Jones sull'inverno e le mongolfiere

di shane jones

Sedemmo sulla collina.
Guardammo le fiamme

all’interno dei palloni riscaldare

il tessuto di colori al neon.

I bambini giocavano
alla Profezia.

Indicavano buchi vuoti nel cielo e aspettavano. A volte i palloni si accendevano tutti insieme producendo l’effetto-ombrello della sera sulla città sottostante, i cui edifici si stavano riempiendo della tristezza di Febbraio. Notti come questa moriranno presto, mi sussurrò Selah all’orecchio. Le giornate si fecero più fredde, le nuvole più dense. Sedemmo sulla collina. Guardammo le fiamme all’interno dei palloni riscaldare il tessuto di colori al neon.

Notti come questa moriranno presto, disse Bianca.

Corse via dal bosco dove aveva visto tre bambini torcere la testa ai gufi. Notti come questa moriranno presto, dissero i macellai, marciando giù per la collina.

Ci sedemmo per l’ultima volta a guardare i palloni, i colori al neon cuciti nella nostra mente. Urla di maiali e finestre in frantumi in tutta la città. Un grugno, enorme e rosa, incrociò il fianco di un pallone lungo la sua traiettoria. Il tessuto si tese attorno alle narici scure e si fermò appena prima di strapparsi; il grugno rimase lì. Eppure, i bambini si misero in riga con le lanterne alzate a guardare la prima nevicata di Febbraio coprire i campi coltivati.

Selah chinò la testa. Selah giunse le mani in grembo. Selah guardò la nuca dei bambini e vide che il ghiaccio: formava nodi nei loro capelli.

Possiamo soltanto pregare, sussurrò Selah.

Guardai Selah e ricordai i fiori di tarassaco infilati tra i suoi denti. Pensai a un sole che brucia, a un iceberg che si scioglie tra le sue mani giunte.

Si tennero per mano. Formarono dozzine di cerchi attorno alle braci dei loro palloni sgonfi. Mongolfiere, globi di seta color magenta, verde erba e azzurro cielo, erano coperti di fango, bagnati di acqua santa e bruciavano neri attraverso le cuciture. Bianca disse Non capisco. Thaddeus disse Nemmeno io. È opera di Febbraio, chiese lei. Può darsi, disse Thaddeus mentre guardava il cielo. Un rotolo di pergamena venne affisso al tronco di una quercia: proclamava la fine di tutte le cose in grado di volare. In città tutti si raccolsero attorno all’albero per leggerlo. Trombe gemevano dal bosco. Uccelli cadevano dai rami. I preti percorrevano la città brandendo asce. Bianca si attaccò alla gamba di Thaddeus e lui la afferrò sotto le braccia e la tirò su e le disse di tenersi stretta al suo collo come un albero bambino e poi si mise a correre. Dietro casa, i palloni erano distesi a terra. I cesti fatti a pezzi dalle asce. I preti intinsero le lanterne nel tessuto dei palloni. Thaddeus, Selah, Bianca e altri della città formarono un cerchio tenendosi per mano. Febbraio, ripeterono finché non divenne una cantilena. Finché tutti non immaginarono un alberello germogliare dal centro dei loro palloni in fiamme.

I preti scesero dalla collina ed entrarono in città. Si fermarono a scuola e poi in biblioteca. Confiscarono i libri di testo e strapparono le pagine che parlavano di uccelli, macchine per volare, dirigibili, streghe sulle scope, mongolfiere, aquiloni, creature mitologiche alate. Accartocciarono gli aeroplanini di carta che avevano costruito i bambini e gettarono le pagine in una fossa infuocata nel bosco. I preti affondarono le pale rugginose e appuntite nel cumulo di terra e riempirono di nuovo la fossa. Alcuni dei preti sentirono le lacrime solcare le loro guance, ma non provarono tristezza. Altri imposero alla propria mente di disfarsi del ricordo del vento. Inchiodarono un secondo rotolo di pergamena a un’altra quercia. Dichiarava che tutte le cose che possedevano la capacità di volare erano state distrutte. Diceva che nessun abitante della città avrebbe dovuto parlare del volo, mai più.

Era firmato: Febbraio.

Thaddeus, Bianca e Selah dipinsero palloni dovunque fosse possibile. Staccarono le assi del pavimento e dipinsero file di palloni sul rovere polveroso. Bianca disegnò minuscoli palloni sul fondo delle tazze da tè. Dietro lo specchio del bagno, sotto il tavolo della cucina e all’interno delle ante degli armadietti, apparvero palloni. E poi Selah dipinse un intreccio fitto di aquiloni sulle mani e sui polsi di Bianca, con le code che giungevano fin sulle braccia e attorno alle spalle. Quanto durerà Febbraio, chiese Bianca, allungando le mani verso sua madre che le stava soffiando sulle braccia. Non ne ho proprio idea, disse Thaddeus, guardando la neve cadere fuori dalla finestra della cucina. In lontananza, la neve formava montagne sulla sommità delle montagne. Finito, disse la madre di Bianca. Dovrai portare le maniche lunghe, d’ora in poi. Ma non dimenticherai mai il volo. Potrai indossare vestiti bellissimi, ecco cosa potrai fare. Bianca si esaminò le braccia. Gli aquiloni erano gialli e le code nere. Il colore si fondeva con la pelle. Una brezza soffiò sull’inchiostro bagnato, attraverso i capelli di Bianca.

Thaddeus

Avevo tenuto un aquilone nascosto nel mio laboratorio, dove i preti non potevano trovarlo. Lo tirai fuori dalla scatola polverosa e lo spiegai; dissi a Bianca che poteva farlo volare per qualche minuto. Provai a controllare se i preti erano nel bosco, ma vidi solo i gufi

che si facevano strada nella neve.

Quando l’aquilone non riuscì a decollare dissi di provare di nuovo. Una mano lo spingeva verso il terreno. Bianca provò qualche altra volta e l’aquilone si abbatté a terra. Vidi una nuvola con la forma di una mano. Pensai a Bianca e alla sua felicità come mattoni nel fango.

È Febbraio, disse Bianca. Io dissi Mi dispiace che non abbia funzionato. Possiamo provare di nuovo. Che senso ha, disse lei. È la fine del volo. È Febbraio. Il senso, dissi io, è continuare a provare per il gusto di provare. Quella settimana tentammo di far volare l’aquilone ogni sera. Ma quella che sulla pelle sembrava una folata di vento non era abbastanza per far partire l’aquilone. Rientrai nel laboratorio, presi alcuni barattoli di vetro e, una volta fuori, li passai a Bianca. Presi l’aquilone e corsi più veloce che potevo. Corsi come un pazzo, con la bocca aperta in un triste tentativo di ingoiare aria, sentii Bianca ridere in lontananza, cercai di vedere se i preti nel bosco stavano affilando le asce, sognai Selah e Bianca che tenevano Agosto per mano, portai l’aquilone sulle spalle finché non lo lasciai andare e me lo sentii crollare sulla schiena. Caddi con la faccia a terra, mangiai neve e fango, mi sbucciai il ginocchio su un sasso. Sulla collina, Bianca stava facendo mulinare i barattoli nell’aria. Gli aquiloni dipinti sulle sue braccia si contraevano. Ecco, disse porgendomi i barattoli con le dita attente, coperte di piccoli aquiloni. Ora sono pieni. Forse il Professore riuscirà a capire che cosa non va nel nostro cielo. Forse riusciremo a capire Febbraio.

Bianca

Una volta, quando ero piccolissima, mio padre entrò nella mia camera con un drappo di tessuto e disse che un giorno sarebbe volato nel cielo. Ti faccio vedere, disse, sedendosi sul bordo del letto e poi scivolando verso il centro dov’ero seduta a gambe incrociate. Dalla finestra della mia camera vidi un albero perdere un ramo sotto il peso della neve che continuava a cadere da mesi. Prima che il ramo toccasse terra, un drappo di tessuto giallo mi calò davanti agli occhi. Al tatto sembrava seta e aveva un odore d’olio e acqua di ruscello. Sentii un rumore metallico, e poi una fiamma calda vicino alla nuca, e poi il tessuto si sollevò dalla mia faccia e sbocciò in un enorme fiore che toccava il soffitto e cresceva verso gli angoli della mia camera. Cosa si prova, disse mio padre. Sembra di stare dentro una di quelle palle di vetro che i negozianti fanno in città, dissi, e ora ero salita in piedi sul letto, toccavo il fiore con la punta delle dita. È meraviglioso. È come la felicità. Lo chiameremo, disse mio padre, pallone.

Quattro persone vengono trovate nel campo. Sono in piedi, hanno la testa piegata all’indietro, le braccia congelate contro i fianchi. Gli occhi chiusi, la bocca spalancata e ricolma di neve.

Traduzione di Dafne Calgaro
© Isbn Edizioni S.r.l., Milano 2011

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Shane Jones è nato a New York nel febbraio del 1980. Ha pubblicato poesie e racconti su antologie e riviste letterarie, tra cui New York Tyrant e Typo. Io sono Febbraio è il suo primo libro. Nel 2009 ha ceduto a Spike Jonze i diritti per trarne un film . Sta lavorando ora al suo secondo romanzo, che sarà pubblicato negli Stati Uniti da Penguin nel 2012.