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  • Domenica 23 gennaio 2011

La rabbia di Bruxelles

Oltre quindicimila persone stanno protestando a Bruxelles contro la paralisi politica del paese

Più di quindicimila persone a Bruxelles stanno protestando contro la paralisi politica seguita alle elezioni dello scorso giugno. «Vogliamo un governo!», si legge negli striscioni portati dai manifestanti. Il Belgio è senza un governo da oltre sette mesi, e la via di uscita per una delle più lunghe crisi politiche nella storia europea recente sembra essere ancora lontana.

Dopo le elezioni anticipate di metà giugno 2010 ci sono stati quattro tentativi di formare un nuovo governo, tutti falliti data l’impossibilità di far trovare un accordo agli autonomisti fiamminghi di Bart de Wever, che hanno vinto al nord, e ai socialisti francofoni di Elio Di Rupo, che si sono affermati al sud. Constatata l’impossibilità di arrivare a una mediazione, anche l’ex vice primo ministro Johan Vande Lanotte lo scorso 8 gennaio ha deciso di rimettere il proprio mandato esplorativo, causando un ulteriore stallo delle trattative.

Lanotte aveva proposto un piano per mediare tra le richieste degli autonomisti e dei socialisti. Il progetto prevedeva di dare maggiori poteri alle regioni, riducendo il controllo centrale, cosa che avrebbe portato a più autonomie per le comunità fiamminghe e vallone. I fiamminghi chiedono da tempo la possibilità di avere maggior controllo sui sistemi di tassazione, mentre i valloni hanno chiesto più volte maggiori risorse economiche per la loro regione. Ma la richiesta di apportare ulteriori modifiche al piano di Lanotte aveva portato a una nuova rottura, spingendo il mediatore a rassegnare le dimissioni.

L’incertezza politica degli ultimi mesi ha messo in difficoltà il paese anche a livello economico. Il capo della Banca Nazionale del Belgio, Guy Quaden, ha recentemente invitato i politici a formare al più presto un nuovo governo per rassicurare gli investitori e allontanare la crisi. «C’è bisogno di un governo velocemente e deve essere un governo stabile. È difficile da capire all’estero come un paese possa restare senza un governo per più di sei mesi e continuare a funzionare». Per gli analisti politici, l’unica soluzione efficace potrebbero essere nuove elezioni nella speranza che si possano creare nuove alleanze e maggioranze più stabili. Il problema è però di sistema e un semplice ritorno alle urne potrebbe rivelarsi insufficiente.