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  • Venerdì 14 gennaio 2011

Perché è caduto il governo in Libano

Hezbollah ha aperto una crisi politica che potrebbe avere ripercussioni molto pericolose

Mercoledì Hezbollah ha ritirato i suoi ministri dal governo libanese, facendo cadere l’esecutivo di Saad Hariri e dando inizio a una crisi politica che potrebbe avere ripercussioni molto serie sulle condizioni del paese e sulla stabilità dell’intera area. Per capire che cosa sta succedendo è necessario ripercorrere alcune delle ultime tappe politiche attraversate dal paese, e analizzare meglio quali sono i soggetti coinvolti.

Che cos’è Hezbollah
Hezbollah è un partito politico libanese (letteralmente «Partito di Dio») di ispirazione musulmana sciita, con un’ala militante armata. Fu fondato nel 1982, dopo l’invasione israeliana del Libano, inglobando gruppi di resistenza come la Jihad islamica. Gli Stati Uniti lo hanno incluso nella lista delle organizzazioni terroristiche. L’ala militare ha conquistato ampio seguito in tutto il Libano dopo la guerra con Israele nel sud del paese, nell’estate del 2006, quando i suoi miliziani tennero testa all’esercito israeliano. Ma alle ultime elezioni, nel giugno 2009, il partito ha conquistato soltanto 13 seggi su 120. È entrato nel governo di unità nazionale, con due ministri, ma lo ha poi abbandonato nei giorni scorsi. Il movimento fornisce anche prestazioni sociali – scuole, sanità, sovvenzioni agricole – alla popolazione sciita del Libano.

Perché Hezbollah ha ritirato i suoi ministri
La scelta di Hezbollah ha a che fare con l’omicidio dell’allora premier libanese Rafiq Hariri, padre dell’attuale primo ministro Saad Hariri. Il Tribunale internazionale dell’ONU sta infatti indagando sul suo assassinio ed è praticamente certo che nelle richieste di incriminazione siano inclusi i nomi di alcuni influenti dirigenti di Hezbollah, coinvolti come mandanti o esecutori dell’attentato del 14 febbraio del 2005. Il movimento sciita pretende che il governo di Beirut prenda le distanze dal Tribunale dell’ONU e ne ignori le decisioni, perché lo considera «al soldo di Israele e degli Stati Uniti», ma l’attuale premier Hariri – figlio dell’Hariri ucciso nel 2005 – si è rifiutato di accettare le richieste dell’opposizione.

Il governo di Saad Hariri
Saad Hariri è il leader di un movimento politico filo-occidentale conosciuto come “14 marzo”. La sua coalizione include esponenti liberali, cristiani e drusi (seguaci di una dottrina di derivazione musulmana fondata nell’XI secolo in Egitto) e propone un Libano moderno e neutrale rispetto alle appartenenze religiose. Al contrario di quello che sostiene Hezbollah, per cui il Libano dovrebbe essere una roccaforte della lotta anti-israeliana.

Il rischio di un conflitto armato
Hezbollah continua a insistere sull’intoccabilità del suo arsenale, che si pensa sia dotata di circa 50mila missili donati da Siria e Iran. I sostenitori del movimento 14 marzo vorrebbero che venisse smantellato e hanno ottenuto l’appoggio da alcuni stati occidentali – tra cui gli Stati Uniti – per sostenere e rafforzare l’esercito nazionale. Il premier Hariri finora ha sempre cercato di evitare di provocare Hezbollah sul tema delle forze militari e andare incontro ai suoi leader ricucendo almeno parzialmente i rapporti con la Siria, che erano stati tagliati subito dopo l’omicidio di suo padre. La Siria è sempre stata accusata di volersi intromettere negli affari del Libano e in quell’occasione addirittura sospettata di avere partecipato all’omicidio del premier, che era stato al potere per cinque volte. Hezbollah ha condotto una campagna martellante sulla popolazione sciita, convincendo i suoi sostenitori che il Tribunale dell’ONU è corrotto dalle potenze occidentali e che le indagini dovrebbero essere abbandonate in nome della pace e dell’unità nazionale. Ma Hariri non sembra disposto ad accettare nessun compromesso su questo punto.

Il nuovo governo
Michel Sleiman, presidente del Libano, ha chiesto a Hariri di restare in carica finché il paese non avrà formato un nuovo governo e al momento si sta consultando con i vari rappresentanti del Parlamento per capire chi potrebbe essere nominato come prossimo premier. Lunedì dovrebbero iniziare le consultazioni ufficiali per creare il nuovo esecutivo.