La Little Italy di Rai Internazionale

Aldo Grasso demolisce il provincialismo dei programmi sportivi per gli italiani all'estero

Il critico televisivo del Corriere della Sera Aldo Grasso si è dedicato alla visione dei programmi di Rai Internazionale (già Rai International) e in particolare di quelli sportivi, e quello che ha visto non gli è piaciuto.

Ma i vertici della Rai hanno mai buttato un occhio su Rai Internazionale? Qualche membro del Cda di Viale Mazzini, all’estero per missione o per piacere, non ha mai provato un po’ d’imbarazzo per l’immagine che il nostro servizio pubblico riesce a dare dell’Italia? C’è qualcuno in grado di intervenire sui telecronisti de «La giostra del gol» per limitarne gli sfondoni? Un tempo si chiamava Rai International, poi, per marcare di più l’italianità, l’hanno chiamata Internazionale, divisa in Rai Italia e Rai Italia Radio. A dirigerla c’è Daniele Renzoni, con i suoi bravi vice. Cambiano le testate ma non i risultati: specie nelle produzioni di Rai Italia spira un’aria di provincialismo che mette i brividi, quel senso di rassegnazione di chi ritiene che il pubblico interessato al network sia ancora Little Italy, il vecchio immigrato nostalgico, l’appassionato di calcio.
Ormai qualunque giornale online interessato alla cultura italiana (basta citare il caso di «i-Italy») fornisce un’immagine del nostro Paese molto più moderna e seduttiva di Rai Italia.
Rai Internazionale è un settore tanto strategico quanto negletto da Viale Mazzini. È l’immagine della Rai all’estero ma soprattutto è il biglietto da visita del nostro Paese perché è l’unico canale visibile in tre continenti. Nell’era della globalizzazione, Rai e ministero degli Esteri dovrebbero forse investire di più su questo straordinario strumento di conoscenza. Per dire: la Francia, che pure passa per essere sciovinista, ha sul satellite un tg internazionale in lingua inglese, cioè nella lingua franca della finanza e del commercio.

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