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  • Mercoledì 12 gennaio 2011

«Le responsabilità non sono collettive»

Sarah Palin in un video parla della strage di Tucson e delle accuse che ha ricevuto

Negli ultimi giorni molti opinionisti e osservatori si sono interrogati sul significato e sulle conseguenze del silenzio di Sarah Palin, seguito alla strage di sabato scorso a Tucson. L’ex governatrice dell’Alaska si era limitata a diffondere uno scarno comunicato di cordoglio e scrivere poi qualche altra riga in una email inviata a Glenn Beck, il noto opinionista conservatore di FoxNews. In molti hanno considerato la sua reazione insoddisfacente, sia perché all’indomani della strage Sarah Palin e la sua retorica politica erano stati tirati in ballo da alcuni come corresponsabili del clima politico particolarmente acceso, sia per le doti di leadership che in un momento del genere avrebbero richiesto le sue ambizioni da illustre punto di riferimento per un crescente movimento politico e magari anche candidata alla presidenza. Meno di due ore fa Sarah Palin ha diffuso questo video. Ne abbiamo tradotto una significativa porzione: qui il testo integrale, in inglese.

Come milioni di americani ho appreso della tragedia di sabato scorso in Arizona, e ho il cuore a pezzi per le vittime innocenti. Benché non ci siano parole capaci di riempire il vuoto lasciato dalla morte di un innocente, oggi soffriamo per i familiari delle vittime ed esprimiamo loro la nostra solidarietà.

[…] La nostra eccezionale nazione, così vibrante nelle sue idee e appassionata nello scambio e nel dibattito tra le opinioni, è una luce per il resto del mondo. La deputata Giffords e i suoi elettori quel giorno stavano esercitando il loro diritto a esprimere liberamente le loro idee, celebrando così i valori fondamentali della nostra repubblica, riunendosi pacificamente in assemblea per stimolare il nostro governo. È imperdonabile e incomprensibile che un singolo uomo malvagio abbia preso quel giorno le vite di alcuni pacifici cittadini.

[…] Come molti, ho passato gli ultimi giorni a riflettere su quello che è accaduto. Dopo questa scioccante tragedia, ho assistito con perplessità, poi con preoccupazione e ora con tristezza, alle irresponsabili dichiarazioni di chi tenta di dare a qualcuno la colpa di questo terribile fatto. Come ha detto il presidente Reagan, “dobbiamo rifiutare l’idea che ogni volta che qualcuno infrange una legge, la colpa è della società e non di chi ha infranto la legge”. È tempo di ripristinare il principio americano per cui ogni individuo è responsabile delle sue azioni. Le responsabilità su queste mostruosità iniziano e finiscono con chi le commette, non sono collettive, non riguardano tutti i cittadini di uno stato, non riguardano chi ascolta le talk radio, non riguardano le mappe con i collegi in bilico che usano tutti i partiti, non riguardano le leggi che vogliono limitare la libertà di espressione durante le manifestazioni politiche, non riguardano chi ha orgogliosamente votato alle ultime elezioni.

[…] Ci sono persone che sostengono che la colpa di questo crimine apparentemente apolitico sia la retorica politica. E sostengono che il dibattito politico si sia infiammato recentemente. Ma quando sarebbe stato meno infiammato? Forse in quell’epoca tranquilla in cui i politici regolavano i loro conti a colpi di pistola? In un mondo ideale tutti i discorsi sarebbero civili e tutti i diverbi sarebbero cordiali. Ma i nostri padri fondatori sapevano che non stavano disegnando un sistema per uomini e donne perfetti. Se uomini e donne fossero angeli non avremmo bisogno di un governo. Il genio dei nostri fondatori è stato disegnare un sistema volto alla civile risoluzione degli inevitabili conflitti provocati dalle nostre imperfette passioni. Per questo dobbiamo condannare la violenza, se vogliamo che la nostra repubblica prosperi.

[…] Come ho detto lo scorso marzo in Arizona, durante la campagna elettorale, “sappiamo che la violenza non è una risposta. Quando minacciamo di ‘prendere le armi’, parliamo del nostro voto”. Sì, le nostre discussioni sono ricche di passioni, ma noi risolviamo le nostre differenze politiche alle urne – come abbiamo fatto due mesi fa, e come la nostra repubblica ci permette di fare nelle prossime elezioni e nelle prossime ancora. Questo siamo, in quanto americani, e questo siamo chiamati a essere. La presenza di una discussione pubblica non è indice di crisi ma di forza. È parte delle ragioni per cui l’America è eccezionale.

Sarah Palin: “America’s Enduring Strength” from Sarah Palin on Vimeo.

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