La ricomparsa di Majorana

Repubblica racconta una nuova fragile ipotesi sulla sorte del fisico sparito nel 1938, a partire da una foto

Ettore Majorana fu uno dei più importanti fisici italiani, e sparì nel 1938. Sparì: lo diamo per morto da anni, e certamente lo è, ma non si sa che fine abbia fatto. Mussolini mise a disposizione una ricompensa per chi ne avesse dato notizie. Di ipotesi se ne sono fatte tante: dal suicidio alla fuga, in Germania o in Argentina. Un sacco di leggende affascinanti e fantasiose, da quella su Majorana nomade e barbone in Sicilia a quella su Majorana collaboratore della Germania nazista nella costruzione della bomba atomica. La novità è che quest’ultima sarebbe adesso avvalorata da una fotografia, scattata nel 1950. La storia è raccontata da Luca Fraioli su Repubblica di oggi.

Da settant’anni è il mistero dei misteri. E ne ha tutti gli ingredienti: l’Italia in camicia nera, la Germania nazista che vuole l’atomica, uno scienziato geniale che svanisce nel nulla. Anche per questo intorno alla scomparsa di Ettore Majorana si sono esercitati scrittori, poliziotti veri e investigatori improvvisati. Lo hanno cercato cadavere nelle acque del Tirreno, hanno pensato di riconoscerlo nei monasteri di mezza Italia, tra i clochard di Palermo, lungo i viali di Buenos Aires. Ora Majorana ricompare in una foto. Ed è in posa accanto a uno dei peggiori criminali di guerra tedeschi. Certo, è un’ipotesi, ma assai solida. Perché poggia su una verifica eseguita dalla maggiore istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi: quell’uomo con gli occhiali scuri accanto ad Adolf Eichmann, in uno scatto datato 1950, potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938.

È una giornata di sole al largo della costa argentina. Sul ponte del piroscafo “Giovanna C.”, partito poche settimane prima da Genova, tre uomini vestiti in modo elegante aspettano di poter sbarcare a Buenos Aires.

Un quarto li fotografa: hanno l’aspetto sereno di chi si sta godendo una crociera. In realtà, almeno uno di loro avrebbe di che preoccuparsi: Adolf Eichmann, uno dei principali esecutori materiali dell’Olocausto, vive braccato dalla fine della guerra, tra documenti falsi e cambi di identità. Forse la foto immortala il momento in cui pensa di avercela fatta: ha lasciato per sempre l’Europa, vede in lontananza Buenos Aires, dove potrà costruirsi una nuova vita, dove nessuno verrà a ricordargli che è stato l’ufficiale delle SS che ha organizzato il trasporto ferroviario degli ebrei nei campi di sterminio. Non andrà così. Rintracciato dal cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, sarà catturato in Argentina da agenti segreti israeliani, processato a Gerusalemme e condannato a morte. Ed è proprio Wiesenthal, nel suo libro Giustizia, non vendetta, a pubblicare la foto di Eichmann che assapora dal ponte di una nave la sua seconda vita argentina. Lo stesso Wiesenthal però non è in grado di dare un nome agli altri due personaggi.

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