La guerra è finita?

Obama annuncia il ritiro di quasi tutte le truppe statunitensi in Iraq entro la fine di agosto

President Barack Obama walks away with Iraqi Prime Minister Nouri al-Maliki after a joint news conference in the Rose Garden of the White House in Washington, Wednesday, July 22, 2009. (AP Photo/Alex Brandon)
President Barack Obama walks away with Iraqi Prime Minister Nouri al-Maliki after a joint news conference in the Rose Garden of the White House in Washington, Wednesday, July 22, 2009. (AP Photo/Alex Brandon)

Il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq è stato per molto tempo il primo obiettivo di Barack Obama, quando era ancora senatore, nonché il cavallo di battaglia delle sue primarie contro Hillary Clinton. Ora che è presidente, Obama è vicino al bersaglio: chiudere ufficialmente la missione militare degli Stati Uniti in Iraq.

Obama ha annunciato che entro la fine di questo mese 94 mila soldati americani lasceranno l’Iraq e ritorneranno a casa. Rimarranno sul posto in 50 mila, con i compiti di proseguire l’addestramento nei confronti delle forze di sicurezza irachene, proteggere il personale e le strutture americane e organizzare operazioni anti-terrorismo. Entro la fine del 2011, anche gli ultimi 50 mila soldati ritorneranno a casa.

“Come candidato alla presidenza”, ha detto Obama in un discorso a un’associazione di veterani, “ho promesso di concludere responsabilmente la guerra in Iraq. Poco dopo essermi insediato alla presidenza, ho presentato la nostra nuova strategia per l’Iraq, verso una transizione che desse agli iracheni la completa responsabilità sul loro territorio. E ho detto chiaramente che entro il 31 agosto 2010 la missione di guerra in Iraq sarebbe conclusa. E sarà esattamente così come ho promesso”.

L’annuncio di Obama arriva però al termine di un mese piuttosto complicato per l’Iraq. Il governo iracheno ha detto che a luglio 535 persone sono state uccise dagli scontri: una cifra che farebbe dello scorso mese il più letale degli ultimi due anni. L’esercito americano invece ha diffuso cifre di altro tenore, stimando in 222 il numero totale delle vittime, ma senza specificare le ragioni della discrepanza.

In ogni caso, da diverso tempo ormai la situazione in Iraq sembra essersi in qualche modo stabilizzata, e il New York Times fa notare che questo è successo grazie al cambio di strategia promosso nel 2007 dal presidente Bush – il cosiddetto surge – a cui Obama, da senatore, si oppose (tra l’altro l’ideatore di quella strategia, il generale Petraeus, è stato recentemente scelto dal presidente per guidare le truppe statunitensi in Afghanistan).

L’amministrazione si augura anche che la mossa possa risollevare i suoi consensi nell’elettorato di sinistra, frustrato dalle crescenti difficoltà e polemiche riguardo la guerra in Afghanistan. Durante la campagna elettorale Obama aveva sostenuto che l’Iraq era una guerra sbagliata anche perché distraeva risorse e attenzioni dal campo di battaglia più importante, l’Afghanistan. Una volta presidente Obama ha concentrato le risorse proprio sull’Afghanistan, ma senza per questo aumentare il numero globale dei soldati impiegati tra le due guerre: la Casa Bianca ha infatti diffuso un documento che mostra come, a seguito dell’imminente ritiro delle truppe dall’Iraq, il numero complessivo dei soldati americani impiegati nelle due guerre sarà minore rispetto a quello degli ultimi mesi della presidenza Bush.