La scuola moribonda, spiegata sugli autobus

Le proteste contro i tagli della scuola pubblica sono inermi e senza guida

Le agitazioni di queste settimane sui tagli alla scuola pubblica, da parte di persone che ci lavorano, di genitori, o di semplici persone che hanno cari i destini dell’Italia, conoscono un ostacolo piuttosto particolare: il loro scarsissimo potere, chiamatelo contrattuale o ricattatorio. In quanto servizio pubblico e gratuito – dettato solo da una nobile intenzione di portare benefici ai cittadini e al paese – la scuola è per uno stato concentrato sulla cassa solo un costo: il suo indebolimento non ha nessuna controindicazione la corda della pazienza dei cittadini si può tirare a lungo, fino a che si garantisce agli elettori maggiorenni che i loro figli si trovino all’interno di in un edificio scolastico. A loro volta, cittadini, genitori e insegnanti insoddisfatti del servizio non hanno molte armi per far sentire le loro proteste e proposte: la formula dello sciopero non crea conseguenze negative per nessun interese economico, e nemmeno le canoniche occupazioni e manifestazioni, vissute con noia e sfinimento anche dai molti che vi partecipano.

Chi ha cara la scuola e il suo valore per la crescita del paese ha le armi spuntate. E il maggior partito di opposizione, che dovrebbe rappresentare tali istanze di fronte al nemico rappresentato dal governo e dai suoi interventi, non sembra in grado di strutturare, organizzare,  dare strumenti e rendere efficace questa protesta. In giro per l’Italia, quindi, si improvvisano manifestazioni ma nella maggior parte dei casi ci si sente inermi e pronti al peggio. Ci sarebbe bisogno di inventive ed efficaci idee di comunicazione e di ampiamento del fronte, o di conquista del manico del coltello.

Sulle prime oggi ha cominciato a lavorare un gruppo di bolognesi, con un’iniziativa piccola come tutte le iniziative che non sono ancora diventate grandi: “Tutti devono sapere“.

Oggi a Bologna piccoli gruppi di persone – insegnanti e genitori – in un’ora di punta sono saliti sugli autobus di alcune linee cittadine, distribuendo volantini e informando tutti i passeggeri di quel che sta accadendo alla scuola pubblica.
Tre quattro persone ogni gruppo. Appena saliti alcuni iniziano a distribuire i materiali informativi mentre la voce di un terzo si alza, robusta ma pacata e dice:

Buon giorno a tutte e tutti.
Scusate il disturbo ma la cosa che dobbiamo dirvi è importante, crediamo, non solo per noi.
Siamo genitori e insegnanti e vogliamo dirvi che la scuola pubblica, la scuola di tutti sta morendo.
E’ sottoposta a un’aggressione senza precedenti.
Sui messaggi che distribuiamo sono indicate le ragioni di quello che stiamo dicendo.
In poche parole stanno tagliando ore di insegnamento, insegnanti e risorse economiche alla scuola pubblica mentre aumenta il numero degli studenti.
Tutti devono sapere che una scuola pubblica sempre più povera prepara una società più ignorante, più divisa e più insicura.
Tutti devono sapere che presto la nostra scuola pubblica sarà di serie B.
Tutti devono sapere che presto dovremo chiedere un mutuo alla banca per far studiare i nostri figli.
Contiamo che anche voi siate sensibili al disastro cui va incontro la scuola dei nostri figli.
Contiamo che anche voi ci aiutate a informare tutti.
Raccontate a tutti la scena a cui avete assistito oggi perchè tutti devono sapere.
Grazie per l’attenzione, noi proseguiamo sul prossimo autobus.

Su Facebook c’è la riproduzione del volantino, l’annuncio delle prossime iniziative e il racconto dell’esperienza di oggi:

Sulle linee 27 e 30 scattano addirittura applausi scroscianti.
Ovunque c’è attenzione, partecipazione, curiosità, spaesamento. Molti dicono semplicemente “grazie”. I volantini vengono richiesti da tutti.
È proprio vero che la scuola non è finita!
E la riprova bisognerà darla ancora giovedì 10 dalle 17 in poi, quando l’Ufficio Scolastico Regionale sarà di nuovo circondato da genitori, alunni e insegnanti per una nuova “Protesta in Festa”.
Saremo davanti all’USR, nella piazza e nei giardini limitrofi, “impacchetteremo” la zona con i nostri volantini, assisteremo alle performance di attori, clown e musicisti, faremo un ingresso finale nel foyer del Teatro Comunale dove ci aspettano i giovani artisti che si battono contro l’attacco alla cultura.
Giovedì 10 saremo di nuovo a difendere la scuola di tutti e di ciascuno.
Perchè noi non molleremo mai.
La scuola pubblica è come l’acqua.
Tutti devono sapere che non la vogliamo perdere.
Per noi non è ancora finita!

Alla fine, il destino della scuola italiana si giocherà nel rapporto di forze tra chi pensa sia uno dei progetti più importanti per una società civile e chi non lo pensa, e negli sforzi che i primi sapranno fare per diventare maggioranza.