Voce

Ayrton Senna, trent’anni fa

«Era una bella e calda giornata di primavera. Ricordo il viavai della gente, il rombo dei motori, le corse di classi minori prima di pranzo. Per la gara trovammo posto attaccati alla rete, subito prima della Villeneuve, in fondo al rettilineo dopo il Tamburello. Mi sembra di sentirlo ancora adesso – sulle braccia, negli orecchi, nello stomaco – il frastuono delle macchine al giro di ricognizione, l’eccitazione di vedere per la prima volta la Ferrari dal vivo. Poi quei cinque giri dietro alla safety car per il tamponamento di Lamy a JJ Lehto. Infine il rombo più acuto, la voce di Francesco che dice “ecco, sono ripartiti”, il grido dei motori che si avvicina. E quel proiettile, laggiù, che si schianta contro il muro, la scia della Ferrari di Berger che frulla l’alettone in aria come un coriandolo, il casco giallo reclinato, i soccorsi, l’elicottero in pista. E il silenzio. L’irreale silenzio. Un intero autodromo ammutolito»

Ayrton Senna, trent’anni fa

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La vita è meravigliosa?

«Quel pomeriggio di dicembre, passando davanti al salotto, per prima cosa ho sentito la voce di Clarence, l’angelo di seconda classe, che parlava a James Stewart e mi sono detta che mio padre stava vedendo il suo film preferito, come da tradizione. Ero serenamente convinta di vederlo sorridere e invece il mio immutabile padre, l’uomo che non piangeva mai, stava piangendo. E quel pianto era un cambiamento. La montagna si era spostata, non c’era più nessuno che mi nascondesse. Buffo che tutto questo sia accaduto per via del film di Natale che più di ogni altro celebra l’immutabilità dei punti di riferimento»

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Unplugged dei Nirvana, quanto tempo è passato

«Prima di cena, rientrando brillo e incantato verso la città, mi fermai in un negozio e comprai l’"Unplugged in New York", il disco che ho poi più ascoltato, che ho letteralmente consumato, che mi ha accompagnato in tutti i miei viaggi, le mie città, le mie case, i miei drammi, le mie estasi. E che ancora oggi, trent’anni esatti più tardi, mi ispira un'assillante domanda: mi incaponisco a frugare in cosa ci sia nella dolce asprezza di quella voce, di quelle parole, di quella musica, di quel maglioncino verde, di quelle sigarette, di quelle accelerazioni e quei silenzi, che mi fa vibrare così tanto. Anche cosa vibra nel ricordo di me che imparo una delle sue canzoni»

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60/2