marcel proust
La lingua di mezzo
«Succede qualcosa all’italiano, quando a usarlo è una persona che non è nata e cresciuta parlandolo e scrivendolo. Per queste persone l'italiano è una terra straniera in cui si muovono da intrusi. Ma questo vale anche nel senso contrario: da un certo punto in poi, anche l’italiano vive in loro come un intruso. Di certo questa presenza straniera cambia il loro mondo, ma anche quello di chi ha l’italiano come lingua madre».

Teoria e storia del “Selfismo”
Giacomo Papi spiega cosa c'è nel nuovo numero della rivista "Sotto il vulcano" e cosa sta succedendo agli scrittori, e a noialtri

Odessa non è solo Odessa
«È questo che, in fin dei conti, mi pareva normale quando fumavo narghilè chiacchierando con Stefano sulla Deribasovskaya e scendendo verso il porto sulla scalinata Potemkin: mi pareva normale immaginare la vita, andare – se non altro con la mente – dove diavolo mi pareva. Eppure, a suon di missili e bombe, ci stanno ricordando che normale non è per niente».

Vi piacerebbe cenare con uno scrittore?
Come Ryan Gattis, Maurizio de Giovanni e Tayari Jones: potete farlo allo Zacapa Noir Festival di Milano, fino a giugno

C’era una volta “C’era una volta in America”
«Ecco cosa c’è di universale, in Noodles. Non rifiuta di vendicarsi, ma vuole farlo a modo suo. E il suo “modo di vedere le cose” sono il silenzio e l’assunzione di responsabilità. Mi sembra che non ci sia niente di più universale della conquista di una simile consapevolezza. Questo mi ha insegnato Noodles. Il suo desiderio di riscatto, pur con tutte le ferite autoinflitte e impossibili da rimarginare, è alla base del meccanismo di identificazione che tanto mi ha stravolto dopo la prima visione del film. La ricerca della salvezza, l’accettazione del proprio destino, malgrado la paura e il dolore. L’innocenza si perde una volta sola – Dominic è già morto, per sempre –, e l’immobilità non impedisce al destino di bussare».

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Pollo coltivato, ostriche in vitro e magiche polpette
«Avevo tredici o quattordici anni quando smisi di mangiare carne e uova. Ho meditato a lungo sui possibili motivi della mia repulsione e oggi trovo plausibile che la causa scatenante sia stato l’odore di carne cruda della macelleria in cui andavo con mia nonna. Anche Erik van Loo, lo chef del Bistro in vitro, il ristorante di Amsterdam che ha un menu basato sulla carne coltivata, racconta di un macellaio: suo padre»

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