La TV pubblica greca ERT ha ricominciato le trasmissioni
Alle 6 di questa mattina, con l'inno nazionale e due giornalisti commossi: era un punto della campagna elettorale di Tsipras

Alle 6 di questa mattina, con l'inno nazionale e due giornalisti commossi: era un punto della campagna elettorale di Tsipras

Giornalisti e dipendenti l'avevano occupata e trasmettevano in streaming, dopo la chiusura decisa dal governo a giugno

Stamattina si è parlato in diretta di cose nazionali e internazionali, per la prima volta dalla chiusura di ERT

Il governo litiga sulla sua riapertura, i giornalisti continuano a trasmettere - solo online - e l'ultimo concerto della sua orchestra è diventato famoso in tutto il mondo

Ma solo fino alla costituzione di una nuova e ridotta struttura pubblica: lo ha stabilito un tribunale del paese, la decisione accontenta un po' tutti

Prima di doverla chiudere domani, come i greci, propone Alessandro De Nicola su Repubblica

La chiusura della tv pubblica continua a generare manifestazioni e proteste, e rischia di mettere in crisi la grande coalizione che sostiene il governo

Il governo l'ha chiusa a mezzanotte, dicendo che costa troppo: i giornalisti hanno occupato la sede e stanno continuando a trasmettere in streaming

A partire da mezzanotte la ERT non trasmetterà più niente, riaprirà con una nuova organizzazione (oggi costa sette volte le altre tv del paese)

Il partito di Tsipras l'ha definito "un colpo di stato": il voto del primo disegno di legge è previsto in tarda serata, servirà soprattutto a capire i numeri in Parlamento

Breve storia di un paese che 15 anni fa cresceva come pochi altri in Europa e oggi si ritrova – per l'ennesima volta – a rischiare la bancarotta

La cronaca degli interventi "draconiani" sul settore pubblico e sull'evasione di capitali già fuggiti, e la precaria ricostruzione di un progetto di sinistra alternativo

Razze grandi come una mano e falchi pellegrini con un orientamento così così, tra le migliori foto bestiali della settimana

Non è un refuso, ma il primo verso di una poesia nonsense di Toti Scialoja, che morì 25 anni fa
