Ci sono stati finora tre momenti importanti – ma non tutti della stessa importanza – in cui si può dividere la giornata di oggi.
1- Il momento più rilevante e intenso è stato questa mattina, quando c’è stato lo scambio tra Israele e Hamas degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, accolto con grandi festeggiamenti da entrambe le parti.
Venti ostaggi ancora vivi sono stati consegnati alla Croce Rossa internazionale in due punti della Striscia di Gaza, poi sono stati portati in Israele dove hanno incontrato familiari e amici. Finita questa prima fase, Israele ha cominciato a liberare circa 2mila prigionieri palestinesi che erano detenuti nelle sue prigioni: alcuni sono stati portati nel sud della Striscia, a Khan Yunis, altri a Gerusalemme Est e Ramallah, in Cisgiordania, altri ancora verranno espulsi. Nel tardo pomeriggio Hamas ha restituito anche i corpi di quattro ostaggi morti mentre erano prigionieri nella Striscia: secondo gli accordi avrebbe dovuto consegnare i corpi di 28 ostaggi morti, e Israele se n’è già lamentato.

L’arrivo di alcuni prigionieri palestinesi a Khan Yunis, Striscia di Gaza (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
2- Il discorso di Trump alla Knesset, il parlamento israeliano, è iniziato dopo la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani. Trump è stato accolto con grandissimi onori, una standing ovation e molti cappellini rossi molto simili a quelli dei suoi sostenitori, ma invece dello slogan abituale (Make America Great Again) c’era scritto Trump the peace president, cioè «Trump il presidente della pace».
C’è stata una breve contestazione di due parlamentari di sinistra, che sono stati portati rapidamente fuori dall’aula dalla sicurezza. Durante il discorso Trump si è rivolto un po’ scherzosamente a Netanyahu e gli ha detto, chiamandolo col suo soprannome: «Ora puoi essere un po’ più gentile, perché non sei più in guerra, Bibi».

Trump e Netanyahu alla Knesset, il parlamento israeliano (AP Photo/Evan Vucci, Pool)
3- Dopo il discorso alla Knesset, Trump è andato a Sharm el Sheikh, in Egitto, dove si è incontrato con diversi capi di stato e di governo. Tra gli altri c’erano Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (l’ente para-governativo che amministra un pezzo della Cisgiordania), con cui si è stretto la mano; il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che governa in maniera autoritaria e che Trump ha elogiato anche per la «pochissima criminalità» che c’è in Egitto; e diversi leader europei tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, verso la quale Trump ha fatto una battuta forse poco apprezzata.
Trump ha firmato un documento sul futuro di Gaza, che dovrebbe trattare alcune delle questioni più delicate, come il ritiro dei militari israeliani e il governo futuro della Striscia. Il documento è però molto vago e di fatto non menziona decisioni precise.

Trump e al Sisi durante l’incontro a Sharm el Sheikh (AP Photo/Evan Vucci)
Poco dopo le 20 ora italiana Trump è poi ripartito con l’Air Force One, l’aereo presidenziale, per tornare negli Stati Uniti.