Una nuova Commissione europea

Il 10 settembre scorso il nuovo presidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha nominato i componenti della commissione che avrà il compito di guidare. L’insediamento avverrà il primo novembre dopo il voto di fiducia del Parlamento Europeo. La funzione principale della Commissione è di rappresentare gli interessi dell’Unione Europea, proponendo al Parlamento Europeo e al Consiglio dell’Unione Europea la legislazione da adottare. Si deve assicurare, inoltre, che le leggi europee siano rispettate dagli stati membri e che i regolamenti siano attuati.

I commissari nominati da Juncker sono 28, compreso il presidente: 15 appartengono al Partito Popolare Europeo (PPE), sette ai Socialisti e Democratici (S&D), cinque ai liberaldemocratici (ALDE), uno ai conservatori (ECR). Ognuno dei commissari avrà una specifica area di competenza, come per i ministri che formano i governi nazionali. Jean-Claude Juncker ha spiegato inoltre come saranno suddivise le competenze all’interno della Commissione sotto il suo mandato. Secondo quanto prevede l’articolo 17, paragrafo 6, del Trattato sull’Unione Europea è prerogativa del presidente della Commissione decidere l’organizzazione dei lavori. Per quanto riguarda le votazioni, invece, tutti i membri del Collegio (presidente, vicepresidenti, commissari) dispongono di un voto egualitario.

Ci sono diverse novità nell’organizzazione generale. Innanzitutto, scorrendo la carriera politica di ogni singolo nuovo commissario si può notare che le loro esperienze passate si concentrano sostanzialmente su due macro aree, quella economica e quella delle relazioni estere. Da questo, si deduce che molti dei nominati gestiranno portafogli di cui non hanno avuto, necessariamente, un’esperienza diretta. Sulla loro “idoneità” si esprimeranno i parlamentari europei: ogni commissario parteciperà a un’udienza parlamentare che servirà a valutare la sua compatibilità con il portafoglio che gli è stato assegnato (qui il calendario delle audizioni). Secondo quanto riporta Euractiv però, citando fonti europarlamentari, non ci dovrebbero essere sorprese negative. Gli unici dubbi riguardano il commissario spagnolo per il Clima e l’energia Miguel Arias Cañete, a causa della sua vicinanza, in passato, con le industrie petrolifere. Il voto finale del Parlamento Europeo sui nuovi commissari dovrebbe tenersi il 22 ottobre.

L’età media dei nuovi commissari è di 49 anni: nove sono donne e diciannove sono uomini (la rappresentanza femminile è dunque del 32 per cento). Tra i sette vicepresidenti (tre appartenenti al PPE, due a S&D, due ad ALDE) tre sono donne. Oltre ai sette vicepresidenti sarà designato un Primo Presidente, l’olandese Frans Timmermans, che sarà responsabile per la “qualità della legislazione, le relazioni interistituzionali, lo Stato di diritto e la Carta dei diritti fondamentali”. Semplificando sarà il braccio destro di Juncker.

Secondo quanto spiegano alcuni analisti politici, questa nuova figura inserita tra le cariche interne alla Commissione è indice di un diverso e nuovo approccio politico: in apparenza marginale ma in realtà molto significativo, per i rapporti istituzionali che si creeranno con i singoli stati membri. Il Primo Vicepresidente avrà infatti la facoltà di giudicare se un’iniziativa legislativa presentata dai commissari sia effettivamente necessaria, o se non sia invece il caso di lasciare che siano gli stati membri a legiferare su quel dato tema. Non è stato specificato ufficialmente, ma secondo alcuni osservatori potrebbe trattarsi di una figura che dovrà svolgere il ruolo di mediatore tra i compiti della Commissione e le pretese dei capi di Stato e di governo dei paesi membri.

I sette vicepresidenti, oltre a svolgere il ruolo di commissario per il portafoglio assegnatogli, saranno anche a capo di un “project team”: guideranno e coordineranno l’attività dei vari commissari assegnati a determinate macro aree tematiche. Tra vicepresidente e commissario ci sarà una dipendenza reciproca: a un commissario servirà il sostegno di un vicepresidente per introdurre un’iniziativa legislativa nel programma di lavoro della Commissione o nell’ordine del giorno. Viceversa, un vicepresidente dovrà contare sul contributo dei commissari del proprio project team per condurre a buon fine il progetto che gli è stato assegnato. Questa riorganizzazione ha lo scopo di assottigliare il peso della burocrazia, a volte emerso nei processi decisionali. Gli incontri tra il vicepresidente e il proprio project team dovrebbero avvenire una volta al mese.

Queste macro aree di competenza coordinate dai vicepresidenti riguardano il rilancio dell’occupazione, la crescita economica, l’orientamento degli investimenti, le strategie energetiche, lo sviluppo dell’agenda digitale. Appariranno come delle piccole commissioni nella Commissione. Per quanto riguarda Juncker, le sue iniziative dovranno passare invece per il vaglio dei vicepresidenti. Anche se, pragmaticamente, a consigliarlo saranno soprattutto il Primo Vicepresidente Timmermans e Kristalina Georgieva, Vicepresidente per il Bilancio e le risorse umane.

Un cenno a quelle che saranno le competenze di Federica Mogherini, il ministro degli esteri italiano scelto come Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza: sarà in sostanza il responsabile della politica estera dell’Unione Europea verso i paesi terzi e verso le organizzazioni internazionali. Le è stato assegnato inoltre il progetto “Un ruolo più incisivo a livello mondiale”. Per portarlo a termine dovrà coordinarsi con i commissari per la Politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento, per il Commercio, per la Cooperazione internazionale, per gli Aiuti umanitari.

All’interno della nuova Commissione europea ci sono 18 esponenti che in passato hanno ricoperto la carica, nei propri paesi, di primo ministro o di ministro. Dunque, la commissione Juncker può essere definita fortemente “politica”: un aspetto accolto con favore dagli analisti che si occupano degli affari europei. Questo, soprattutto, potrebbe servire a bilanciare (in parte) il potere che di fatto esercita il Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 28 paesi membri della UE. È il Consiglio Europeo, di fatto, che decide e discute le priorità politiche dell’Europa e adotta le varie strategie per affrontare le crisi. Molto probabilmente questi meccanismi non cambieranno, ma si tratta comunque di un gesto significativo.

Diversi eurodeputati tedeschi hanno criticato alcune delle nomine fatte da Jean-Claude Juncker, che è stato anche accusato, con la complicità del Partito Popolare Europeo, di mercanteggiare i vari portafogli. Diversi eurodeputati tedeschi appartenenti ai Verdi, alla SPD e alla CDU considerano assurda la scelta del britannico Jonathan Hill come commissario alla Stabilità Finanziaria. Hanno spiegato che è sbagliato affidare a un britannico un portafoglio così rilevante per la politica economica europea, in quanto il Regno Unito, a differenza di tutti gli altri stati membri, ha portato avanti negli ultimi anni una serie di politiche favorevoli verso tipi di prodotti finanziari pericolosi. Tramite il proprio commissario, è il loro ragionamento, il governo del Regno Unito potrebbe fare pressioni e osteggiare (quindi vanificare) la volontà europea di regolamentare in modo più efficace il mercato finanziario. Lo hanno definito il “boccone più amaro” che Juncker abbia dovuto mandar giù nella giostra delle nomine.

Francesco Marinelli

Giornalista, qui per parlare di Europa, su Twitter è @frankmarinelli