Dove va Roberto Vannacci

Forse fa un suo gruppetto alla Camera, forse fonda una componente ultrasovranista dentro la Lega: è tutto molto incerto, ma ci sono indizi e conferme

di Valerio Valentini

Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega, a Napoli, l'11 novembre 2025 (CIRO FUSCO/ANSA)
Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega, a Napoli, l'11 novembre 2025 (CIRO FUSCO/ANSA)
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Lunedì pomeriggio, alle 18 in punto, lo staff di Matteo Salvini ha diffuso un comunicato in cui esprimeva «soddisfazione» per il testo finale del decreto-legge, approvato poco prima dal Consiglio dei ministri, che prorogava per tutto il 2026 gli aiuti militari all’Ucraina. Alle 18:38, Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega, ha criticato aspramente quel decreto, augurandosi che il parlamento non lo converta in legge. L’uscita di Vannacci non era concordata, e i dirigenti del partito più vicini a Salvini l’hanno accolta con grande fastidio, anche perché vanificava il tentativo della Lega di rivendicare un’apparente vittoria negoziale, in effetti piuttosto evanescente.

Per settimane Salvini aveva trattato con Giorgia Meloni e col ministro della Difesa Guido Crosetto una riformulazione del testo del decreto. Salvini chiedeva che ci fosse una discontinuità rispetto ai precedenti analoghi provvedimenti con cui, ogni anno dal 2022 in poi, erano stati prorogati gli aiuti militari all’Ucraina. Alla fine, dopo vani tentativi di modificare la sostanza del decreto, tutti rigettati dalla presidente del Consiglio e dai suoi collaboratori, Salvini aveva ottenuto soltanto delle parzialissime modifiche formali. La Lega voleva dunque valorizzarle, per evidenziare le concessioni ottenute. Vannacci, invece, nel suo post le ha definite delle «acrobazie lessicali» che non mutano l’essenza del decreto.

Il passaggio politicamente più rilevante del post di Vannacci è però quello finale, in cui sembra esortare all’insubordinazione gli stessi deputati e senatori del partito di cui lui è vicesegretario. In tanti, tra i parlamentari della Lega, hanno visto in questo appello alla dissidenza la conferma di alcune indiscrezioni che da settimane circolano con una certa insistenza nei palazzi romani della politica: e cioè la possibile creazione di una formazione di Vannacci in parlamento, specie alla Camera.

Non sarebbe un nuovo gruppo a tutti gli effetti, per il quale servirebbero almeno 14 deputati (a meno di particolari deroghe), ma semmai una componente, cioè una specie di sottogruppo, del Gruppo Misto, quello di cui fanno parte i deputati non iscritti ad altri gruppi. Se davvero questa ipotesi trovasse fondamento, proprio il voto sulla conversione in legge del decreto Ucraina potrebbe essere il momento opportuno per compattare la nuova componente.

Le suggestioni intorno a questa mossa di Vannacci si sono fatte più concrete da quando, il 10 dicembre scorso, il generale si presentò un po’ a sorpresa in Transatlantico, il corridoio antistante l’aula della Camera: lì ebbe dei colloqui con alcuni deputati della destra (a sorpresa perché Vannacci non è parlamentare: è eletto al parlamento europeo). Uno dei più determinati nel propiziare questa sorta di scissione è Edoardo Ziello, deputato pisano della Lega ultimamente molto vicino Vannacci.

Ma al progetto, secondo quanto lo stesso Ziello ha confidato ad alcuni colleghi, sono interessati anche altri deputati. I nomi più ricorrenti sono quelli della toscana Elisa Montemagni, viareggina come Vannacci, di Domenico Furgiuele, calabrese, e del pugliese Rossano Sasso, tutti leghisti.

Ma hanno mostrato interesse per le posizioni del vicesegretario leghista anche due ex meloniani come Emanuele Pozzolo e Manlio Messina, entrambi usciti da Fratelli d’Italia in modo polemico: anche loro hanno avuto un colloquio con Vannacci, il 10 dicembre scorso. E ci sono sospetti che possa essere interessato a far parte di questo gruppo anche Aboubakar Soumahoro, deputato eletto con Alleanza Verdi e Sinistra, prima di essere stato costretto ad abbandonare il partito. In una recente intervista al Foglio, Soumahoro ha detto di essere pronto a candidarsi con partiti di destra.

Sia Sasso sia Ziello in questi giorni hanno condiviso le posizioni di Vannacci contrarie al decreto Ucraina. Pozzolo, il deputato espulso da Fratelli d’Italia in seguito all’incidente del Capodanno 2024 di Rosazza, dice invece – parlando col Post al telefono – di apprezzare il ragionamento di Vannacci: «La sua è pura e semplice saggezza umana, prima che politica. La strategia fin qui seguita, quella di mandare armi all’Ucraina, non favorisce la fine della guerra: perché insistere?». È una riproposizione di temi cari alla retorica filorussa.

«Ma non è solo questione di politica internazionale. Noi abbiamo approvato una legge di bilancio – dice ancora Pozzolo – con pochissime risorse per il sociale, e poi ci indebitiamo per continuare a finanziare una guerra che stiamo perdendo? Per questo non voterò questo decreto, così come suggerito da Vannacci». Pozzolo dice che Vannacci «è senza dubbio un punto di riferimento da tenere presente».

– Leggi anche: Il capitano Salvini assediato dal generale Vannacci

Non è scontato che questi sommovimenti porteranno davvero a un gesto di dissidenza così clamoroso dentro la Lega, cioè a una piccola scissione. La nascita di una nuova componente porterebbe evidentemente Vannacci a rompere definitivamente con Salvini, e questo genererebbe vari frazionamenti nel partito, anche a livello territoriale: sarebbe la preparazione della nascita di un movimento autonomo, a destra della Lega, ispirato esplicitamente all’ideologia di Donald Trump, spesso sintetizzata con lo slogan “MAGA” (“Make America Great Again”).

È una mossa su cui in realtà vari collaboratori di Vannacci ragionano da tempo, ma che pone grosse incognite sia politiche sia finanziarie: far nascere un partito non è affatto semplice. Anche per questo, tra i deputati leghisti interessati al progetto c’è chi parla di un’improbabile soluzione di compromesso: Vannacci farebbe nascere la nuova componente come una sorta di appendice ultrasovranista della Lega, ma senza costituire un nuovo partito a tutti gli effetti.

Vannacci ha cercato a lungo di condizionare la Lega dall’interno, spostando il partito di Salvini su posizioni più estreme, spesso connotate da nostalgie para-fasciste. Dopo aver raccolto circa mezzo milione di preferenze alle europee del 2024, contribuendo in modo decisivo al risultato della Lega, è stato ricompensato nel maggio scorso, quando è stato nominato vicesegretario. Salvini ha cercato di sfruttare il consenso e la popolarità che Vannacci riscuote tra gli ambiti dell’estrema destra, ma la sua promozione ha generato grossi subbugli nel partito. I “Team Vannacci”, gruppi di supporto territoriale creati in varie città, sono diventati in molti casi delle specie di “partito nel partito”, che interferiscono nelle scelte che i direttivi provinciali della Lega sono chiamati a fare.

Questo alla lunga ha portato molti dirigenti di primo piano del partito a manifestare la loro insofferenza contro la cosiddetta “vannaccizzazione della Lega”. Le lamentele si sono intensificate dopo le regionali toscane. Salvini aveva affidato a Vannacci la responsabilità di coordinare la campagna elettorale, e lui ne aveva approfittato per imporre candidature di esponenti a lui vicini, promuovendo linguaggi spesso truci e iniziative controverse. L’esito fallimentare di quelle elezioni (la Lega ha preso il 4,3 per cento) aveva dato adito ai suoi detrattori, come la pisana Susanna Ceccardi, di contestare apertamente la sua linea e la sua egemonia. Salvini però si era rifiutato di limitare davvero il potere di Vannacci.

Nelle scorse settimane Vannacci ha condotto operazioni che hanno peggiorato ulteriormente il clima interno. Nella sua città, Viareggio (quella in cui vive, perché in realtà è nato a La Spezia), Vannacci ha infatti deciso di sostenere il sindaco Giorgio Del Ghingaro, civico al secondo mandato a lungo appoggiato dal PD e dalla sinistra, che negli ultimi due anni si è progressivamente spostato verso il centrodestra. Lo ha fatto ovviamente in contrasto ai dirigenti locali del partito. Quando la segreteria cittadina della Lega ha contestato questa scelta, rifiutandosi di assecondarla, Vannacci ha ottenuto di nominare il suo fedelissimo Massimiliano Simoni come commissario del partito a Viareggio, e ha quindi annunciato che collaborerà con Del Ghingaro a individuare il prossimo candidato sindaco alle elezioni del 2026.