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  • Mercoledì 10 dicembre 2025

María Corina Machado non è la solita premio Nobel per la pace

Ha unito l’opposizione in Venezuela scontrandosi con la dura repressione del regime, e appoggia le operazioni militari e la retorica aggressiva di Trump

María Corina Machado nel giorno delle elezioni presidenziali nel 2024 (AP Photo/Matias Delacroix)
María Corina Machado nel giorno delle elezioni presidenziali nel 2024 (AP Photo/Matias Delacroix)

Nelle ultime settimane la decisione di dare a María Corina Machado il Nobel per la Pace ha ricevuto varie critiche.

Machado è la leader dell’opposizione al governo autoritario di Nicolás Maduro in Venezuela. Prima dell’annuncio c’erano molte speculazioni sulla possibilità che il premio andasse al presidente statunitense Donald Trump, che dice esplicitamente di volerlo ricevere. Nei giorni successivi all’annuncio Machado aveva dedicato il premio proprio a Trump, sollevando le prime perplessità.

Dopo aver ricevuto il Nobel ha appoggiato senza eccezioni le iniziative militari statunitensi nel mar dei Caraibi e i bombardamenti delle imbarcazioni di presunti narcotrafficanti al largo delle coste del Venezuela, ampiamente contestate e ritenute illegali da molti esperti. Ha ripetuto teorie false su presunte interferenze di Maduro nelle elezioni statunitensi, ha aderito alla narrazione di Trump secondo cui Maduro sarebbe il capo di un cartello della droga venezuelano, e ha sostenuto la possibilità di un intervento militare nel suo paese per rovesciare Maduro e provocare un cambio di regime.

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Machado al momento sembra ritenere che solo pressioni e interventi dall’estero, e in particolare dagli Stati Uniti, possano sovvertire il regime di Maduro e sostiene la politica della «massima pressione», anche quando questa si è trasformata in un enorme dispiegamento militare da parte degli Stati Uniti. È una posizione comprensibile: in Venezuela le mobilitazioni politiche di dissenso vengono sistematicamente represse con i brogli elettorali e con le decisioni autoritarie del regime, lasciando le opposizioni perlopiù impotenti.

Secondo i critici però la sua adesione alle attività militari e alla posizione aggressiva degli Stati Uniti, per quanto finalizzata al ritorno della democrazia in Venezuela, si allontana dai princìpi della «transizione pacifica» con cui il Comitato norvegese del Nobel aveva motivato la decisione di attribuirle il premio.

María Corina Machado durante la campagna elettorale del 2023 (AP Photo/Ariana Cubillos)

Machado ha posizioni di centrodestra, con idee liberiste e conservatrici soprattutto in economia. Il Comitato l’ha definita una sostenitrice della pace «coraggiosa e devota», e «una donna che tiene viva la fiamma della democrazia tra il buio crescente». Al di là del suo sostegno a Trump e delle critiche ricevute per il Nobel, è senza dubbio la politica più popolare del Venezuela e l’unica che negli ultimi anni è stata capace di unificare l’opposizione scontrandosi continuamente con una repressione violenta.

Tra le altre cose, il regime le ha impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024: al suo posto si presentò un suo alleato, Edmundo González, che vinse secondo tutti i conteggi indipendenti. Nonostante questo, Maduro si autoproclamò di nuovo presidente.

Dopo le elezioni per mesi Machado e González cercarono di fare pressione sul regime organizzando grandi manifestazioni nella capitale Caracas e in altre città del Venezuela. La risposta del governo fu molto dura e arrivò a minacciare l’incolumità fisica dei due oppositori: González ottenne l’asilo politico in Spagna, Machado fu brevemente arrestata a gennaio del 2025 e poi entrò in clandestinità. In loro assenza, l’opposizione venezuelana si è disgregata.

Una manifestazione dell’opposizione venezuelana a Santiago del Cile, il 6 dicembre (AP Photo/Esteban Felix)

Da quasi un anno Machado vive nascosta e non si fa vedere in pubblico per sfuggire a un probabile arresto. Mercoledì è stato annunciato che era in viaggio verso Oslo, in Norvegia, dove era in corso la cerimonia per la consegna del Nobel. Machado non ha partecipato di persona (il premio è stato ritirato dalla figlia), e al momento non si sa per certo come sia riuscita a uscire dal Venezuela né cosa intende fare una volta arrivata in Norvegia.

La cerimonia è stata un po’ inusuale anche per altri motivi. Solitamente sono presenti capi di stato di tutti gli orientamenti politici, mentre i leader sudamericani che hanno partecipato quest’anno erano tutti dell’area della destra, come l’argentino Javier Milei o l’ecuadoriano Daniel Noboa. Il Consiglio norvegese per la pace, un gruppo di 19 organizzazioni che promuovono il disarmo e la risoluzione dei conflitti, non ha organizzato la tradizionale fiaccolata con cui celebra il vincitore o la vincitrice del premio. Eline Lorentzen, la presidente del gruppo, ha detto al New York Times che l’approccio di Machado non sembra rappresentare la «trasformazione nonviolenta e basata sul dialogo» che il Consiglio promuove.

María Corina Machado partecipa attraverso un collegamento video all’America Business Forum, una riunione per imprenditori e investitori, il 5 novembre 2025 (AP Photo/Rebecca Blackwell)