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  • Giovedì 4 dicembre 2025

La lentezza cronica della giustizia italiana potrebbe presto peggiorare

Nel 2026 scadranno i contratti di 12mila persone assunte con il PNRR, e per ora non ci sono soluzioni

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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All’inizio di novembre a Firenze si è insediata una nuova procuratrice, Rosa Volpe. Nel giorno del suo giuramento Volpe ha parlato tra le altre cose di una mancanza di personale eccezionale nella procura di Firenze, aggiungendo che «carenze di organico significative ci sono in tutti gli uffici giudiziari». È una questione che in realtà riguarda moltissimi tribunali italiani, e che i giornali locali raccontano spesso. Le conseguenze negative sono molto pratiche: un numero insufficiente di professionisti che studiano i fascicoli e aiutano i magistrati, o che svolgono compiti amministrativi e tecnici, rallenta i tempi della giustizia, che in Italia sono già notoriamente molto lunghi.

Nei prossimi mesi questa situazione rischia di peggiorare ulteriormente. A giugno del 2026 scadranno infatti i contratti a tempo determinato con cui erano stati assunti circa 12mila professionisti usando i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il piano di riforme e investimenti finanziato con fondi europei. Erano stati assegnati ai tribunali, con diverse funzioni e competenze, proprio con l’obiettivo di smaltire gli arretrati e ridurre i tempi dei procedimenti sia civili che penali. Al momento non è stata decisa una forma di stabilizzazione per loro.

I sindacati hanno calcolato che per prolungare il contratto delle 12mila persone assunte con il PNRR servirebbero circa 270 milioni di euro per la seconda metà del 2026 (la prima metà è coperta ancora dai fondi europei), e 540 milioni di euro nel 2027. Al momento la legge di bilancio non li prevede.

Di queste 12mila la grande maggioranza sono persone con una laurea in giurisprudenza o in economia, che dal 2022 sono state impiegate nei cosiddetti “uffici per il processo” per svolgere numerose attività di supporto al lavoro dei giudici, per esempio la stesura di provvedimenti e lo studio dei fascicoli. Oltre a loro erano stati assunti circa tremila tra amministrativi e tecnici, e poi operatori incaricati di digitalizzare gli atti in formato cartaceo. L’idea era creare una sorta di staff per i magistrati così da velocizzare e snellire il lavoro.

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Queste assunzioni avevano infatti lo scopo di contribuire a raggiungere alcuni ambiziosi obiettivi fissati dal PNRR per la giustizia italiana, cioè la riduzione della durata media dei procedimenti giudiziari, rispettivamente del 40 per cento per quelli civili e del 25 per cento per quelli penali. Stando ai dati diffusi dal ministero della Giustizia, in questi anni i tempi sono migliorati in modo significativo, soprattutto nel penale (quelli del civile invece sono ancora lontani dagli obiettivi).

Il timore quindi è che i risultati raggiunti possano essere vanificati. Secondo Sergio Paparo, presidente dell’ordine degli avvocati di Firenze, gli uffici per il processo oggi sono diventati indispensabili nelle attività dei tribunali. Perdere le persone attualmente impiegate negli uffici significherebbe per i tribunali «paralizzare tutto e sprecare un lungo lavoro di formazione che è stato fatto in questi anni».

Anche per Florindo Oliverio, segretario della FP (Funzione Pubblica) CGIL, la situazione si aggraverebbe parecchio perché oggi il personale amministrativo conta circa 35mila unità, compresi i 12mila assunti con il PNRR. «Sono pochi, se si pensa che una decina di anni fa erano più di quarantamila, e prima del 2022 erano soltanto 23mila», dice. Le persone assunte con il PNRR hanno quindi un po’ contenuto, ma non del tutto colmato, una carenza che va avanti da tempo.

Questa situazione riguarda tutti i tribunali italiani: in alcuni manca quasi la metà del personale previsto regolarmente. Si potrebbero fare molti esempi: per restare alla Toscana, nel tribunale di Prato (dove peraltro le cose da fare non mancano) c’è una carenza del personale amministrativo del 43,7 per cento, in quello di Siena il 39,1 per cento, in quello di Pistoia il 34,7 per cento e in quello di Firenze il 32,9 per cento (i dati sono aggiornati allo scorso giugno). Ma nell’ultimo anno hanno lamentato carenze di organico tribunali e corti d’appello di moltissime altre città: Monza, Sondrio, Perugia, Alessandria, Aosta, Verbania, Venezia e Belluno, solo per citarne alcune, perché l’elenco è lungo.

In questi anni ci sono stati alcuni concorsi per assumere personale amministrativo, ma secondo Oliverio sono serviti solo a coprire i posti di chi andava in pensione. Capita di frequente, poi, che i professionisti degli uffici vengano impiegati nelle cancellerie per coprire altre carenze provvisorie, e che quindi finiscano a fare lavori non di loro competenza.

Anche l’Associazione nazionale dei magistrati, l’ente di rappresentanza sindacale della categoria, ha detto di essere preoccupata per la situazione e ha chiesto al governo di intervenire. Il 26 novembre su questa questione c’è stato uno sciopero indetto dall’USB, il sindacato di base; la FP CGIL ne ha organizzato un altro per venerdì 5 dicembre.

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