L’Europa deve arrabattarsi anche stavolta sull’Ucraina
Il nuovo piano di Russia e Stati Uniti ha colto di sorpresa i leader, che stanno avendo spazio limitato nei negoziati

L’Unione Europea è sostanzialmente esclusa dai molti negoziati in corso in questi giorni sulla fine della guerra in Ucraina.
Non è la prima volta che succede: lo scorso agosto il presidente statunitense Donald Trump aveva organizzato un incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin, proprio per discutere di come fermare la guerra. L’incontro aveva interrotto l’isolamento diplomatico della Russia ed era stato visto come una vittoria simbolica di Putin. Prima ancora, in primavera, Trump aveva fatto quella che aveva definito un’«offerta finale» alla Russia e all’Ucraina per interrompere la guerra (offerta che era molto generosa e sbilanciata a favore della Russia). In entrambe le occasioni i paesi europei avevano avuto pochissima influenza sulle discussioni, poi sempre rivelatesi inconcludenti.
La scorsa settimana si è iniziato a parlare sui media di un nuovo piano in 28 punti per la fine della guerra, negoziato da Stati Uniti e Russia e completamente sbilanciato a favore di quest’ultima. La notizia ha colto di sorpresa l’Unione Europea. Nonostante ci fosse consenso sul fatto che molti punti fossero inaccettabili per l’Ucraina, i leader europei hanno perlopiù evitato di criticarlo apertamente, temendo che questo avrebbe causato una reazione negativa di Trump.
Pur di non essere completamente esclusi dai negoziati, diversi leader europei hanno lodato l’iniziativa statunitense, sperando così di lusingare Trump e avere la possibilità di partecipare alle discussioni e modificare alcune delle proposte più problematiche, come la cessione di ampi territori ucraini alla Russia e la limitazione del numero di soldati dell’esercito ucraino.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha lodato l’impegno degli Stati Uniti, dicendo che il piano in 28 punti conteneva elementi essenziali per una «pace giusta e duratura». Però ha anche precisato che il piano era una base di partenza, e che l’Unione sarebbe stata pronta a collaborare per modificare le sue parti più controverse, come l’assegnazione dei territori alla Russia e la limitazione delle forze armate ucraine.
La tattica ha avuto effetti contrastanti. Da una parte i paesi europei sono rimasti piuttosto marginali nei negoziati. Domenica i rappresentanti di Regno Unito, Francia e Germania hanno presentato una controproposta al piano di Trump, che lo riprendeva punto per punto e modificava quelli più problematici per l’Ucraina: per esempio, portando la dimensione dell’esercito ucraino in tempo di pace a 800mila soldati, rispetto ai 600mila previsti dagli Stati Uniti, o prevedendo che l’Ucraina possa entrare a fare parte della NATO in futuro. L’amministrazione statunitense non ha commentato la proposta: il segretario di stato, Marco Rubio, ha detto che «non ne sapeva niente».
Al tempo stesso, ai negoziati che si sono svolti domenica tra Stati Uniti e Ucraina a Ginevra erano presenti anche importanti funzionari dell’Unione Europea e di Regno Unito, Francia e Germania. Alla fine dell’incontro il piano iniziale da 28 punti è stato riscritto: ora è di 19 punti ed è meno favorevole alla Russia, anche se i suoi dettagli non sono noti ed è quindi ancora presto per capire quali sono stati i cambiamenti, e quanto siano in linea con le richieste dell’Ucraina e dei principali paesi europei.

Da sinistra a destra, il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco Friedrich Merz su un treno durante una visita a Kiev, il 9 maggio 2025 (Stefan Rousseau/Pool Photo via AP)
Il motivo principale per cui i paesi europei stanno avendo uno spazio limitato nei colloqui per fare finire la guerra in Ucraina dipende dalle loro divisioni interne. Tra le altre cose non c’è una posizione condivisa sulle cosiddette “garanzie di sicurezza”, ossia le modalità con cui assicurare che la Russia non possa attaccare nuovamente l’Ucraina dopo la fine della guerra, e che se mai dovesse succedere l’Ucraina possa difendersi. I governi di alcuni paesi, come la Francia e il Regno Unito, in passato hanno detto di essere disposti a inviare soldati per mantenere la pace in Ucraina. Altri invece sono apertamente filorussi (come l’Ungheria o la Slovacchia), o comunque molto più restii a esporsi così chiaramente (tra questi c’è anche l’Italia).
Nonostante complessivamente i paesi europei siano tra quelli che sostengono maggiormente l’Ucraina, il fatto che siano poco disposti a impegnarsi per offrire le garanzie di sicurezza riduce di molto il loro potere negoziale. Anche per questo al momento l’Ucraina non può rinunciare al sostegno degli Stati Uniti, né dal punto di vista diplomatico né da quello militare, e questo nonostante Trump abbia dimostrato in diverse occasioni di essere disposto a fare grosse concessioni alla Russia pur di far finire la guerra.
I negoziati continueranno nei prossimi giorni. Gli Stati Uniti avevano inizialmente imposto al governo ucraino di rispondere al piano in 28 punti entro giovedì 27 novembre, ma il termine è stato poi prorogato. Intanto la Russia ha fatto sapere di non essere favorevole alla nuova versione del piano, quella da 19 punti, e a meno di enormi sconvolgimenti Putin continuerà a rifiutare proposte più in linea con gli interessi dell’Ucraina e dei paesi europei.
– Leggi anche: Intanto, Putin aspetta



