Trump ha fatto «un’offerta finale» a Ucraina e Russia
C'è una bozza di accordo lunga una pagina: le condizioni per porre fine alla guerra sono favorevoli a Putin e vaghe per gli ucraini

L’amministrazione americana si aspetta che oggi l’Ucraina risponda a una bozza di accordo di pace con la Russia che il presidente degli Stati Uniti ha definito «la sua offerta finale», scrive il sito di notizie americano Axios.
La bozza è lunga una sola pagina ed è stata presentata agli ucraini giovedì scorso durante un incontro tra diplomatici a Parigi. Gli Stati Uniti avevano minacciato di abbandonare i negoziati se l’Ucraina e la Russia non troveranno un accordo rapidamente, dopo mesi di trattative inconcludenti.
Secondo il testo della bozza, il presidente Trump offre alla Russia queste condizioni, così come le riporta Axios:
- il riconoscimento legale dell’annessione della Crimea da parte della Russia. Se così fosse, per gli Stati Uniti la Crimea invasa nel 2014 dai soldati russi diventerà una regione russa;
- il riconoscimento del controllo militare della Russia sulle aree dell’Ucraina che ha preso con la forza durante la guerra. In sintesi: comincia un cessate il fuoco, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato;
- la promessa che l’Ucraina non entrerà nella NATO. Il testo dice che l’Ucraina potrebbe entrare nell’Unione Europea;
- la fine delle sanzioni imposte dal 2014;
- una cooperazione economica intensificata nel settore dell’energia e in quello industriale.
Trump offre all’Ucraina queste condizioni:
- «Una garanzia solida di sicurezza» che coinvolga un gruppo di paesi europei e potenzialmente anche paesi extraeuropei che la pensano allo stesso modo. Il documento è vago riguardo al funzionamento di questa operazione di peacekeeping e non menziona alcuna partecipazione degli Stati Uniti;
- la restituzione della piccola porzione della regione di Kharkiv occupata dalla Russia;
- il libero passaggio sul fiume Dnipro, che in alcune parti dell’Ucraina meridionale è di fatto la linea del fronte che separa soldati russi e ucraini e adesso non è navigabile perché chi ci provasse sarebbe esposto al fuoco;
- risarcimenti e assistenza per la ricostruzione, ma il documento non specifica la provenienza dei finanziamenti.
La bozza di accordo è sbilanciata a favore della Russia. Il presidente Putin ha detto al negoziatore americano Steve Witkoff, durante un incontro a San Pietroburgo il 12 aprile, che potrebbe rinunciare a una delle richieste che aveva fatto in precedenza: il controllo totale di quattro regioni dell’Ucraina che sono state parzialmente invase dai soldati russi. Ma appunto, si tratta di regioni che sono state invase soltanto parzialmente, e conquistare la totalità di quelle quattro regioni sarebbe per la Russia uno sforzo enorme che non è riuscita a fare in più di tre anni di conflitto.
Facciamo l’esempio della regione di Zaporizhzhia: la Russia chiedeva che le venisse riconosciuto il controllo di tutta la regione, incluso il capoluogo Zaporizhzhia che ha settecentomila abitanti ed è la sesta città del paese. Ma la linea del fronte è ferma a trenta chilometri dalla città. I soldati russi dovrebbero prima prendere quei trenta chilometri che ancora mancano, dove ci sono fortificazioni costruite dagli ucraini, e poi prendere Zaporizhzhia. Dall’inizio dell’invasione nel febbraio del 2022 i soldati russi non sono mai riusciti a conquistare una città ucraina così grande. Da nove mesi stanno cercando di prendere Pokrovsk, che di abitanti ne aveva sessantamila, ma senza progressi.
In pratica Putin nel negoziato con Trump offre di rinunciare a qualcosa che non ha.
Anche la fine delle sanzioni americane imposte dal 2014 e l’intensificazione della cooperazione con gli Stati Uniti nel settore dell’energia e in quello industriale sarebbero una notizia eccellente per la Russia, che soffre le conseguenze delle sanzioni e negli ultimi tre anni è stata costretta a trasformare la sua economia in una economia di guerra dedicata a sostenere lo sforzo bellico. Un effetto di questo accordo, se fosse approvato, è che i russi potrebbero produrre più missili balistici, gli stessi che usano per bombardare l’Ucraina.
Inoltre il riconoscimento della Crimea come regione russa sarebbe un problema per l’amministrazione Trump. Nel luglio 2018 Mike Pompeo, che allora era il segretario di stato durante il primo mandato da presidente di Trump, firmò la Crimea Declaration per affermare che gli Stati Uniti non riconoscono e non riconosceranno l’annessione della Crimea da parte della Russia. «Nessun Paese può modificare i confini di un altro con la forza», diceva la dichiarazione. «Questo principio fondamentale […] costituisce uno dei fondamenti su cui poggia la nostra sicurezza».
Era un modo per stabilire in modo solenne la politica americana per i prossimi decenni, e se adesso Trump si rimangiasse quella dichiarazione sarebbe accusato di aver ceduto molto a Putin. Inoltre gli Stati Uniti hanno imposto molte sanzioni contro l’annessione russa della Crimea che potranno essere annullate soltanto con un voto del Congresso. La fine delle sanzioni statunitensi infine non sarebbe accompagnata dalla fine delle sanzioni imposte dall’Unione Europea. Trump potrebbe comunque procedere al riconoscimento della Crimea come regione russa, ma ci sarebbe molto lavoro politico da fare.
Le condizioni offerte all’Ucraina non sono chiare: la «robusta garanzia di sicurezza» con l’intervento di paesi europei non è specificata. Il governo di Kiev insiste fin dall’inizio dei negoziati che per fermare la guerra è necessario un meccanismo solido e chiaro che protegga gli ucraini se la Russia proverà a invadere di nuovo. Altrimenti il cessate il fuoco sarà una mera pausa nella guerra, che è esattamente quello che l’Ucraina vuole evitare.
Mercoledì a Londra era previsto un incontro di alto livello con la partecipazione dei ministri degli Esteri di diversi paesi per continuare i negoziati, ma è stato rimandato. L’amministrazione Trump aveva ritirato la partecipazione del segretario di Stato Marco Rubio e del negoziatore Steve Witkoff, di fatto abbassando il livello dell’incontro. Poi anche il Regno Unito ha ritirato la partecipazione del proprio ministro David Lammy, secondo Sky News. La delegazione ucraina era arrivata lo stesso a Londra.