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  • Venerdì 21 novembre 2025

Nel cricket c’è una grande rivalità per una piccola coppa

Da quasi 150 anni Australia e Inghilterra si contendono un'urna minuscola, in una sfida che è stata persino paragonata all’Iliade e all’Odissea

L'allora capitano dell'Inghilterra Joe Root (sinistra) e l'allora capitano dell'Australia Tim Paine tengono insieme il trofeo delle Ashes, 31 luglio 2019 (Stu Forster/Getty Images)
L'allora capitano dell'Inghilterra Joe Root (sinistra) e l'allora capitano dell'Australia Tim Paine tengono insieme il trofeo delle Ashes, 31 luglio 2019 (Stu Forster/Getty Images)
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Venerdì 21 novembre inizia a Perth, in Australia, una delle più importanti competizioni nel cricket: il torneo delle Ashes. È un torneo biennale che dura circa due mesi, durante i quali Australia e Inghilterra si affrontano in cinque “test match”, le partite che seguono il formato più classico e rinomato del cricket, che possono protrarsi fino a cinque giorni.

Ashes significa “ceneri”: perché nel 1882, dopo la prima vittoria australiana in Inghilterra, un giornale inglese pubblicò un necrologio satirico che compiangeva la morte del cricket inglese e «il suo corpo cremato e trasportato in Australia». Era una battuta, una presa in giro; è diventato il nome di uno storico torneo sportivo, che per simbolo e trofeo ha peraltro un’urna piccola, molto piccola.

Le Ashes si giocano a turno in Inghilterra e in Australia e il torneo è molto seguito in entrambi i paesi. Oltre a una versione maschile, quella di cui parliamo qui, ce n’è una femminile, che esiste da quasi un secolo e ha anch’essa un buon seguito. Nel 2023 le due edizioni, maschile e femminile, furono viste in Inghilterra da 18 milioni di persone.

Può dunque sorprendere che l’obiettivo di questa competizione secolare – che i giornali inglese di recente hanno presentato tirando in ballo perfino l’Iliade e l’Odissea – sia un’urna finta alta solo 10 centimetri.

Un momento della quinta partita dell’edizione del 2023 (Stu Forster/Getty Images)

Le nazionali maschili di cricket di Australia e Inghilterra giocano l’una contro l’altra dal 1877. All’epoca già capitava che una squadra nazionale facesse un tour, cioè viaggiasse all’estero per una serie di “test match”. Queste partite erano molto sentite: nel 1879, a Sydney, una decisione arbitrale sbagliata provocò una rivolta dei tifosi australiani.

Nel 1882 fu l’Australia ad andare in Inghilterra: giocò una sola partita, sul prestigioso campo londinese dell’Oval, e vinse. Per l’Inghilterra – che era a capo di un Impero di cui l’Australia era solo una colonia – fu una grande umiliazione, perché era considerata (e soprattutto si considerava) la nazionale più forte del mondo, ed era la prima volta che perdeva in casa con l’Australia. Fu un giovane giornalista di The Sporting Times, un settimanale sportivo inglese, a scrivere il necrologio satirico con la battuta che poi diede il nome al torneo.

Il suddetto necrologio (Hulton Archive/Getty Images)

Il suddetto necrologio (Hulton Archive/Getty Images)

Tre settimane più tardi la nazionale inglese guidata da Ivo Bligh partì per l’Australia. Il tour era stato programmato ben prima della sconfitta dell’Inghilterra, ma dopo quell’articolo – e la sconfitta a cui faceva riferimento – assunse un nuovo significato: recuperare le “ceneri” del cricket inglese direttamente sul suolo australiano. Fu allora che la stampa britannica iniziò a chiamare quella serie di incontri “The Ashes”. L’Inghilterra di Bligh vinse 2-1 quella serie di incontri, che durò fino al febbraio del 1883. Ci fu anche una quarta partita, vinta dall’Australia e che non venne però considerata valida.

Insomma, la nazionale inglese di cricket era riuscita a “recuperare le sue ceneri”. Nel 1908 un giornale inglese scrisse che, per celebrare una vittoria di quel tour, un gruppo di donne consegnò al capitano Ivo Bligh una piccolo contenitore, forse una boccetta di profumo, con dentro della cenere. Sopra c’era una poesia, che esaltava la vittoria della squadra inglese di cricket e il recupero dell’onore perduto:

«Quando Ivo tornerà con l’urna, l’urna;
Studds, Steel, Read e Tylecote ritorneranno, ritorneranno;
il firmamento risuonerà forte,
la grande folla sarà orgogliosa,
vedendo Barlow e Bates con l’urna, l’urna;
e gli altri tornare a casa con l’urna»

Ivo Bligh si tenne l’urna fino alla morte, avvenuta nel 1927, quando poi sua moglie la donò al Lord’s Cricket Ground di Londra. Al Lord’s – così è chiamato più spesso –  ci sono ancora oggi il più importante stadio e il più importante museo di cricket al mondo. Da quel momento l’urna è stata quasi sempre lì, e alle squadre vincitrici della competizione sono state date solo piccole repliche.

Non è chiaro cosa contenga l’urna — si dice possa trattarsi delle ceneri di un velo o di una pallina da cricket — né se quella donata dalla moglie di Bligh sia davvero l’originale. Tuttavia questo piccolo oggetto in terracotta è diventato col tempo un simbolo di supremazia nel cricket. Tutto questo nonostante oggi ci siano peraltro anche altre nazioni molto forti, come l’India.

Per gli australiani l’urna rappresenta il loro primo grande trionfo sportivo contro la nazione che inventò il cricket, ma anche una rivalsa sui vecchi dominatori del periodo coloniale, quasi una legittimazione della loro indipendenza. Agli inglesi, invece, ricorda una storica umiliazione e il suo successivo riscatto. Per molti, sia in Australia che in Inghilterra, è una bella storia sportiva da raccontare e da raccontarsi.

A fronte di un trofeo già così carico di significato, le successive edizioni delle Ashes non fecero altro che alimentare la rivalità tra le due nazionali e rischiare, in un caso, anche un incidente diplomatico tra le due federazioni. Avvenne in Australia, durante le Ashes del 1932-1933. Allora l’Inghilterra (che in altre occasioni si era vantata di giocare un cricket più elegante rispetto all’Australia) usò una tattica molto semplice ma anche antisportiva chiamata “bodyline”: consisteva in lanci mirati molto forti verso il corpo del battitore, per intimidirlo e fargli male. Era molto pericolosa, soprattutto perché in quegli anni si giocava senza il casco e le altre protezioni che si usano oggi.

Quella edizione, che si concluse con la vittoria dell’Inghilterra per 4-1, poté continuare solo grazie all’intervento del primo ministro australiano Joseph Lyons, che convinse la sua federazione a concludere l’evento.

Durante l’ultima edizione, quella del 2023, la controversa eliminazione di un giocatore inglese aprì un acceso dibattito che coinvolse anche i due capi di governo, che si scambiarono battute più o meno amichevoli.

È stato il Guardian di recente a definire questa sfida biennale tra Australia e Inghilterra tanto «epica» quanto i poemi omerici dell’Iliade e dell’Odissea.

In effetti anche le Ashes hanno i loro “eroi” (sportivi) e le loro partite sono molto lunghe, come i suddetti libri. E – scrive il Guardian – così come la prima parola dei poemi omerici anticipa il loro tema principale (l’ira per l’Iliade, per esempio), allo stesso modo il primo lancio della palla nel torneo delle Ashes è considerato un segnale di come andrà l’intera serie. È un paragone evidentemente – e volutamente, da parte del Guardian – esagerato, ma che rende bene l’idea di quanto la competizione sia presa sul serio in Inghilterra. In generale, infatti, i giornali inglesi ne hanno parlato tantissimo in questi giorni; e non solo quelli sportivi.

Dal 1882 si sono giocate 73 serie (con la prossima saranno 74): di queste 34 sono state vinte dall’Australia, 32 dall’Inghilterra e 7 sono finite in parità. Entrambe le nazionali hanno vinto 14 volte le Ashes giocate “fuori casa”.

L’Inghilterra non vince le Ashes in Australia dal 2011 e quest’anno ha la prima vera occasione per farcela di nuovo. L’Australia resta la favorita, dato che gioca in casa, ma ha subito alcuni infortuni importanti e ha una squadra meno forte rispetto agli scorsi anni. E sarà la prima volta che l’Inghilterra potrà provare il “Bazball” alle Ashes: è uno stile di “test cricket” aggressivo e spregiudicato ideato dall’allenatore Brendon “Baz” McCullum e dal capitano Ben Stokes.

Le Ashes 2025-2026 dureranno dal 21 novembre 2025 all’8 gennaio 2026 e si giocheranno, in ordine cronologico, a Perth, Brisbane, Adelaide, Melbourne e Sydney. In Italia si potranno vedere su ICC.tv, la piattaforma di streaming dell’International Cricket Council.