• Mondo
  • Mercoledì 19 novembre 2025

Gli “Epstein files”, dall’inizio

Chi era Jeffrey Epstein, cosa c'è nei documenti delle indagini su di lui e perché sono un problema per Trump: un riassunto per chi ha perso il filo

Un cartello che chiede di «pubblicare i file» durante una manifestazione contro Trump fuori dalla Casa Bianca, lo scorso 2 settembre
Un cartello che chiede di «pubblicare i file» durante una manifestazione contro Trump fuori dalla Casa Bianca, lo scorso 2 settembre (Mehmet Eser/Middle East images/ABACAPRESS.COM)
Caricamento player

Dall’inizio del secondo mandato da presidente di Donald Trump, il cosiddetto “caso Epstein” ha acquisito sempre più sfaccettature fino a diventare un grosso problema politico negli Stati Uniti: è una storia complicata, fatta di vari filoni, rapporti ambigui, rivelazioni molto attese ma mai arrivate e meccanismi poco trasparenti. Può essere utile ripartire dall’inizio.

La persona al centro di tutto è Jeffrey Epstein, un finanziere di New York condannato nel 2008 per aver sfruttato sessualmente ragazze minorenni e poi accusato di averlo fatto ancora, con un sistema elaborato e predatorio e con la complicità della sua ex compagna e socia, Ghislaine Maxwell. Era noto anche per le sue amicizie e rapporti con persone altolocate e influenti, tra cui Trump.

Per questo secondo filone di accuse, Epstein venne arrestato a luglio del 2019 e si suicidò in prigione poche settimane dopo, a 66 anni. Negli anni successivi alla sua morte la destra statunitense fece circolare teorie del complotto sostenendo, senza prove, che fosse stato ucciso da qualcuno con l’intento di coprire persone importanti coinvolte nei suoi traffici, vicine ai Democratici.

Trump alimentò i complotti, che sfruttavano le circostanze della morte di Epstein: era stato messo in una cella singola nonostante avesse già tentato di suicidarsi, nella notte in cui morì le guardie carcerarie non fecero i controlli di routine e alcune telecamere esterne alla cella non funzionavano. Fomentare queste teorie ha fatto comodo a Trump per attaccare i suoi avversari politici, finché la scorsa estate non gli si sono ritorte contro.

La deputata dei Repubblicani Marjorie Taylor Greene durante una conferenza stampa fuori dal Congresso, il 18 novembre

La deputata dei Repubblicani Marjorie Taylor Greene durante una conferenza stampa fuori dal Congresso, il 18 novembre (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2024, Trump aveva alimentato grosse aspettative su presunte rivelazioni che, una volta eletto, avrebbe fatto sul caso Epstein. Diceva che avrebbe desecretato i documenti delle indagini e fatto – finalmente, secondo quella narrazione – chiarezza sulla sua morte.

Trump vinse le elezioni e lo scorso febbraio il suo governo diffuse un dossier di un centinaio di pagine sul caso Epstein. Venne presentato come una fase uno per la pubblicazione graduale di tutti i documenti, a cui però non è mai seguita una fase due. La quasi totalità del materiale inoltre conteneva cose già note, e insomma non ci fu nessuna vera rivelazione né sulla morte di Epstein né sulle sue attività illecite.

A luglio anche un nuovo rapporto dell’FBI e del dipartimento di Giustizia, e quindi dell’amministrazione Trump, aveva concluso che non c’era più molto da rivelare sul caso e soprattutto che non c’era nessuna “lista di clienti” di Epstein, su cui sono state fatte molte speculazioni.

– Leggi anche: Non c’è poi molto da rivelare sul caso Epstein

Una foto di Ghislaine Maxwell e Jeffrey Epstein, mostrata durante un'udienza del 2020 a New York

Una foto di Ghislaine Maxwell e Jeffrey Epstein, mostrata durante un’udienza del 2020 a New York (AP Photo/John Minchillo)

In tutto questo si inseriscono le voci e allusioni su un eventuale coinvolgimento di Trump. A giugno, durante una plateale litigata, l’imprenditore Elon Musk aveva sostenuto che Trump comparisse nei documenti riservati delle indagini, e che quella fosse la ragione per cui non erano stati resi pubblici malgrado le promesse (poi Musk aveva in parte ritrattato, cancellando i post su X). Da lì in poi è cambiato l’atteggiamento di Trump.

Negli ultimi mesi il presidente ha cercato di minimizzare e sminuire la questione (senza riuscirci) e si è opposto alla pubblicazione dei documenti. Secondo molti, e anche secondo un pezzo del Partito Repubblicano, in questo modo Trump avrebbe fatto capire di avere qualcosa da nascondere. È stata una cosa politicamente controproducente, per almeno due ragioni.

La prima è che anche se Trump fosse menzionato nei documenti, una cosa ritenuta plausibile, questo non implicherebbe necessariamente un suo coinvolgimento in attività criminali: nelle carte giudiziarie finiscono anche i nomi di testimoni o persone citate incidentalmente durante udienze o interrogatori, ed estranee ai reati contestati. La seconda è che finora la stragrande maggioranza delle “rivelazioni” sul caso non ha aggiunto nulla che non si sapesse già: c’è stato tanto rumore per nulla.

– Leggi anche: Cosa si sa dei rapporti tra Trump ed Epstein

È stato così anche per le ultime. La scorsa settimana sono state diffuse delle email private di Epstein, ottenute da una commissione d’inchiesta del Congresso, in cui il finanziere scriveva tra le altre cose che Trump «sapeva delle ragazze» e «trascorreva ore a casa mia». In estate il Wall Street Journal aveva descritto un biglietto di auguri molto volgare che Trump avrebbe disegnato nel 2003 per il compleanno di Epstein. Trump aveva negato di averlo scritto e aveva denunciato per diffamazione il giornale.

Donald Trump parla alla Casa Bianca, durante il ricevimento per il principe saudita Bin Salman, il 18 novembre

Donald Trump parla alla Casa Bianca, durante il ricevimento del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il 18 novembre (EPA/ANNA ROSE LAYDEN/POOL)

I rapporti tra Trump ed Epstein, soprattutto tra gli anni Novanta e Duemila, sono ben documentati. I due frequentarono gli stessi giri a New York e in Florida, insieme a moltissime altre persone del mondo degli affari, della politica, dello spettacolo e della finanza. Nel 2019 però Trump disse che lui ed Epstein, dopo un litigio, non si parlavano più da 15 anni: questa dichiarata presa di distanza gli permise di tirarsi fuori dai complotti.

La sua gestione del caso però è sempre stata contraddittoria e confusa. Come detto durante la campagna elettorale aveva promesso totale trasparenza, una volta tornato al governo ha alimentato le aspettative, poi le ha deluse, e ora ci sta ripensando di nuovo: a causa delle molte pressioni anche interne al suo partito, lunedì ha chiesto ai Repubblicani di votare a favore di una legge che chiede la diffusione dei documenti. La legge è stata rapidamente approvata dal Congresso, Trump dovrebbe firmarla e i documenti dovrebbero essere pubblicati entro 30 giorni.

– Leggi anche: Perché Trump ha cambiato idea sui documenti del caso Epstein

Non è detto che tutto vada liscio. Il dipartimento di Giustizia potrebbe ancora decidere di oscurare o trattenere parti dei documenti con informazioni personali ritenute non rilevanti per il caso, e bloccare temporaneamente la pubblicazione di quelli che interferiscono con indagini o processi in corso. Questo potrebbe comportare ritardi dopo che Trump, nel tentativo di sviare l’attenzione dai suoi problemi, aveva ordinato di indagare sui presunti legami tra Epstein e i Democratici.

In realtà buona parte del materiale acquisito dalla commissione d’inchiesta del Congresso è già diventato pubblico. I Repubblicani hanno pubblicato l’enorme mole di lettere e documenti in risposta ai Democratici, che ne avevano divulgati solo alcuni riguardanti Trump. Quello ancora riservato potrebbe includere documenti bancari, altre comunicazioni di Epstein ricavate dai suoi dispositivi elettronici, e le deposizioni di altri testimoni. Oltreché nei processi, il materiale era stato riesaminato dal dipartimento di Giustizia, ed è pertanto ritenuto poco probabile che contenga prove di nuovi reati. Potrebbero però esserci altri passaggi su Trump e il suo rapporto con Epstein, imbarazzanti o in contraddizione con la narrazione che ne ha fatto finora il presidente.

– Leggi anche: Perché Trump ha cambiato idea sui documenti