L’ONU ha approvato il piano di Trump per Gaza
Prevede l’invio di truppe straniere nella Striscia e il disarmo di Hamas, e rimane vago su un futuro stato palestinese

Lunedì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato il piano per la fine della guerra nella Striscia di Gaza proposto dal presidente statunitense Donald Trump. Tra le altre cose prevede l’invio nel territorio di una “Forza di stabilizzazione internazionale” (nota anche con l’acronimo inglese ISF), e rimane piuttosto vago sul futuro della Striscia e sulla possibile nascita di uno stato palestinese. Il testo approvato dal Consiglio di sicurezza è la “fase due” del piano che Israele e Hamas avevano accettato a ottobre, iniziando un cessate il fuoco che sta perlopiù reggendo.
Secondo il piano la futura forza di sicurezza a Gaza sarà costituita con la collaborazione di Egitto e Israele, non sarà gestita dall’ONU e dovrebbe mantenere la pace finché Hamas non sarà disarmato e finché Gaza non sarà ricostruita e capace di una qualche forma di governo autonomo. Sono obiettivi molto ambiziosi, e per ora sono stati definiti pochi dettagli sulla composizione e sul funzionamento di questa forza, che dovrebbe anche addestrare un corpo di polizia palestinese indipendente (quello che attualmente opera nella Striscia è gestito da Hamas).
Il piano prevede anche il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia, una volta che la ISF sarà in grado di controllarla (quindi senza dare tempistiche precise) e l’istituzione di una specie di governo di transizione presieduto da Trump. Questo dovrebbe gestire la sicurezza del territorio, la distribuzione di aiuti umanitari e la ricostruzione.
Proprio il disarmo di Hamas, condizione mai accettata dal gruppo, sarà uno dei principali ostacoli nell’attuazione del piano. La risoluzione prevede che la forza di stabilizzazione debba distruggere le sue strutture militari, ma molti degli stati arabi che potrebbero fornire i soldati a questa forza hanno detto che condurre scontri armati con Hamas sarebbe per loro problematico.

Tende allestite in un edificio smembrato a Khan Yunis, il 15 novembre 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Il testo della proposta approvata include anche un riferimento alla futura formazione di uno stato palestinese, ma lo fa in modo volutamente vago. Dice che se l’Autorità palestinese che governa parzialmente la Cisgiordania metterà in atto delle riforme, e se la ricostruzione di Gaza procederà secondo i piani stabiliti, potranno esserci «le condizioni per sviluppare infine un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la sovranità palestinese».
Questa formulazione è un compromesso fra le richieste di un gran numero di stati, compresi alcuni europei, che volevano un’indicazione più precisa della legittimazione di un futuro stato palestinese, e la radicale opposizione a questa ipotesi da parte di Israele. Domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetuto: «La nostra opposizione a uno stato palestinese in qualunque territorio non è cambiata».
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La risoluzione approvata è stata oggetto di lunghe trattative e ha ottenuto il sostegno di molti stati arabi e musulmani, fra cui Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Turchia e Pakistan. Dei 15 paesi membri del Consiglio di sicurezza 13 hanno votato a favore, mentre Cina e Russia si sono astenute lamentando la poca disponibilità degli Stati Uniti a modificare alcuni punti dell’accordo, soprattutto riguardo al futuro stato palestinese (a cui sono favorevoli), ma non esercitando il diritto di veto che avrebbe potuto bloccare la risoluzione. L’approvazione è considerata un successo per l’amministrazione Trump.

Bambini palestinesi a Deir al Balah, nella parte centrale della Striscia, il 14 novembre 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono considerate giuridicamente vincolanti ai sensi del diritto internazionale: le Nazioni Unite non hanno strumenti o meccanismi automatici per farle rispettare, ma il Consiglio di sicurezza può definire sanzioni per i paesi che eventualmente le violino.
Uno dei prossimi passi nel processo di pace dovrà essere la creazione del cosiddetto Consiglio di Pace, l’organismo che dovrebbe sovrintendere la fase di transizione a Gaza. Dovrebbe essere presieduto da Trump e la risoluzione garantisce la sua autorità almeno fino alla fine del 2027. Di pari passo dovrebbe essere creato un «comitato tecnico e apolitico composto da palestinesi competenti provenienti dalla Striscia» per portare avanti la gestione quotidiana. La risoluzione autorizza anche la Banca Mondiale (un organismo delle Nazioni Unite) a stanziare risorse finanziarie per la ricostruzione di Gaza e a creare un fondo finanziario per farlo.
Dopo un mese dal cessate il fuoco Hamas ha liberato tutti gli ostaggi ancora vivi e ha consegnato a Israele i resti di altri ostaggi e soldati morti durante la prigionia. Israele ha liberato centinaia di prigionieri palestinesi che erano detenuti nel paese. Intanto, Gaza continua a essere quasi completamente distrutta e non è cominciato alcun lavoro di ricostruzione o di rimozione delle macerie. L’ONU ha valutato che gli edifici distrutti siano circa 320mila.
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