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  • Domenica 9 novembre 2025

Gli Stati Uniti stanno cercando di infilarsi nella gestione degli aiuti a Gaza

E di sostituirsi a Israele che finora ha ostacolato le consegne, ma non è detto che cambierà qualcosa

L'attesa per una distribuzione di cibo a Khan Yunis, nel sud della Striscia
L'attesa per una distribuzione di cibo a Khan Yunis, nel sud della Striscia (Abdelrahman Rashad/Middle East images/ABACAPRESS.COM)
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Una nuova organizzazione controllata dall’esercito statunitense e prevista dal piano di pace di Donald Trump si sta sostituendo a Israele nella gestione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. La notizia è stata data dal Washington Post, secondo cui l’avvicendamento si è concluso venerdì, ed è stata confermata da funzionari del governo israeliano ai media internazionali e locali.

È presto però per capire se si tratta soprattutto di una formalità o se questo sviluppo potrà migliorare la situazione umanitaria a Gaza, dove le consegne di cibo e beni essenziali, parzialmente riprese dopo il cessate il fuoco, restano comunque insufficienti.

Finora il controllo delle consegne è stato appannaggio del COGAT, una divisione dell’esercito israeliano che decide chi può entrare nella Striscia. Il COGAT ha dunque il potere di ostacolare e rallentare le consegne di cibo e beni essenziali, e lo ha esercitato estesamente. Secondo il Washington Post, d’ora in avanti le decisioni sugli aiuti non passeranno più dal COGAT ma spetteranno a un nuovo Civil-Military Coordination Center (CMCC).

Anche se il piano di Trump prevede un sostanzioso aumento dell’assistenza umanitaria, gli Stati Uniti non hanno ancora chiarito se rimuoveranno alcune delle molte restrizioni imposte da Israele, o se invece le manterranno. Comunque Israele avrà voce in capitolo, anche qualora il COGAT venisse esautorato, e non è detto che succeda.

Camion di consegne umanitarie a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 2 novembre

Camion di consegne umanitarie a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 2 novembre (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Il CMCC è stato istituito lo scorso 21 ottobre come conseguenza dell’accordo mediato da Trump. È sotto il diretto comando degli Stati Uniti e coinvolge una decina di altre nazioni tra cui Germania, Francia e Regno Unito. Ha sede a Kiryat Gat, in un edificio di tre piani: uno lo occupano gli statunitensi, uno gli israeliani e uno i funzionari degli altri stati e delle ong. Per dargli risalto, l’amministrazione Trump ha mandato in visita il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e la direttrice dell’intelligence Tulsi Gabbard, tra gli altri.

I funzionari israeliani hanno confermato un ruolo in qualche modo subalterno a quello degli Stati Uniti nelle attività del CMCC, ma bisognerà vedere se sarà effettivamente così. In una replica al Washington Post, infatti, il COGAT ha sostenuto che il ruolo della nuova organizzazione «non costituisce un trasferimento di autorità o responsabilità» agli Stati Uniti e che sarà l’esercito israeliano a continuare a ispezionare le consegne (cosa che gli consentirebbe di continuare a ostacolarle, quindi).

L’ingresso di cibo e beni di prima necessità è ripreso dopo il cessate il fuoco entrato in vigore lo scorso 10 ottobre, ma come detto non è ancora a livelli sufficienti. Il governo locale, controllato da Hamas, dice che finora Israele sta consentendo l’ingresso di 145 camion di cibo e beni essenziali al giorno, contro i 600 pattuiti dall’accordo e considerati teoricamente sufficienti ai bisogni della popolazione (prima della guerra erano in media 500 al giorno). Oltre al cibo, mancano anche adeguati ripari per l’inverno.

Recentemente l’esercito israeliano aveva bloccato per un giorno tutte le consegne di cibo e beni essenziali, come ritorsione contro Hamas per la mancata restituzione di tutti i corpi degli ostaggi morti. Finora l’esercito ha consentito la riapertura di due soli varchi di confine, Kerem Shalom e Kissufim, ma non quello di Rafah, sul confine con l’Egitto, che è importante perché è l’unico collegamento che consente di raggiungere la Striscia senza passare da Israele, ed è chiuso da maggio del 2024.

– Leggi anche: Sotto alla Striscia di Gaza ci sono centinaia di miliziani di Hamas