Nella Striscia di Gaza le consegne di aiuti umanitari sono molto aumentate
Come previsto dall'accordo per il cessate il fuoco, e i prezzi del cibo stanno scendendo

Nei primi tre giorni di cessate il fuoco, nella Striscia di Gaza sono entrati 2.412 camion di aiuti umanitari: è un numero superiore ai 1.460 che erano entrati in tutto nei primi dieci giorni di gennaio, secondo dati del governo israeliano. L’aumento ingente dei camion di aiuti a cui è permesso entrare nella Striscia è previsto dall’accordo approvato da Israele e Hamas, secondo cui mentre è in vigore il cessate il fuoco devono entrare almeno 600 camion di aiuti al giorno, di cui 50 di carburante (necessario per alimentare i generatori di energia elettrica, tra le altre cose).
In oltre due anni di guerra gli aiuti umanitari nella Striscia erano stati sistematicamente inferiori alle necessità della popolazione civile, e per mesi Israele e le organizzazioni umanitarie si erano accusati a vicenda di non fare abbastanza per la consegna degli aiuti. Con l’inizio del cessate il fuoco, la scorsa domenica, il numero di camion entrati nella Striscia ha cominciato ad aumentare rapidamente.
Gli aiuti arrivano nella Striscia da vari varchi di confine, e gli accordi prevedono che siano equamente distribuiti tra il sud e il nord del territorio. I camion arrivano in parte dai paesi arabi vicini, come l’Egitto e la Giordania, in parte da agenzie delle Nazioni Unite come l’UNICEF e in parte minore da altre organizzazioni umanitarie. Gli effetti dell’aumento degli aiuti si stanno già facendo vedere.
A Gaza i mercati hanno riaperto e in molte zone il cibo è tornato disponibile. I prezzi dei generi di prima necessità, che erano aumentati tantissimo a causa della scarsità delle forniture, hanno già cominciato a scendere: il prezzo dello zucchero e del pollo si è dimezzato; quello della farina è sceso dell’85 per cento. I prezzi nei mesi della guerra hanno fluttuato molto e soprattutto nel nord della Striscia, la parte più interessata dai combattimenti, avevano raggiunto livelli eccezionalmente alti. Alla fine del 2024 un sacco da 25 chili di farina poteva costare anche mille dollari (e 150 dollari a sud).

Bambini palestinesi rincorrono un camion di aiuti nel sud della Striscia di Gaza, il 22 gennaio 2025 (AP Photo/Jehad Alshrafi)
Il sistema di gestione dei camion non è cambiato molto rispetto a prima del cessate il fuoco: i mezzi carichi di aiuti si ammassano ai varchi di confine dove vengono controllati dalle autorità israeliane, per evitare che contengano armi o materiale che potrebbe essere d’aiuto ai miliziani di Hamas. Ancora adesso Israele continua a vietare l’ingresso di moltissimi beni e materiali come il cemento, che potrebbe servire a Hamas per rafforzare i suoi tunnel sotterranei, o perfino dei pali per le tende degli sfollati.
Sono cambiate principalmente due cose: la prima è che Israele ha reso estremamente più rapido il processo di controllo dei camion, che prima molto spesso erano costretti a rimanere fermi ai varchi per giorni o addirittura settimane. A lungo durante la guerra le organizzazioni umanitarie hanno accusato Israele di bloccare volontariamente l’ingresso degli aiuti, cosa che Israele ha sempre smentito.
L’altro grosso cambiamento è il fatto che il ritorno allo scoperto della polizia controllata da Hamas ha riportato l’ordine nella Striscia, e di fatto eliminato il problema degli assalti e dei saccheggi che complicava parecchio le consegne. Gli aiuti umanitari inviati nella Striscia di Gaza erano sistematicamente saccheggiati da bande di uomini armati palestinesi che assaltavano i convogli per vendere al mercato nero cibo, generi di prima necessità o beni contrabbandati. Questi attacchi avvenivano a volte a poche centinaia di metri dalle postazioni dei soldati israeliani nella Striscia, che assistevano senza fare niente.
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Le organizzazioni umanitarie che gestiscono gli aiuti in questi giorni stanno spingendo per fare entrare più camion possibili, temendo che il cessate il fuoco possa interrompersi in qualsiasi momento. Un altro problema è che alla fine di gennaio Israele interromperà la sua collaborazione con l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi: anche questo potrebbe complicare notevolmente la distribuzione degli aiuti.