Il secondo lavoro più difficile degli Stati Uniti
È quello del sindaco di New York, che governa una città con 8 milioni di abitanti e un bilancio da oltre 100 miliardi di dollari

Le elezioni per il sindaco di New York che si tengono oggi decideranno chi sarà il sindaco della città più grande degli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. È un ruolo particolarmente importante e complesso, tanto che nel 1969, durante la campagna per la rielezione, il sindaco uscente John Lindsay lo descrisse come «il secondo lavoro più difficile in America dopo quello del presidente». Ancora oggi questa definizione viene spesso citata dai suoi successori e dai media, proprio per descrivere una concentrazione di poteri e responsabilità superiore a quella di molti altri sindaci e anche governatori statali.
I candidati sono Zohran Mamdani (Democratico e favorito), Andrew Cuomo, (sempre del Partito Democratico, ma candidato come indipendente) e Curtis Sliwa (Repubblicano e molto indietro nei sondaggi). Chi vincerà dovrà gestire una città da oltre 8 milioni di abitanti che occupa una superficie di quasi 790 chilometri quadrati, quattro volte quella di Milano (che però ha un sesto degli abitanti di New York). Ha un bilancio annuale da 116 miliardi di dollari, più di 300mila dipendenti comunali e oltre 70 agenzie municipali, che sono il corrispettivo locale dei ministeri. Dovrà risolvere i problemi di una popolazione molto eterogenea, partendo da quelli che tutti considerano il principale: l’eccessivo costo della vita e degli alloggi.

Un sostenitore di Zohran Mamdani a un suo comizio il 26 ottobre 2025 (AP Photo/Heather Khalifa)
Negli Stati Uniti i sindaci hanno poteri molto più ampi che in Italia: ci sono vari modelli di governo locale, ma nella città di New York i poteri del sindaco sono sostanzialmente pari a quelli che il presidente ha a livello federale. Ha il controllo totale del potere esecutivo, mentre il Consiglio comunale ha solo quello legislativo. Gestisce il bilancio, ha diritto di veto sulle ordinanze del Consiglio e nomina direttamente i capi delle agenzie cittadine comprese polizia, vigili del fuoco, autorità scolastiche e sanitarie e gestori dei trasporti.
Divide parte delle responsabilità quotidiane con quattro o cinque vice sindaci, a cui vengono affidate aree di competenza specifiche. Vengono nominati direttamente dal sindaco, rispondono direttamente a lui e possono essere figure non politiche, ma tecniche. Nonostante gli ampi poteri, il nuovo sindaco dovrà gestire i rapporti con due figure di livello più alto: la governatrice dello stato di New York Kathy Hochul (Democratica moderata), e ovviamente il presidente Donald Trump.
A New York poi tutto assume dimensioni enormi: il dipartimento di polizia, noto con l’acronimo NYPD (New York Police Department) è il più grande del paese, con 35mila agenti e altri 19mila impiegati. Anche il distretto scolastico è il più grande, con 1,1 milioni di studenti e 1.700 scuole.
Quarantasei dei 50 stati statunitensi hanno bilanci minori della città di New York: la superano solo California, Texas, Florida e lo stato di New York. Le dimensioni del bilancio non sono un sinonimo di ricchezza: la gran parte degli oltre 100 miliardi finiscono in stipendi, pensioni e interessi sui debiti. La situazione economica della città è complessa, soprattutto perché i fondi federali sono sempre meno per via di tagli ricorrenti e le spese sempre di più, anche a causa dell’aumento degli arrivi di persone migranti.

Persone migranti in coda per entrare nel centro di accoglienza di Randall’s Island a New York nell’aprile del 2024 (AP Photo/Andres Kudacki)
I problemi principali che il nuovo sindaco dovrà gestire sono legati all’alto costo della vita, soprattutto per le famiglie. Affitti e prezzi di case e appartamenti sono diventati difficilmente sostenibili anche per la classe media: l’affitto medio a Manhattan supera i 5.400 dollari al mese, mentre i costi legati alla gestione di un figlio o una figlia piccoli possono arrivare a 20mila dollari l’anno. In città ci sono più di 85mila persone senza casa, ospitate in strutture temporanee: quasi 32mila sono bambini, il 70 per cento del totale sono famiglie.
Soprattutto Mamdani ha puntato molto sulle difficoltà economiche dei cittadini di New York, proponendo che il comune sostenga le spese di asili e scuole d’infanzia per i bambini fino ai cinque anni di età e promuovendo la costruzione di 80mila case di edilizia sociale, cioè a prezzo calmierato. Sono proposte costose, che gli avversari hanno criticato sostenendo che siano radicali e praticamente irrealizzabili.
Allo stesso modo è ambiziosa e difficile da portare a termine un’altra delle proposte centrali di Mamdani, quella di rendere gratuita e più efficiente la rete di bus cittadini. Oggi sono considerati troppo lenti per essere un’alternativa affidabile alle automobili, che da gennaio entrando a Manhattan devono pagare una “tassa sul traffico” di 9 dollari. I trasporti sono un’altra questione centrale per chiunque dovrà amministrare la città: la rete delle metropolitane è gestita dallo stato di New York (quindi non dal sindaco), e da tempo si ritiene che avrebbe bisogno di interventi di rinnovamento importanti e costosi.

Zohran Mamdani parla con una donna in attesa a una fermata del bus a New York, il 27 ottobre 2025 (AP Photo/Seth Wenig)
Nonostante i dati indichino che omicidi e crimini con armi da fuoco sono in calo, a New York esiste anche un problema di percezione diffusa di scarsa sicurezza. Le attenzioni intorno alla città sono sempre molto alte e singoli episodi sono regolarmente strumentalizzati dalla destra statunitense. Il nuovo sindaco dovrà gestire questa situazione con un numero di agenti in calo da anni.
Nonostante la rilevanza nazionale del ruolo, ben pochi sindaci di New York hanno assunto incarichi importanti a livello federale dopo la fine dei loro mandati. Nel 1946 uno dei sindaci più famosi, Fiorello La Guardia, ebbe un incarico importante nell’amministrazione del presidente Harry Truman, diventando direttore della United Nations Relief and Rehabilitation Administration, che gestiva aiuti per la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. Altri, come Lindsay, Rudy Giuliani, Michael Bloomberg e Bill de Blasio si sono candidati alle primarie dei rispettivi partiti per la presidenza, facendo poca strada.
Giuliani, che fu sindaco durante gli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, è stato il più vicino al potere presidenziale, diventando uno dei principali consiglieri di Trump nell’ultima fase della sua prima presidenza (2017-2021) e poi uno dei principali sostenitori della teoria infondata secondo cui Trump avrebbe vinto le elezioni presidenziali del 2020 (vinte in realtà da Joe Biden).
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