Il portentoso Ilia Malinin
A 20 anni sta dominando il pattinaggio di figura, facendo e rifacendo cose che è l’unico al mondo a fare

Chi segue il pattinaggio di figura solo alle Olimpiadi non ha probabilmente idea di chi sia Ilia Malinin. Nel 2022, alle ultime Olimpiadi invernali, aveva 17 anni e nemmeno partecipò. A quelle di Milano Cortina – le prossime, nel febbraio del 2026 – sarà il grande favorito, come forse nessun altro atleta sarà in nessun altro sport. A 20 anni Malinin, statunitense figlio di genitori uzbeki, è già stato due volte campione mondiale e non perde una gara dal 2023. Oltre a quanto vince è però una questione di come lo fa: con salti e movimenti che per tutti i suoi avversari sono impossibili.
La sensazione è che ormai Malinin sia in gara soprattutto contro sé stesso: è l’unico al mondo e nella storia a fare il salto quadruplo Axel, e nonostante l’età è già nella fase in cui l’obiettivo principale è migliorare i suoi stessi record mondiali. È appena successo in Canada, dove nella terza tappa del più importante circuito mondiale di gare di pattinaggio di figura ha migliorato il suo record nel programma libero, una delle due parti delle gare di singolo.
In pochi minuti Malinin ha fatto sei salti quadrupli (con quattro rotazioni) e due tripli axel. Il record è ancora più rilevante se si considera che è stato fatto senza quadruplo axel, il difficilissimo salto da quattro rotazioni e mezzo che dal 2022 in poi Malinin è l’unico a saper eseguire: se l’avesse fatto, il punteggio sarebbe stato ancora più alto.
In Canada, Malinin ha vinto con 333,81 punti totali, 228,97 dei quali nel programma libero. Il secondo classificato, l’estone Aleksandr Selevko, ne ha fatti 165,93 nel libero: oltre il 25 per cento in meno. È come se Malinin avesse vinto una maratona in due ore, con il secondo classificato che arriva mezz’ora dopo.
OA Sport, tra i pochissimi siti italiani a occuparsi di pattinaggio di figura (o “pattinaggio artistico”, come era noto fino a qualche anno fa), ha scritto che Malinin ha vinto «per dispersione, mettendo sul piatto una supremazia tecnica senza eguali». L’Équipe ha parlato di un «dominio totale». Lui ha detto solo di aver pattinato «con il pilota automatico» e di essere ancora alla ricerca della forma migliore in vista delle Olimpiadi.
Niente di nuovo, nonostante i suoi vent’anni. Già a marzo, dopo che vinse il suo secondo Mondiale, il Guardian lo definì «il Simone Biles del ghiaccio» (in riferimento alla fortissima ginnasta statunitense) e parlando della sua gara scrisse: «L’esito non è mai stato in dubbio, solo [il raggiungimento della] perfezione».
Malinin infila con naturalezza una dopo l’altra cose che per i suoi avversari sono tra il difficilissimo e l’impossibile anche se fatte da sole. Gli avversari lo hanno definito «invincibile» eppure ancora incompleto, nel senso che sembra avere margini per migliorarsi.
Nato a Fairfax, in Virginia, Malinin è figlio di Tatiana Malinina (dalla quale ha preso il cognome) e Roman Skorniakov, due pattinatori di figura nati in Unione Sovietica ma che hanno gareggiato per l’Uzbekistan e che si sono trasferiti poi negli Stati Uniti. Iniziò a pattinare a 6 anni e nel 2022 arrivò secondo ai campionati statunitensi senza però essere scelto per partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino, in Cina.
Sempre nel 2022, a 17 anni e alcuni mesi dopo le Olimpiadi, fece il suo primo quadruplo axel, un salto difficilissimo e pericoloso che da allora ha ripetuto diverse altre volte, continuando a essere l’unico al mondo a farlo. Il salto deve il nome al pattinatore norvegese Axel Paulsen, che già nell’Ottocento ne fece una primissima (e ovviamente non quadrupla) versione.
Nelle ultime stagioni Malinin ha continuato a migliorarsi, sia dal punto di vista atletico che da quello più legato alla parte artistica. Malinin fa con efficacia i backflip, i salti all’indietro che fino a poco tempo fa erano vietati, e introduce almeno un nuovo movimento in ogni stagione. È diventato anche il primo – e finora unico – a tentare sette salti quadrupli in un solo programma. Sul suo profilo Instagram si chiama Quadg0d, il “dio dei quadrupli”.
Malinin ha raccontato di aver senz’altro beneficiato dell’esperienza dei genitori, senza aver però mai percepito troppe pressioni da parte loro. Ha detto che quando era bambino e ragazzo riuscirono a stare a metà tra il ruolo di genitori e quello di allenatori: «A casa mi dicevano cosa fare meglio quando dovevo pattinare, ma allo stesso tempo capitava che fossimo sul ghiaccio e parlassimo di cosa avrei preferito mangiare a cena». Ha detto anche di non sapersi spiegare la sua eccezionalità: «Non so davvero dire se si tratti di genetica o allenamento, ma credo sia un po’ un misto tra queste due cose».

Malinin a marzo a Boston, Stati Uniti (Tim Clayton/Corbis via Getty Images)
Nelle prossime settimane Malinin avrà altre gare, la più importante delle quali – la finale del Grand Prix, il circuito internazionale – sarà a inizio dicembre in Giappone. Poi a febbraio ci saranno le Olimpiadi, dove ovviamente punta a vincere l’oro, magari facendo qualcosa di mai fatto prima anche in quell’occasione.
In questi mesi cercherà di migliorarsi, di inserire qualche altro quadruplo axel e fare sette diversi salti quadrupli in un solo programma (al solito: qualcosa di impensabile per gli altri). Già si parla addirittura di un possibile salto quintuplo (altra cosa che – nel caso – diventerebbe il primo di sempre a fare) o, dice lui «anche qualcosa di più».
– Leggi anche: Come si sceglie la musica nel pattinaggio di figura



