Il caso dell’avvocata generale dell’esercito israeliano è diventato politico
È accusata di aver diffuso illegalmente un video in cui soldati israeliani torturano un prigioniero palestinese, e ora il governo di Netanyahu se ne sta approfittando

Fino alla settimana scorsa Yifat Tomer-Yerushalmi era l’avvocata generale dell’esercito israeliano, cioè la principale consulente legale dei militari e la persona incaricata di indagare sulle loro eventuali violazioni. Ora è detenuta e al centro di un caso rocambolesco che riguarda un video di torture diffuso senza autorizzazione, le pressioni dell’estrema destra israeliana sul sistema giudiziario e un noto centro di prigionia per detenuti palestinesi.
Il caso di Tomer-Yerushalmi, che ha 51 anni, cominciò nel luglio del 2024, quando un uomo palestinese detenuto nel centro di prigionia di Sde Teiman fu ricoverato in ospedale con gravi traumi all’addome e al petto, delle costole rotte e una ferita al retto, avvenuta perché era stato sodomizzato con un coltello. L’enorme centro di Sde Teiman è stato aperto durante la guerra nella Striscia di Gaza per detenere i prigionieri palestinesi, molto spesso senza accuse formali, ed è diventato noto in questi anni per i frequenti casi di torture e abusi.
Pochi giorni dopo Tomer-Yerushalmi aprì un’indagine sul caso del prigioniero palestinese, e su suo ordine la polizia militare entrò nella prigione di Sde Teiman per arrestare nove soldati sospettati di aver compiuto torture e abusi. Poco dopo un gruppo di attivisti di estrema destra, tra cui alcuni parlamentari della coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu, si presentò davanti alla prigione, chiedendo la liberazione dei soldati. Ci furono tafferugli e qualche scontro tra i rivoltosi e la polizia militare, che proseguirono nel tribunale militare dove i sospetti erano stati portati: i rivoltosi assaltarono il tribunale, e furono respinti a fatica.

Le manifestazioni a favore dei soldati accusati di torture a Sde Teiman, 29 luglio 2024 (AP Photo/Tsafrir Abayov)
A quel punto la destra cominciò una campagna pubblica contro Tomer-Yerushalmi, accusandola di avere arrestato ingiustamente i nove soldati. Netanyahu parlò di «giustizia selettiva», mentre il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir disse che l’avvocata doveva «tenere giù le mani dai soldati».
La campagna in difesa dei soldati si placò quando, nell’agosto del 2024, uscì sulle televisioni israeliane una serie di video delle telecamere di sorveglianza di Sde Teiman. In uno si vede il detenuto palestinese che viene portato contro un muro da due soldati e che poco dopo si contorce a terra, mentre altri tre soldati coprono la scena con scudi antisommossa per evitare di essere ripresi dalle telecamere.
La pubblicazione dei video era illegale, perché si trattava di materiale d’indagine protetto da segreto, ma provocò un’enorme reazione, anche internazionale, e fornì all’avvocata Tomer-Yerushalmi la giustificazione per proseguire nella propria indagine.
Il caso si è riaperto mercoledì scorso quando si è scoperto che era stata la stessa Tomer-Yerushalmi a ordinare che il video fosse trasmesso ai media, come lei stessa ha ammesso poco dopo. Tomer-Yerushalmi è stata messa immediatamente in aspettativa, e pochi giorni fa ha lasciato il suo incarico. Nella lettera di dimissioni ha detto di aver ordinato la diffusione illegale del video «per contrastare la falsa propaganda diretta contro la giustizia militare», e ha poi aggiunto: «Purtroppo, l’assunto di base secondo cui ci sono azioni che non possono mai essere commesse, nemmeno contro il peggiore dei detenuti, non è più condiviso da tutti».
A quel punto la campagna della destra contro di lei è ricominciata con maggiore violenza. Vari politici e giornalisti hanno definito i soldati accusati di tortura degli «eroi», hanno chiesto la chiusura delle indagini contro di loro e hanno insultato brutalmente Tomer-Yerushalmi, anche con minacce personali.
Il primo ministro Netanyahu ha accusato Tomer-Yerushalmi di aver provocato uno dei peggiori «danni d’immagine» della storia di Israele. È notevole che il primo ministro abbia ritenuto dannosa la pubblicazione del video, e non le torture che mostra.

I detenuti a Sde Teiman, 2023 (Breaking The Silence via AP)
Domenica Tomer-Yerushalmi è anche sparita per qualche ora, cosa che ha fatto pensare che avesse tentato di suicidarsi. È cominciata una ricerca con mezzi di polizia e droni, e alla fine Tomer-Yerushalmi è stata ritrovata su una spiaggia di Tel Aviv. Non è chiaro perché sia sparita: secondo i suoi critici, stava cercando di distruggere delle prove. Dopo il suo ritrovamento è stata messa in stato di detenzione, anche se contro di lei non sono ancora state presentate accuse formali.
Ora il governo di Netanyahu potrebbe usare il caso di Tomer-Yerushalmi per indebolire ulteriormente l’autonomia della magistratura israeliana. Il ministro della Giustizia ne ha già approfittato per attaccare la procuratrice generale di Israele Gali Baharav-Miara (quella che si occupa della giustizia civile), accusandola di essere coinvolta nel caso.
Al tempo stesso, anche se l’avvocata Tomer-Yerushalmi ha cercato negli ultimi giorni di presentarsi come una sostenitrice dello stato di diritto contro gli abusi dei militari, la sua figura è in realtà complessa e problematica. Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un articolo in cui spiega che Tomer-Yerushalmi in questi anni di guerra ha sistematicamente insabbiato le indagini contro i crimini commessi da Israele a Gaza, anche quando erano palesi e ben documentati.
Alcune fonti dentro all’ufficio di Tomer-Yerushalmi hanno raccontato che evitò di aprire un’indagine quando l’esercito bombardò con i droni i veicoli della ong World Central Kitchen, o quando uccise 15 soccorritori e medici palestinesi, parte dei quali si trovava su mezzi della Croce rossa. «Tutto l’evento è documentato, e tutti sanno che fu sbagliato: dal punto di vista etico, operativo e delle leggi della guerra non era accettabile», ha detto una fonte a Haaretz, a proposito di quest’ultimo caso. Ma Tomer-Yerushalmi si è sempre rifiutata di aprire indagini, probabilmente proprio per timore delle reazioni del governo e dell’estrema destra.
Il prigioniero palestinese che subì le torture a Sde Teiman fu dimesso dall’ospedale e nei mesi scorsi è tornato a Gaza a seguito di uno scambio tra ostaggi e prigionieri. Questa è una buona notizia per lui ma potrebbe essere un problema per il processo contro i soldati accusati di averlo torturato: senza le dichiarazioni della vittima, condannare gli imputati diventa più difficile.



