La più forte tennista italiana di sempre?
Jasmine Paolini sta continuando a sorprendere e, come l'anno scorso, è tra le migliori al mondo sia nel singolare che nel doppio

Cominciano sabato a Riad, in Arabia Saudita, le WTA Finals, il torneo nel quale si affrontano le otto migliori tenniste della stagione che sta per concludersi. Per la seconda volta consecutiva tra loro ci sarà l’italiana Jasmine Paolini, che esordirà domenica contro Aryna Sabalenka e poi giocherà contro Coco Gauff e Jessica Pegula (il torneo prevede due gironi da 4 giocatrici prima di semifinali e finali). Paolini è peraltro l’unica a essersi qualificata anche per le Finals nel doppio, dove giocherà assieme a Sara Errani.
Esserci di nuovo, e in entrambi i tornei, è un risultato notevole, che dimostra la grande costanza di rendimento ormai raggiunta da Paolini. Dopo l’exploit dello scorso anno, in cui aveva ottenuto a sorpresa grandi risultati ed era passata dal 29esimo al quarto posto del ranking mondiale, questa è stata la stagione della sua conferma ai massimi livelli, pur avendo cambiato allenatore. A quasi trent’anni è ormai stabilmente tra le migliori tenniste al mondo, e ciò che ha fatto negli ultimi due anni rende ragionevole chiedersi se stia diventando o sia già diventata la miglior tennista italiana di sempre.
I confronti con le epoche passate, nello sport, sono un esercizio tanto complesso quanto frivolo, per certi versi, soprattutto quando si va molto indietro nel tempo. Il tennis di Jasmine Paolini è imparagonabile, per modo di giocare e contesto, a quello che giocava negli anni Sessanta Lea Pericoli, ma anche a quello degli anni Ottanta di Sandra Cecchini, tutt’oggi la tennista italiana con più tornei vinti in singolare (12). C’è anche una componente soggettiva, estetica, nel modo in cui tenniste e tennisti sono valutati, che esula in parte dai risultati. Per posizione occupata nel ranking e prestigio delle vittorie e dei risultati ottenuti, in ogni caso, le uniche giocatrici paragonabili a Paolini sono le quattro più importanti del miglior periodo vissuto dal tennis femminile italiano (almeno finora), quello a cavallo degli anni Dieci: Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani.
In quegli anni la Nazionale italiana vinse per quattro volte la Fed Cup, il principale torneo di tennis femminile per nazionali, che oggi si chiama Billie Jean King Cup. Ci furono soprattutto le prime, e per ora uniche, vittorie di tenniste italiane nei tornei singolari del Grande Slam, i più prestigiosi. Nel 2010 Schiavone vinse il Roland Garros e nel 2015 Pennetta fece lo stesso agli US Open, in una storica finale italiana in cui batté Vinci (la quale in semifinale aveva eliminato a sorpresa Serena Williams).

Roberta Vinci e Flavia Pennetta alla premiazione degli US Open del 2015 (AP Photo/David Goldman)
Jasmine Paolini non ha mai vinto un torneo del Grande Slam, ma lo scorso anno è riuscita ad arrivare in finale sia al Roland Garros sia a Wimbledon. Da sempre nel tennis far bene in entrambi i tornei è considerata una delle cose più difficili, perché si giocano a meno di un mese di distanza e su due superfici molto diverse, la terra rossa e l’erba. Solo poche tenniste prima di Paolini avevano giocato le due finali nello stesso anno (tra loro alcune delle più forti giocatrici della storia, come Steffi Graf e Serena Williams).
Era stato inaspettato il modo in cui Paolini, dopo anni tutto sommato anonimi e senza risultati di rilievo, aveva cominciato a ottenerne di ottimi (con una certa costanza più o meno da un anno prima del Roland Garros del 2024) e infine si era affermata in due tornei così prestigiosi. A Wimbledon addirittura era arrivata in finale dopo che, prima di quel torneo, non aveva mai vinto una sola partita sull’erba da professionista.
Qualche mese prima comunque Paolini aveva già vinto a Dubai il suo primo WTA 1000, torneo della seconda categoria per importanza dopo quelli del Grande Slam. Quest’anno ne ha vinto un altro, gli Internazionali di Roma, il più importante torneo italiano (che nel 2024 aveva già vinto nel doppio con Errani), battendo in finale la numero 3 al mondo Coco Gauff; in precedenza non aveva mai vinto due partite di fila agli Internazionali. «In questo anno e mezzo di eccezionalità ci ha fatto vedere quanto le piaccia stravolgere le statistiche tutte insieme, quando meno ce lo aspettiamo», scriveva la giornalista Ludovica Merletti commentando quella vittoria.
Il match point di Jasmine Paolini nella finale degli Internazionali del 2025
Con quei due successi, Paolini ha vinto da sola il numero di tornei 1000 vinti da tutte le altre giocatrici italiane messe assieme: prima di lei infatti ci erano riuscite solo Flavia Pennetta a Indian Wells nel 2014 e Camila Giorgi a Montreal nel 2021. Proprio il rendimento in questi tornei dà la dimensione di quanto sia forte oggi Paolini: nel 2025 ha raggiunto almeno gli ottavi di finale in otto WTA 1000 su nove, arrivando in finale a Cincinnati e perdendo poi contro Iga Swiatek, e in semifinale a Wuhan, dopo aver battuto proprio Swiatek per la prima volta, con una grande prestazione. Il quarto posto nel ranking raggiunto l’anno scorso è il più alto di sempre per una giocatrice italiana, alla pari con Francesca Schiavone.
Nel frattempo Paolini, come del resto Pennetta, Schiavone e soprattutto Vinci ed Errani, sta ottenendo grandi successi nel doppio e in Nazionale. Con Errani, la miglior doppista italiana e una delle migliori di sempre, ha vinto il Roland Garros quest’anno e, tra le altre cose, l’oro olimpico nel 2024. Con l’Italia ha vinto le ultime due Billie Jean King Cup, risultando decisiva sia nelle partite di singolare che di doppio.
Vinci e Pennetta vinsero 4 Fed Cup, Schiavone 3, Errani 3 con quel gruppo e 2 con questo in cui c’è anche Paolini. Schiavone, Pennetta ed Errani (due volte) sono anche le uniche altre giocatrici a essersi qualificate alle WTA Finals da quando vi partecipano solo 8 giocatrici (in passato erano 16). Sono state (sono, nel caso di Errani) tutte giocatrici forti e con un talento peculiare: Pennetta per i suoi colpi potenti e precisi da fondo campo; Vinci per le sue spettacolari volée e il suo serve and volley (cioè quando dopo il servizio si avanza subito verso la rete per colpire la pallina al volo dopo la risposta dell’avversaria), Schiavone per il suo rovescio a una mano e il suo tennis coraggioso e vario; Errani per la sua risposta e la sua resistenza. Vinci ed Errani formarono anche un’eccezionale coppia di doppio, che vinse tutti e quattro i tornei del Grande Slam. Nessuna di loro però, nel singolare, ha mai avuto la costanza e la solidità mostrate da Paolini negli ultimi due anni.

Roberta Vinci, Sara Errani, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta nel 2010 (ANSA/CLAUDIO ONORATI/ON)
Paolini è eccezionale anche per come sta andando oltre i suoi limiti: con il suo metro e 63 centimetri, è di gran lunga la più bassa tra le prime venti tenniste al mondo, eppure riesce a essere efficace sia negli scambi prolungati da fondo campo, sia a rete (anche grazie all’esperienza acquisita nel doppio). Ha un gioco molto vario, con cui può mettere in difficoltà praticamente qualsiasi avversaria e su diverse superfici. Ha giocato, come detto, le finali Slam su terra e erba, ma ha vinto sul cemento due dei suoi tre titoli (oltre ai due WTA 1000, il terzo fu un WTA 250 in Slovenia, nel 2021).
Non è la tennista con i colpi più potenti e spettacolari, ma ha un ottimo tempismo, cioè è brava a colpire la pallina al momento giusto; il sito specializzato Tennis Abstract alla fine dello scorso anno ha pubblicato un’analisi molto dettagliata in cui definiva probabile, per quanto inusuale, che Paolini potesse ripetere l’eccezionale stagione dell’anno scorso. Nel farlo citava tra le altre cose la solidità del suo dritto e l’abilità di prevedere il gioco: «La capacità di anticipazione è eccezionale e, come tutto il resto, è migliore rispetto all’anno scorso [il 2023]».
Molte sue avversarie di recente hanno fatto notare come Paolini sia sempre più brava a prendere il controllo della partita. Dopo la finale di Roma, Gauff disse: «Mi ha costretta a giocare male, con il suo atteggiamento aggressivo»; quando l’anno scorso perse contro di lei a Wimbledon, Emma Navarro la definì «una giocatrice completamente diversa rispetto a quando l’ho affrontata in passato», dicendo di avere l’impressione di non essere mai stata in controllo degli scambi.
Sarà difficile per Paolini vincere le WTA Finals: ci arriva da sfavorita, come ultima testa di serie. Sarà ancor più difficile fare un’altra, ottima stagione l’anno prossimo, ma i margini ci sono, in particolare negli Slam, dove quest’anno è andata un po’ peggio. D’altra parte però in tutti i grandi risultati che ha ottenuto finora il suo rendimento è stato in qualche misura imprevisto e sorprendente, e anche questo l’ha resa una tennista interessante da seguire.
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