In Sudan le Rapid Support Forces sono infine entrate ad Al Fashir
I paramilitari hanno sottratto all'esercito l'ultima importante base militare del Darfur, dopo un assedio durato mesi

Le Rapid Support Forces (RSF), il gruppo paramilitare che in Sudan sta combattendo una sanguinosa guerra civile contro l’esercito, ha detto di aver preso il controllo della principale postazione militare dell’esercito ad Al Fashir, l’ultima importante città della regione del Darfur che ancora non ha conquistato. Al Fashir è sotto assedio da aprile del 2024 (i primi scontri risalgono addirittura ad aprile del 2023): la sua caduta sarebbe un momento importante nella guerra e consoliderebbe la divisione in due parti del Sudan. Le province occidentali e sudoccidentali del paese sono controllate dalle Rapid Support Forces; quelle orientali, compresa la capitale Khartum, dall’esercito.
BBC News ha verificato alcuni video che circolano online e mostrano i paramilitari delle Rapid Support Forces dentro alla postazione militare. Non è chiaro però se il gruppo abbia preso il controllo completo della città di Al Fashir: le truppe dell’esercito hanno abbandonato il quartier generale ma potrebbero essersi posizionate in altre zone della città. Ad Al Fashir oggi ci sono circa 260mila persone, che erano bloccate da mesi senza cibo né aiuti. In migliaia stanno fuggendo, come mostrano anche alcuni video circolati online.
L’ingresso dei soldati delle Rapid Support Forces fa temere nuovi episodi di diffuse violenze contro i civili, che potrebbero trasformarsi in massacri su base etnica. Secondo le Nazioni Unite i miliziani del gruppo uccisero oltre 15mila civili quando conquistarono El Geneina, un’altra città del Darfur, alla fine del 2023. Le Rapid Support Forces sono di fatto una evoluzione dei janjawid, la famigerata milizia che tra il 2003 e il 2005 massacrò centinaia di migliaia di sudanesi in Darfur.
La guerra civile in Sudan è iniziata nell’aprile del 2023, e da allora i combattimenti e gli attacchi hanno provocato 12 milioni di sfollati (su circa 50 milioni di abitanti), almeno 150mila morti e una delle peggiori crisi umanitarie di questo secolo. L’esercito è guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan, che ambisce a diventare il leader supremo del paese. Le Rapid Support Forces invece sono comandate da Mohamed Hamdan Dagalo, un generale che è conosciuto con il soprannome Hemedti e vorrebbe anche lui diventare il leader supremo del paese.

Un soldato delle RSF in un parata del 2019 (AP Photo/Hussein Malla)
Lo scorso marzo l’esercito è riuscito a riconquistare la capitale Khartum, che per due anni era rimasta in stato d’assedio e divisa tra le due fazioni. I miliziani delle Rapid Support Forces hanno quindi cominciato a ritirarsi verso ovest, in Darfur, dove hanno concentrato i loro sforzi militari per eliminare le resistenze dell’esercito e delle milizie alleate. Hanno poi annunciato la formazione di un governo parallelo.
Ad aprile i soldati delle Rapid Support Forces hanno ucciso più di 1.500 persone in un brutale attacco al campo profughi di Zamzam, sempre in Darfur: è stato uno dei peggiori massacri dall’inizio della guerra e ha costretto più di mezzo milione di persone ad andarsene dalla zona, spesso proprio verso Al Fashir.
Durante l’assedio della città ci sono stati frequenti bombardamenti su obiettivi civili come moschee, ospedali e cucine comuni: 600mila persone sono riuscite a fuggire, altre 260mila come detto sono rimaste intrappolate dentro. Le Rapid Support Forces hanno anche iniziato a costruire intorno alla città un muro lungo 30 chilometri.

Il campo profughi di Zamzam, non lontano da Al Fashir (Lynsey Addario/Getty Images)
Negli ultimi mesi vari testimoni hanno raccontato che, a causa della mancanza di altro cibo, la popolazione mangiava quasi esclusivamente ombaz, una pasta fatta mischiando acqua e una farina di bucce di arachidi pressate che di solito viene usata come mangime per animali e in cui si crea molto facilmente la muffa. Molte persone sono morte per intossicazioni da ombaz, mentre altre sono state uccise mentre tentavano di scappare dalla città.
Dal punto di vista strategico, per le Rapid Support Forces la conquista di Al Fashir è importante perché consolida il controllo del gruppo sulla regione e garantisce facili collegamenti militari dal nord, al confine con la Libia (dove i miliziani si riforniscono di petrolio e in parte di armi). Rafforza inoltre la divisione in due parti del Sudan, ma per ora non sembra che questo possa portare a una diminuzione dei combattimenti. Negli ultimi mesi le Rapid Support Forces hanno compiuto anche molti attacchi con i droni a Port Sudan, città sulla costa del mar Rosso dove risiede il governo di guerra dell’esercito, e a Khartum.
I droni e molte delle altre armi a disposizione delle Rapid Support Forces arrivano dagli Emirati Arabi Uniti, il principale alleato, ma anche dai vicini Ciad, Libia ed Etiopia. Anche le compagnie di mercenari russi che operano in Africa hanno dato loro sostegno negli anni passati. L’esercito sudanese invece utilizza armi e droni prodotti in Iran e in Turchia.
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