• Sport
  • Venerdì 24 ottobre 2025

Le squadre canadesi non vincono quasi mai, negli Stati Uniti

Non ce la fanno nel calcio, nel basket e nemmeno nell’hockey; ma ora i Toronto Blue Jays possono provarci nel baseball

Il simbolo dei Toronto Blue Jays (AP Photo/Nick Wass)
Il simbolo dei Toronto Blue Jays (AP Photo/Nick Wass)
Caricamento player

Le World Series di MLB (le finali del campionato nordamericano di baseball) inizieranno sabato e saranno tra la squadra statunitense dei Los Angeles Dodgers e quella canadese dei Toronto Blue Jays. È piuttosto inconsueto che una squadra canadese arrivi in finale in un grande torneo nordamericano di baseball, di football, di basket, di calcio e perfino di hockey su ghiaccio. Ed è ancora ancora più raro che vinca: negli ultimi 32 anni è successo solo nel 2017, quando il Toronto FC vinse la MLS (il campionato di calcio, comunque meno importante degli altri); e nel 2019, quando i Toronto Raptors vinsero l’NBA, il campionato nordamericano di basket.

Le squadre canadesi vincono meno di quelle statunitensi perché sono di meno. Sia in NBA che in MLB c’è solo una squadra canadese, e in MLS ce ne sono tre su trenta. Nella NHL, il campionato di hockey, le squadre canadesi sono 7 su 32, cosa che rende ancora più strano il fatto che nessuna di loro vinca da oltre trent’anni. In Canada l’hockey è lo sport nazionale e la nazionale canadese è tra le più forti al mondo. La stessa NHL è nata in Canada, a differenza delle altre grandi leghe nordamericane fondate negli Stati Uniti.

La NHL è la lega meno statunitense di tutte: in Québec, in Canada, è chiamata “Ligue nationale de hockey”, anche sui dischi ufficiali (Minas Panagiotakis/Getty Images)

Esistono anche leghe esclusivamente canadesi, come la Canadian Elite Basketball League, fondata nel 2019. Ma le principali squadre canadesi di calcio, baseball, basket e hockey competono tutte con quelle statunitensi, in quelli che di fatto sono campionati sovranazionali, seppur con una netta prevalenza di squadre statunitensi.

Non c’è nessuna regola che vieti a una squadra non statunitense di entrare in un campionato statunitense: basta che la squadra in questione paghi e sia potenzialmente remunerativa. Le leghe nordamericane sono società private, che non prevedono promozioni né retrocessioni, e le squadre ci partecipano comprandosi un posto. In Europa è meno frequente, ma talvolta succede: per esempio nell’hockey su ghiaccio.

Per una lega statunitense “espandersi” in città canadesi come Toronto, Vancouver o Montréal è quindi abbastanza naturale. Sono molto vicine agli Stati Uniti e sono città piuttosto grandi, con appassionati e sponsor, e quindi buone opportunità di guadagno.

La cultura sportiva statunitense e quella canadese, poi, sono molto affini. James Naismith, che inventò il basket, era canadese; e nel 1946 la prima partita di sempre di NBA (quando si chiamava ancora ABA, cioè American Basketball Association) si giocò a Toronto. La disputarono i New York Knicks e i Toronto Huskies, una squadra che si sarebbe sciolta l’anno dopo.

Da allora il Canada non ha più avuto squadre di NBA fino al 1995, quando nacquero i Toronto Raptors (che esistono ancora) e i Vancouver Grizzlies, che nel 2001 si sono spostati a Memphis, negli Stati Uniti. Anche grazie a queste due squadre il basket è ora molto più popolare in Canada, e stanno arrivando ottimi giocatori canadesi. La scorsa stagione di NBA Shai-Gilgeous Alexander è diventato il secondo canadese a vincere il premio di miglior giocatore dell’anno, dopo Steve Nash (che lo vinse nel 2005 e 2006).

Nel 2016 i Toronto Raptors indossarono la divisa blu degli Huskies e misero al centro del campo il logo della prima squadra di Toronto, 8 dicembre 2016 (Tom Szczerbowski/Getty Images)

Nel 2016 i Toronto Raptors indossarono la divisa blu degli Huskies e misero al centro del campo il logo della prima squadra di Toronto, 8 dicembre 2016 (Tom Szczerbowski/Getty Images)

Lo stesso baseball – spesso definito dagli statunitensi “America’s pastime”, cioè il passatempo statunitense per eccellenza (loro con America intendono gli Stati Uniti) – ha una lunga tradizione nel sud-ovest del Canada. Ci si giocava già a inizio Ottocento, pur con un formato un po’ diverso. E all’inizio del Novecento c’erano numerose squadre canadesi nelle Minor League, una lega nordamericana inferiore rispetto all’MLB.

Nel baseball i canadesi hanno vinto molto più che nel basket: i Blue Jays vinsero la MLB nel 1992 e nel 1993. E nel 1994 i Montreal Expos – che non esistono più da vent’anni, e il cui nome è legato all’Esposizione universale che si tenne in città nel 1967 – avrebbero probabilmente vinto il campionato, che fu però annullato a causa di uno sciopero.

Anche in NHL l’ultima vittoria di una squadra canadese fu nel 1993. Ma è un caso molto più eccezionale perché, come detto, in NHL le squadre canadesi sono più che nelle altre leghe, e soprattutto l’hockey è uno sport che i canadesi hanno dominato per anni.

Il problema principale è che negli ultimi trent’anni la NHL – nata nel 1917 con appena quattro squadre, tutte canadesi – è diventata sempre più statunitense. E la responsabilità è anche di Wayne Gretzky, l’hockeista più forte di tutti i tempi.

Soprannominato “The Great One”, Gretzky giocò in NHL dal 1978 al 1999. Nel 1988, quando gli Edmonton Oilers – la sua squadra canadese, alle prese con seri problemi economici – decisero di scambiarlo, Gretzky andò ai Los Angeles Kings. Fu una decisione storica e sorprendente: perché “The Great One” lasciava il Canada, e perché addirittura andava in California, nel sud degli Stati Uniti, dove per comprensibili ragioni climatiche l’hockey era poco seguito e pochissimo praticato.

Ma fu proprio l’arrivo di Gretzky in California a rendere la NHL molto più popolare negli Stati Uniti. E mentre aumentavano le squadre statunitensi, cresceva la competizione e le squadre canadesi perdevano rilevanza. Alcune ebbero difficoltà a far tornare i conti, e qualcuna pensò persino di andare negli Stati Uniti.

Wayne Gretzky con i Los Angeles Kings, 20 marzo 1995 (Al Pereira/Michael Ochs Archives/Getty Images)

Secondo The Athletic le squadre canadesi hanno altri problemi, non solo economici, in conseguenza dei quali i migliori giocatori della lega preferiscono giocare negli Stati Uniti. In Canada la pressione mediatica è altissima e le aspettative sulle squadre canadesi sono molto elevate, soprattutto dopo tanti anni senza vittorie. C’entrano pure le tasse, che in Canada sono più alte rispetto al Texas o alla Florida. A parità di stipendio lordo, in Florida un giocatore di hockey guadagna più che in Canada.

Ma c’è anche una certa dose di sfortuna. Negli ultimi 30 anni una squadra canadese è arrivata in finale di NHL sette volte (gli ultimi furono gli Edmonton Oilers l’anno scorso), e ha sempre perso.

Insomma, se i Toronto Blue Jays dovessero vincere le World Series sarebbe un grande successo sportivo per la squadra, che parte nettamente sfavorita contro i fortissimi (e ben più ricchi) Los Angeles Dodgers. Sarebbe una gran storia per il baseball, visto che si dice i Dodgers siano talmente dominanti da stare “rovinando il baseball”, tra le altre cose per merito (o colpa, dipende dai punti di vista) del giapponese Shohei Ohtani, già considerato il miglior giocatore di baseball di tutti i tempi. E sarebbe un grande successo sportivo per tutto il Canada, ormai ben poco avvezzo a vittorie di questo tipo.