Incontro sì, incontro no
Trump ha smentito che vedrà Putin in Ungheria, dicendo che sarebbe «una perdita di tempo»: intanto i negoziati non vanno da nessuna parte

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è rimangiato l’incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin, che Trump stesso aveva annunciato giovedì scorso dopo averci parlato lungamente al telefono. Martedì l’amministrazione Trump ha detto che non ci sarà alcun incontro nel «futuro immediato», e che il presidente non vuole «un incontro sprecato» né «una perdita di tempo». La ragione implicita è che Trump non è riuscito a smuovere Putin dalle sue richieste massimaliste per mettere fine alla guerra in Ucraina. I funzionari russi, inoltre, hanno fatto capire che il regime non ha intenzione di fermare la guerra ora.
Trump, dicendo che non vuole «un incontro sprecato», ha eluso la domanda dei giornalisti, che gli chiedevano se fosse stato cancellato o rinviato
Trump aveva parlato del nuovo incontro con Putin con toni assai ottimistici ma senza indicare una data, e aveva detto che si sarebbe tenuto a Budapest, in Ungheria, un paese con un governo vicino a entrambi i presidenti. Il New York Times ha definito la discussione un «tira e molla», aggiungendo che è emblematico delle relazioni tra i due presidenti, con Trump che blandisce Putin perché ha fretta di intestarsi la fine della guerra, il presidente russo che la impedisce, e Trump che torna a mostrarsi insofferente.
I principali ostacoli sono due. Putin pretende che l’Ucraina ceda l’intera regione del Donbas, incluse le parti che il suo esercito non ha occupato. Chiede inoltre che l’accordo venga raggiunto prima di un cessate il fuoco – e non dopo, come spesso avviene – in modo da poter proseguire la guerra a suo piacimento, visto che i negoziati sarebbero con ogni probabilità molto lunghi e il regime potrebbe dilatarli facendo ostruzionismo.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fa una conferenza stampa fuori dalla Casa Bianca dopo aver incontrato Trump, il 17 ottobre a Washington (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
Sul primo punto, secondo varie ricostruzioni giornalistiche, Trump ha cercato invano di convincere Zelensky a fare maggiori concessioni territoriali durante il loro incontro di venerdì scorso. In quell’occasione, peraltro, almeno in pubblico Trump non si era sbilanciato sulla possibilità di fornire all’Ucraina i missili Tomahawk a lungo raggio (la questione su cui c’erano più aspettative) e ne aveva anzi parlato come di una possibile «escalation», ripetendo la retorica di Putin con cui aveva parlato il giorno prima.
Il governo ucraino ha sempre detto di considerare inaccettabile cedere alla Russia i territori che non controlla. Martedì 11 leader europei, tra cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, hanno diffuso un comunicato congiunto in cui sostengono la posizione di Zelensky, ma cercano di presentarla come se fosse la stessa del presidente statunitense, dicendo: «L’attuale linea del fronte dovrebbe essere il punto d’inizio dei negoziati».

Donald Trump e Vladimir Putin durante la conferenza stampa del loro incontro in Alaska, lo scorso 15 agosto (Daniel Torok/White House/ZUMA Press Wire)
Sia Zelensky sia Trump hanno scelto di raccontare l’incontro di venerdì come positivo. Tra l’altro Trump ha smentito di aver spinto Zelensky a cedere più territori e, almeno pubblicamente, ha detto che i combattimenti dovrebbero fermarsi «dove sono ora», anche in Donbas, e cioè il presupposto dell’Ucraina e dei suoi alleati europei.
In questi giorni il presidente statunitense ha fatto anche una dichiarazione che è per certi versi esemplare della sua ambiguità sulla guerra: ha detto che pensa che l’Ucraina potrebbe ancora vincerla, ma che non pensa che ci riuscirà.
Negli ultimi mesi Trump ha cambiato ripetutamente idea: inizialmente era stato molto accomodante con Putin, poi si era mostrato sempre più insofferente per la sua inamovibilità, anche durante il loro incontro in Alaska dello scorso 15 agosto. A fine settembre Trump aveva detto per la prima volta che l’Ucraina avrebbe potuto vincere la guerra e riprendersi tutti i territori occupati, e l’intelligence statunitense aveva iniziato ad aiutare l’Ucraina a colpire le raffinerie russe.
– Leggi anche: Com’era andato davvero il loro ultimo incontro, secondo il Financial Times



