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  • Martedì 21 ottobre 2025

Nicolas Sarkozy ha iniziato a scontare la sua pena in carcere

Cinque anni, per associazione a delinquere: è il primo presidente francese ad andare in prigione dal secondo dopoguerra

Nicolas Sarkozy esce di casa per andare in prigione, assieme a sua moglie Carla Bruni (AP Photo/Thibault Camus)
Nicolas Sarkozy esce di casa per andare in prigione, assieme a sua moglie Carla Bruni (AP Photo/Thibault Camus)
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Martedì l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è entrato nel carcere della Santé, a Parigi, per iniziare a scontare una condanna a cinque anni per associazione a delinquere. Lo scorso settembre un tribunale francese di primo grado aveva stabilito che nella campagna elettorale per le presidenziali del 2007 Sarkozy provò a ottenere finanziamenti illeciti dal regime del dittatore libico Muammar Gheddafi: Sarkozy vinse poi quelle elezioni al ballottaggio.

Sarkozy ha 70 anni, è uno dei politici francesi più influenti degli ultimi vent’anni ed è il primo presidente della Francia dal secondo dopoguerra a essere imprigionato. Mentre usciva da casa sua per andare in carcere è stato salutato da alcune decine di persone che si erano radunate in suo sostegno.

Fu presidente dal 2007 al 2012 con un partito che fondò lui stesso e da cui nel 2015 nacquero i Repubblicani, il principale partito della destra tradizionale. Era già stato condannato due volte per corruzione (di cui una in via definitiva), ma finora gli erano sempre state concesse misure alternative al carcere, come gli arresti domiciliari. Ora invece dovrà aspettare in carcere l’inizio del processo di appello, cosa che potrebbe richiedere fino a un anno e mezzo.

I giudici hanno giustificato il provvedimento che richiedeva la sua carcerazione immediata dicendo che la gravità dei fatti contestati era tale da rischiare di compromettere la fiducia dei cittadini nel fatto che i loro rappresentanti eletti agiscano secondo l’interesse pubblico. I suoi avvocati chiederanno alla Corte di appello che venga rilasciato in anticipo: normalmente la Corte ha due mesi di tempo per esprimersi, ma è possibile che esamini questo caso più rapidamente.

– Leggi anche: Sarkozy era ancora influente

Il carcere di La Santé ha riaperto nel 2019 dopo quattro anni di lavori di ristrutturazione, ed è considerato in buone condizioni per essere una struttura detentiva. Formalmente Sarkozy non avrà uno status particolare, ma secondo quanto riferito da molti giornali francesi e stranieri per tutelarlo sarà separato dagli altri detenuti e avrà una cella singola. Non è chiaro se verrà messo nell’ala del carcere dedicata all’isolamento o nella zona QB4, nota informalmente come «l’ala dei VIP», destinata alle persone ritenute vulnerabili e spesso assegnata a politici o celebrità. Questa zona ha 19 celle singole e uno spazio all’aperto dove si può fare esercizio fisico.

I sostenitori di Sarkozy fuori da casa sua prima che uscisse per andare in carcere (Pierre Suu/Getty Images)

Durante la detenzione all’ex presidente saranno concesse due visite alla settimana, comprese quelle con la moglie e i figli, ma potrà parlare con i suoi avvocati senza limiti di tempo. Un telefono intercettato con alcuni numeri preregistrati gli permetterà di contattare direttamente i suoi cari. Ai detenuti sono concessi tre libri con copertina flessibile a settimana (sono vietate le copertine rigide): Sarkozy ha detto al giornale francese Le Figaro che porterà con sé «Il conte di Montecristo in due volumi e la biografia di Gesù di Jean-Christian Petitfils», uno storico e politologo francese.

Sarkozy non ha tenuto discorsi davanti ai giornalisti e alle persone che manifestavano per lui, ma martedì mattina sui suoi profili social è stato postato un messaggio che dice che a venire imprigionato «non è un ex presidente della Repubblica» ma «un innocente» e in cui critica duramente la sentenza contro di lui.

L’auto con a bordo Nicolas Sarkozy, scortata dalla polizia, arriva al carcere di La Santé (Kiran Ridley/Getty Images)

Le indagini e il processo che hanno portato alla condanna sono durati quasi dieci anni, durante i quali la procura francese ha cercato di dimostrare i rapporti illeciti avvenuti nel 2007 tra Sarkozy, al tempo candidato alla presidenza, e il regime del dittatore libico Gheddafi, ucciso nel 2011.

La sentenza ha stabilito che Sarkozy permise ai membri del suo staff di chiedere finanziamenti illeciti alla Libia per la sua campagna elettorale. In cambio Gheddafi si accordò per ricevere favori diplomatici, legali e commerciali, oltre all’aiuto a riabilitare la propria immagine con i paesi occidentali. Al tempo Gheddafi governava la Libia da 38 anni in modo estremamente autoritario, ed era stato anche accusato di essere responsabile di due attentati contro aerei di compagnie occidentali.

Non è stato possibile provare che dei soldi provenienti dal regime libico fossero effettivamente usati per finanziare la campagna elettorale di Sarkozy, ma per la legge francese un sistema di corruzione può costituire un reato anche se non c’è stato uno scambio di denaro, o se questo scambio non può essere provato. Per via della mancanza di una prova definitiva sull’uso dei finanziamenti, nello stesso processo Sarkozy è stato assolto dalle accuse di corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Sarkozy e i suoi avvocati hanno sempre negato tutte le accuse.