I contestati attacchi degli Stati Uniti alle barche che partono dal Venezuela
Da settembre hanno ucciso decine di persone, accusate senza prove di narcotraffico: molti esperti le ritengono illegali

Dall’inizio di settembre almeno 27 persone sono state uccise in sei operazioni militari statunitensi contro imbarcazioni accusate di trasportare droghe illegali nel mar dei Caraibi, vicino al Venezuela. Durante l’ultimo di questi attacchi, avvenuto venerdì 17 ottobre, gli Stati Uniti hanno ucciso un numero imprecisato di persone: fonti del governo hanno anche detto al Washington Post che due persone sopravvissute sono state arrestate. Gli attacchi fanno parte di un’estesa operazione militare voluta dall’amministrazione di Donald Trump, che ha lo scopo dichiarato di contrastare il traffico di droga dal Venezuela agli Stati Uniti. Fin da subito però sono stati molto contestati, e sono ritenuti illegali da molti esperti di diritto.
L’operazione era cominciata a fine agosto, quando gli Stati Uniti iniziarono a inviare navi militari al largo del Venezuela, impiegando quasi 5mila militari. Da tempo Trump accusa il presidente venezuelano Nicolàs Maduro (che governa in modo autoritario) di far parte insieme ad altri membri del governo di un’organizzazione di narcotrafficanti chiamata Cártel de los Soles, la cui esistenza ed eventuale struttura gerarchica sono dibattute.
L’amministrazione Trump sostiene di aver colpito navi che stavano trasportando droga verso gli Stati Uniti. Tutto però si è svolto in modo molto inusuale. Invece di sequestrare l’eventuale carico e arrestare le persone a bordo, i militari hanno attaccato le imbarcazioni in acque internazionali, uccidendo persone contro cui non era stata avviata alcuna indagine né tantomeno un processo. Delle persone uccise si sa poco o nulla: è stata l’amministrazione a dire di averne uccise 27, senza fornire prove né sul loro numero né sul fatto che trasportassero sostanze illegali. Anche delle due persone che sarebbero state arrestate venerdì non si sa nulla.
Il Congresso e i media statunitensi hanno provato a ottenere più informazioni sulla legittimità delle operazioni, ma finora l’amministrazione è rimasta molto vaga.

Il presidente Donald Trump (in centro) durante un incontro alla Casa Bianca con il segretario di Stato Marco Rubio (sinistra) e il segretario della Difesa Pete Hegseth (destra), il 9 ottobre 2025 (AP/Evan Vucci)
In un documento condiviso a settembre con i deputati, Trump ha giustificato l’operazione sostenendo che gli Stati Uniti siano in un «conflitto armato non internazionale contro i cartelli della droga». Nel documento ha definito le organizzazioni del narcotraffico «organizzazioni terroristiche» e le persone accusate di farne parte «combattenti illegali». Tuttavia non ha fornito una lista di quelle che avrebbe classificato come organizzazioni terroristiche e che sarebbero l’obiettivo dell’operazione.
A inizio ottobre, dopo uno degli ultimi attacchi, il segretario alla Difesa Pete Hegseth si era limitato a dire che l’intelligence non aveva «alcun dubbio» del fatto che l’imbarcazione colpita trasportasse droghe illegali e che le persone a bordo fossero «narcoterroristi»; aveva poi condiviso un video che mostra il momento in cui la barca viene colpita, ma da cui non emerge alcun riscontro delle sue affermazioni.
Il segretario di Stato Marco Rubio ha difeso gli attacchi, inquadrandoli come legittima difesa e sostenendo che i cartelli della droga siano «una minaccia diretta alla sicurezza degli Stati Uniti». Trump ha anche autorizzato la CIA, la principale agenzia di intelligence statunitense per l’estero, a fare operazioni segrete in Venezuela, non si sa di che tipo.
Negli Stati Uniti l’uso della forza militare è in parte regolato da una legge degli anni Settanta che bilancia i poteri tra presidente e Congresso. Se non c’è una dichiarazione di guerra formale o un’autorizzazione preventiva, il presidente deve giustificare ai parlamentari le ragioni dell’intervento entro 48 ore. In questo caso molti ritengono che le giustificazioni presentate dall’amministrazione Trump non fossero abbastanza concrete.
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La sede del Congresso a Washington, 8 ottobre 2025 (AP Photo/John McDonnell)
Per questo a inizio ottobre alcuni parlamentari Democratici avevano presentato una mozione che avrebbe introdotto un passaggio in più, imponendo a Trump di ottenere l’approvazione del Congresso prima di autorizzare nuovi attacchi contro le navi. I Repubblicani però hanno la maggioranza al Senato: nonostante in queste settimane ci siano stati anche parlamentari Repubblicani che hanno richiesto più chiarezza sulla questione, alla fine soltanto due hanno votato insieme ai Democratici. Non abbastanza per approvare la mozione.
Secondo molti esperti l’obiettivo reale delle operazioni in Venezuela sarebbe mettere pressione sul regime di Maduro. Già durante la sua prima amministrazione (2017-2021) Trump aveva provato a sostenere l’opposizione a Maduro nel tentativo di destituirlo, senza riuscirci. Maduro è stato rieletto per un terzo mandato a luglio del 2024, nonostante documentate accuse di brogli, e gli Stati Uniti non hanno mai riconosciuto quella vittoria.
Da mesi l’inviato speciale della Casa Bianca Richard Grenell stava conducendo dei negoziati riservati con il regime di Maduro, nel tentativo di spingerlo a dimettersi volontariamente e ammettere il proprio ruolo nel narcotraffico internazionale. Non era riuscito a ottenere nessuna delle due cose, e a inizio ottobre Trump aveva ordinato di interrompere la missione diplomatica e i rapporti con il Venezuela.

Una foto della cerimonia di giuramento di migliaia di civili che hanno preso parte alle milizie popolari di Maduro, a La Guaira, 16 ottobre 2025 (Jesus Vargas/dpa)
Intanto Maduro sta usando la questione a scopo di propaganda: ha sostenuto che gli Stati Uniti vogliano provocare un incidente con le forze di sicurezza venezuelane, in modo da giustificare l’occupazione del paese e rovesciare il suo governo. Ha anche mobilitato delle milizie che dice essere composte da milioni di riservisti e civili per preparare una possibile resistenza (i numeri sono impossibili da verificare, ma ritenuti poco realistici).



