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  • Lunedì 6 ottobre 2025

Quando il Cile di Pinochet commissionava attentati a Roma

A militanti neofascisti italiani, che il 6 ottobre del 1975 spararono al leader della Democrazia Cristiana cilena Bernardo Leighton e a sua moglie Anita Fresno

Il politico cileno Bernardo Leighton e la moglie Anita Fresno (Biblioteca del Congreso Nacional, CC BY 3.0 CL)
Il politico cileno Bernardo Leighton e la moglie Anita Fresno (Biblioteca del Congreso Nacional, CC BY 3.0 CL)
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Cinquanta anni fa, il 6 ottobre del 1975, il leader della Democrazia Cristiana cilena Bernardo Leighton e sua moglie Anita Fresno stavano rientrando nella loro casa di Roma, in via Aurelia 145, quando un uomo sparò loro due colpi di pistola da breve distanza. Decenni dopo, processi e ricostruzioni storiche basate su archivi desecretati accertarono che l’attentato fu commissionato dai servizi segreti del regime cileno di Augusto Pinochet e che fu compiuto da terroristi neofascisti italiani, Stefano Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale e Pierluigi Concutelli di Ordine Nuovo.

In Cile la dittatura di Pinochet era cominciata con il colpo di stato dell’11 settembre del 1973 che aveva rovesciato il governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Durò fino al 1990.

L’attentato contro Leighton a Roma fu l’episodio più clamoroso della collaborazione fra il regime cileno e il terrorismo italiano di estrema destra, che durò alcuni anni. Ma fu anche uno di vari attentati che la DINA (Dirección de Inteligencia Nacional), il servizio segreto cileno, organizzò all’estero con l’obiettivo di eliminare gli oppositori politici e di combattere a livello mondiale quello che veniva definito genericamente come «il comunismo». Per farlo si affidò a una rete di movimenti extraparlamentari e gruppi armati in vari paesi europei: i neofascisti italiani ebbero un ruolo importante.

Il contesto di quegli anni e le lunghe vicende processuali sono ricostruite nel libro Condor Nero. L’Internazionale fascista da Pinochet a Roma della giornalista cilena Patricia Loreto Mayorga. Il condor del titolo è quello dell’operazione Condor, un patto fatto negli anni Settanta tra le polizie segrete delle dittature militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay, con la collaborazione degli Stati Uniti, che aveva l’obiettivo di eliminare ogni forma di opposizione tramite violenza, sparizioni, torture e omicidi mirati di dissidenti che erano scappati all’estero.

Anche Leighton si trovava a Roma in esilio forzato. Fra gli anni Trenta e Sessanta era stato ministro in Cile più volte, e dopo il colpo di stato del 1973 aveva firmato con altri tredici deputati cileni una dichiarazione di condanna del golpe. Nonostante la sua Democrazia Cristiana fosse all’opposizione durante la presidenza Allende, Leighton difese sempre la democrazia nel paese. Nel febbraio del 1974 fu invitato dalla Democrazia Cristiana italiana a partecipare ad alcuni convegni e lavori a Roma, e si stabilì per alcuni mesi in città. A settembre, quando stava per rientrare in Cile, la giunta militare di Pinochet emise un decreto che gli impediva di rientrare in patria. Per questo restò a Roma.

Leighton era considerato una minaccia dal regime di Pinochet perché lavorava per mettere insieme le forze democratiche cilene, sia cattoliche che di sinistra, per creare un’opposizione unita al regime militare di Pinochet. Erano gli anni in cui anche in Italia si parlava di “compromesso storico” fra Partito Comunista e Democrazia Cristiana per governare insieme.

Il generale Augusto Pinochet in una immagine del 18 settembre 1973 (HORACIO VILLALOBOS/ ANSA)

In Cile sin dal 1973 Pinochet aveva affidato al generale Manuel Contreras la guida della DINA. Il potente servizio segreto operò per reprimere ogni dissenso interno con incarcerazioni, torture e uccisioni degli oppositori politici (oltre 3.500 morti, più di 28mila vittime di tortura, persecuzioni, esilio forzato o detenzione politica). Alla fine del 1974 Contreras voleva espandere al di fuori del paese la lotta al comunismo, facendo diventare il Cile una sorta di riferimento per i movimenti di destra.

Fu così che, nell’ambito dell’operazione Condor, la DINA si affidò a Michael Townley, statunitense sposato con una cilena che divenne uno dei più importanti agenti cileni all’estero. Townley si occupò inizialmente di opere di disinformazione, di strumenti di intercettazione e di studi sull’uso di gas letali (come il gas sarin). Poi fu incaricato di organizzare alcuni omicidi di dissidenti all’estero. Il primo fu il generale Carlos Prats, ex comandante in capo dell’esercito cileno e vicepresidente della Repubblica durante il governo Allende, che fu ucciso insieme alla moglie Sofia Cuthbert a Buenos Aires il 30 settembre 1974.

Townley si occupò anche di Leighton. Quando arrivò in Italia prese contatti con Stefano Delle Chiaie, fondatore del movimento di estrema destra Avanguardia Nazionale. Nel 1974 Delle Chiaie aveva già incontrato Pinochet, in un viaggio in Cile in cui aveva accompagnato Junio Valerio Borghese, militare, ex presidente del Movimento Sociale Italiano (MSI) e ideatore del fallito colpo di stato del 1970, il “golpe Borghese”. Da qualche anno Delle Chiaie viveva in latitanza in Spagna, paese allora governato dal generale Francisco Franco, dove era entrato in contatto con altri gruppi della destra eversiva europea, come l’Aginter Press di Yves Guérin-Sérac, che aveva la sua sede principale a Lisbona.

Nell’attentato a Leighton fu coinvolta Ordine Nuovo, organizzazione terroristica della destra extraparlamentare, di cui Pierluigi Concutelli era uno dei principali esponenti.

Stefano Delle Chiaie durante un’udienza del processo per la strage di piazza Fontana, il 27 ottobre 1987 (ANSA)

Secondo quanto ricostruito in seguito, il 6 ottobre del 1975 Delle Chiaie guidò l’auto fino a casa di Leighton, ma fu Concutelli a scendere e sparare alla coppia. Leighton doveva essere l’unico obiettivo, ma fu colpita anche la moglie perché gridò dopo aver visto il marito accasciarsi a terra.

Concutelli e Delle Chiaie lasciarono il luogo dell’attentato convinti di aver ucciso entrambi: in realtà sia Leighton che la moglie sopravvissero. Leighton ebbe danni permanenti al cervello, che di fatto ne chiusero la carriera politica e la vita lavorativa, Fresno restò paralizzata. I servizi segreti cileni, i mandanti dell’attentato, criticarono poi la scelta di Concutelli e Delle Chiaie di usare una pistola calibro 9, i cui proiettili da breve distanza non restano nel corpo delle vittime, aumentando la probabilità di sopravvivenza. Ma l’obiettivo di “neutralizzare” Leighton fu considerato comunque raggiunto.

L’attentato doveva essere anche un passaggio verso una fusione fra Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, che secondo testimonianze non si realizzò anche per dissidi sui modi in cui era stato condotto.

La collaborazione fra Delle Chiaie, i movimenti neofascisti e la DINA però continuò. Delle Chiaie si trasferì in Cile nel 1976, quando la morte di Franco rese la Spagna un rifugio meno sicuro (al funerale di Franco incontrò nuovamente Pinochet). Lì lavorò in un’agenzia della DINA che si occupava principalmente di disinformazione, ma una decina di neofascisti italiani attuarono anche operazioni di spionaggio in Perù, con cui in quegli anni il Cile aveva un contenzioso sui confini che sembrava poter portare a una guerra. Delle Chiaie e gli altri militanti neofascisti furono ospitati in case pagate dalla DINA e ottennero il sostegno dell’organizzazione, anche con documenti falsi.

Nel settembre del 1976 Townley organizzò un altro attentato, il più clamoroso, quello in cui fu ucciso l’ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, morto insieme alla sua assistente Ronni Moffitt: fu piazzata una bomba sulla loro auto mentre erano a Washington.

Dopo quell’attentato il regime di Pinochet cedette alle pressioni statunitensi ed estradò Townley a Washington, chiudendo di fatto la DINA, sostituita dalla Central Nacional de Informaciones (CNI). Contreras andò in pensione nel 1979 (fu processato solo a partire dal 1993), Delle Chiaie si trasferì in Argentina e poi si spostò in vari paesi dell’America Latina fino al 1989. Lui e Concutelli furono processati per il tentato omicidio di Leighton nel 1987 e furono assolti in appello per “insufficienza di prove” (formula abolita nel codice di procedura penale, entrato in vigore nel 1989). Allora la magistratura italiana non aveva ancora a disposizione le confessioni di Townley, che dal 1978 iniziò a collaborare con il dipartimento di Giustizia statunitense entrando in un programma di protezione testimoni.

Basandosi su nuove prove e su quei racconti, che di fatto ricostruirono tutti i dettagli dell’attentato a Leighton, nel 1995 Contreras e un altro generale della DINA, Raúl Eduardo Iturriaga, furono condannati in Italia come mandanti del tentato omicidio, e Townley come mandante intermedio (cioè la persona che riceve il mandato e incarica altri di eseguirlo). Delle Chiaie e Concutelli non poterono essere processati in quanto già assolti per lo stesso caso: entrambi negarono sempre ogni coinvolgimento.

Delle Chiaie morì nel 2019, e nonostante sia stato imputato in molti processi su alcune delle stragi italiane di quegli anni (fra cui piazza Fontana e la stazione di Bologna) non è mai stato condannato. Concutelli fu condannato a tre ergastoli per altri casi e fu liberato nel 2011 per motivi di salute: morì nel 2023.

Nel 1978 Leighton chiese e ottenne di poter tornare in Cile, dove non fece più apparizioni pubbliche: morì nel 1995. Nel 2000 Anita Fresno raccontò alla giornalista Loreto Mayorga l’attentato e la difficile fase di convalescenza che ne seguì. Il libro Condor Nero, di Mayorga, uscì una prima volta in quegli anni e ora è stato ripubblicato e aggiornato. Fresno morì nel 2011. Nel 2002, racconta Mayorga, l’ambasciata cilena chiese di ricordare l’attentato alla coppia con una targa in via Aurelia 145, che a oggi non è ancora stata apposta.

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