• Mondo
  • Domenica 5 ottobre 2025

I racconti dei giornalisti stranieri dalla città di Gaza

In una rara visita al seguito dell'esercito israeliano sono potuti entrare nel nord della Striscia, descritta come un ammasso di macerie

Carri armati e mezzi corazzati israeliani davanti a edifici semidistrutti, in una foto scattata durante la visita dei giornalisti occidentali nella Striscia di Gaza, il 3 ottobre (Jack Guez/Pool Photo via AP)
Carri armati e mezzi corazzati israeliani davanti a edifici semidistrutti, in una foto scattata durante la visita dei giornalisti occidentali nella Striscia di Gaza, il 3 ottobre (Jack Guez/Pool Photo via AP)
Caricamento player

Venerdì 3 ottobre alcuni giornalisti di importanti testate internazionali sono potuti entrare nella città di Gaza per circa tre ore, al seguito dell’esercito israeliano. Significa che hanno dovuto seguire un percorso deciso dai soldati e rispettare le loro regole, per esempio il divieto di parlare con le persone palestinesi. Tutti i resoconti pubblicati dopo la visita hanno dovuto essere visti e approvati dall’esercito israeliano.

Queste limitazioni sono accettate perché è l’unico modo che i giornalisti stranieri hanno di entrare nella Striscia e vedere la devastazione causata dai continui attacchi e bombardamenti che Israele conduce da quasi due anni. Dall’inizio della guerra Israele ha vietato l’ingresso dei giornalisti stranieri (al di là di queste brevi e sporadiche visite), e il racconto giornalistico è affidato ai giornalisti palestinesi, che lavorano tra enormi difficoltà.

– Leggi anche: Il lavoro impossibile di Anas al Sharif

Il convoglio ha attraversato il corridoio di Netzarim, che divide il nord della Striscia di Gaza dal resto del territorio. La giornalista Sam Mednick di Associated Press ha detto che per la strada si vedevano continuamente «edifici distrutti e cumuli di cemento».

Luc Bronner, corrispondente da Gerusalemme del giornale francese Le Monde, fra quelli che sono potuti entrare, ha detto che «la distruzione sembra irreale, da quanto è sistematica e assoluta». Ha attraversato quella che l’esercito definisce una “fascia di sicurezza”, ossia la zona sul confine della Striscia in cui l’esercito israeliano ha demolito tutte le strutture. Bronner ha detto che lì «non è rimasto niente».

Con il convoglio militare è poi entrato nella città di Gaza vera e propria: ha raccontato che alcuni edifici erano ancora in piedi, seppure gravemente danneggiati: «qui c’è una moschea, con il minareto spaccato in due e l’edificio principale collassato […] Più avanti un parco giochi per bambini con scivoli colorati, oggi ridotto a un ammasso di plastica e metallo intrecciati».

Bronner ha detto di aver visto una città deserta, da cui i residenti se ne sono andati e dove rimangono solo le macerie. Ha aggiunto che gran parte dei campi coltivati è stata distrutta, cosa confermata dalle osservazioni satellitari e dalle Nazioni Unite.

Mentre i giornalisti internazionali si trovavano nella città di Gaza sentivano il rumore di spari ed esplosioni. Adam Parsons di Sky News ha raccontato che si sentivano «i boati delle esplosioni, i colpi d’arma da fuoco, il ronzio dei droni, i rumori dei soldati che si muovevano tra le rovine e i rombi dei motori dei carri armati». Ha aggiunto che «ogni tanto c’era silenzio. Non si sentono uccelli, né gente che chiacchiera. Nulla. È inquietante».

Una ruspa fra le macerie degli edifici di Gaza, in una foto scattata durante la visita dei giornalisti occidentali nella Striscia di Gaza, il 3 ottobre (Jack Guez/Pool Photo via AP)

Ad agosto Israele ha approvato un piano per occupare la città di Gaza, e a metà settembre ha avviato un’estesa operazione di terra. Ha ripetutamente ordinato alla popolazione di andarsene. Domenica l’esercito ha detto che secondo le sue stime 900mila persone hanno lasciato la città, a fronte di circa un milione di abitanti prima dell’inizio dell’occupazione. Secondo i dati delle Nazioni Unite, l’88 per cento degli edifici in tutta la Striscia di Gaza è stato danneggiato o distrutto.

L’esodo forzato di civili ha aggravato ulteriormente la situazione umanitaria già disperata nei campi per sfollati nel centro e nel sud della Striscia. Israele controlla tutti i confini della Striscia e limita o blocca l’ingresso di cibo e beni essenziali: l’ONU ha dichiarato che c’è una carestia in corso nel nord, dove si trova la città di Gaza, e c’è il rischio che si estenda al centro e al sud.

L’obiettivo dell’esercito nel far entrare i giornalisti era mostrare loro un presunto tunnel che si troverebbe sotto i resti dell’ospedale che prima della guerra era gestito dalla Giordania. Secondo l’esercito, l’ospedale sarebbe stato controllato da Hamas, che usava il tunnel per produrre razzi. L’esercito ha mostrato ai giornalisti il video di un drone che avrebbe percorso il tunnel, lungo 1,5 chilometri: nel video si vedono passaggi stretti che portano a stanze sotterranee, in una delle quali c’erano degli esplosivi.

Il governo giordano ha detto di non avere informazioni riguardo alla presenza di Hamas nell’ospedale, e ha detto che non c’era nessun tunnel che portava direttamente nella struttura. Israele ha spesso accusato Hamas di sfruttare edifici civili, in molti casi senza poi portare prove. Al momento è impossibile verificare in modo indipendente le accuse. L’ospedale è stato chiuso circa due settimane fa perché era diventato impossibile continuare a lavorare.

La visita dei giornalisti è avvenuta prima che Hamas rispondesse al piano del presidente statunitense Donald Trump per la fine della guerra, accettato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. I negoziati dovrebbero riprendere oggi.

– Leggi anche: L’esodo forzato dalla città di Gaza