Hezbollah sta provando a riorganizzarsi
Ma a un anno dall'uccisione del suo leader storico, Hassan Nasrallah, resta debole militarmente e politicamente

La scorsa settimana il gruppo politico e militare libanese Hezbollah ha organizzato varie celebrazioni per il primo anniversario della morte di Hassan Nasrallah, il suo capo storico, ucciso con un bombardamento aereo da Israele il 27 settembre del 2024. C’è stata anche una cerimonia al suo mausoleo, durante la quale è stato trasmesso un discorso pronunciato a distanza dal nuovo capo Naïm Qassem. I toni degli interventi sono stati bellicosi. Hezbollah ha provato a mostrare forza e capacità di riorganizzazione, dopo essere stato colpito ripetutamente da Israele e avere subìto grosse pressioni per un disarmo totale.
Un anno fa, a settembre del 2024, lo scontro tra Hezbollah e Israele aveva raggiunto la sua massima intensità. L’intelligence israeliana era riuscita a completare l’operazione che aveva fatto esplodere migliaia di cercapersone usati dai miliziani di Hezbollah. Poi in una serie di bombardamenti aveva ucciso non solo Nasrallah, ma anche il suo più probabile successore, Hashem Safieddine, e molti dei suoi più importanti dirigenti.
In un momento di totale caos per l’organizzazione era stato eletto capo del gruppo Naïm Qassem, che vive in clandestinità, non compare mai in pubblico ed è considerato molto meno carismatico e influente dei predecessori. Nel messaggio durante le celebrazioni di sabato, Qassem ha assicurato che Hezbollah non è stato sconfitto e che rifiuta ogni ipotesi di abbandonare le armi e trasformarsi in un semplice partito politico. Ha invece rimesso la lotta contro Israele al centro del suo discorso.

Le cerimonie per il primo anniversario della morte di Hassan Nasrallah (AP Photo/Bilal Hussein)
Al momento Hezbollah non sembra in grado di tornare a essere una minaccia per Israele: le sue capacità militari sono state ridotte al minimo da mesi di bombardamenti israeliani, ufficialmente terminati con il cessate il fuoco del 27 novembre del 2024.
I miliziani non possono più muoversi liberamente in Libano per la minaccia dei droni israeliani, sono oggetto di attacchi nel sud del paese da parte dell’esercito israeliano (in violazione del cessate il fuoco) e hanno perso la principale via di rifornimento di armi. Le armi per Hezbollah passavano infatti principalmente dalla Siria, grazie a buone relazioni con il regime del presidente Bashar al Assad, finito a dicembre del 2024 e sostituito da un governo ostile a Hezbollah.
Sin dalla sua fondazione (1982), Hezbollah è stato principalmente finanziato e controllato dall’Iran. Il regime iraniano si è mostrato vicino anche durante le celebrazioni per Nasrallah, con la presenza in prima fila di Ali Larijani, segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale iraniano, il principale organo che gestisce la difesa e l’esercito del paese. Oggi però sia a livello finanziario che militare l’Iran ha meno capacità e possibilità di sostenere Hezbollah, perché indebolito dai 12 giorni di guerra con Israele, dalle nuove sanzioni e da una crisi economica profonda.

Persone riunite nel luogo dove il leader fu ucciso nel 2024 (AP Photo/Hassan Ammar)
Hezbollah, che in arabo significa “partito di Dio”, si trova tuttora in una fase di riorganizzazione politica e militare molto complessa e lontana dall’essere completata. Mantiene parte del sostegno politico perché le sue istituzioni sociali, come scuole e ospedali, continuano a funzionare e perché continua a pagare i suoi dipendenti civili. Una parte crescente della società libanese ne vorrebbe però il disarmo totale.
Il governo libanese entrato in carica a febbraio è il primo da molti anni in cui il gruppo non è rilevante. Il 5 settembre il governo ha annunciato un piano per disarmare l’organizzazione, sotto pressioni statunitensi e israeliane. Non è chiaro se all’annuncio seguiranno atti reali: governo ed esercito non sembrano voler arrivare a un vero conflitto diretto con Hezbollah.



