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  • Giovedì 25 settembre 2025

Come Zelensky ha portato Trump dalla sua parte, per ora

Il presidente ucraino ci è riuscito al loro quarto incontro, dopo molte giravolte e azioni ben studiate: ma potrebbe non durare

Volodymyr Zelensky e Donald Trump il 23 settembre 2025 a New York
Volodymyr Zelensky e Donald Trump il 23 settembre 2025 a New York (EPA/PRESIDENTIAL PRESS SERVICE)
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Il primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, a febbraio alla Casa Bianca, andò malissimo: Trump provocò Zelensky, ne criticò l’abbigliamento militare, gli disse che «non aveva le carte» per portare avanti la guerra contro la Russia. Qualche mese dopo al secondo incontro, durante i funerali di papa Francesco, Zelensky indossava un completo, seppure di taglio militare, e Trump disse che era stato «un bellissimo meeting». Al terzo incontro, ad agosto alla Casa Bianca, Zelensky si fece accompagnare da vari leader europei, e tutti si espressero con molte forme di adulazione verso Trump.

Al quarto incontro, questa settimana a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Zelensky ha continuato l’operazione per ingraziarsi Trump ed è infine riuscito a fare ciò che sperava dall’inizio: portarlo dalla sua parte. Dopo l’incontro Trump ha scritto sul suo social Truth, per la prima volta e cambiando completamente idea, che l’Ucraina potrebbe «riconquistare» il suo intero territorio «nella sua forma originaria», e dunque vincere la guerra contro la Russia. Finora Trump aveva sempre sostenuto che per ottenere la pace l’Ucraina avrebbe dovuto cedere territori alla Russia, cosa che Zelensky si è sempre rifiutato di fare.

Lo stesso Zelensky ha detto di essere stato «un po’ sorpreso» dal cambio di prospettiva di Trump, e ha fatto capire che è stato il frutto di un lavoro meticoloso. Ha detto che i due hanno «conversazioni telefoniche e incontri frequenti». «Se prima non avevamo una buona relazione è perché probabilmente non avevamo avuto tempo» di conoscerci meglio, ha aggiunto. Zelensky ha in un certo senso capito come approcciare Trump, come blandirlo, come adularlo e come fare in modo che adottasse il suo punto di vista sulla guerra in Ucraina.

Zelensky e Trump a San Pietro il 26 aprile 2025

Zelensky e Trump a San Pietro il 26 aprile 2025 (EPA/PRESIDENTIAL PRESS SERVICE)

Zelensky è solo uno dei vari leader ad aver perfezionato questo tipo di influenza nei confronti del presidente degli Stati Uniti, e anche per questo la posizione di Trump sull’Ucraina non resterà fissa. È notevole come, dopo che Trump aveva parlato di una possibile vittoria dell’Ucraina, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov abbia detto: «Avremo la nostra opportunità di presentare il nostro punto di vista alla controparte americana», come a dire: abbiamo già portato Trump dalla nostra parte più di una volta, e lo faremo ancora. Un articolo del quotidiano russo Izvestiya, vicino al regime del presidente Vladimir Putin, spiegava che «bisogna ricordare che Trump è influenzato dall’ultima persona con cui ha parlato. In questo caso era Zelensky».

Non è nemmeno chiaro, inoltre, se le parole di Trump sulla possibilità di vittoria dell’Ucraina saranno accompagnate dai fatti o da azioni concrete. Zelensky le ha definite un «game changer», cioè un evento capace di cambiare l’andamento della guerra. Ma al momento l’Ucraina si trova sulla difensiva su praticamente tutti i fronti, e per ribaltare davvero la situazione avrebbe bisogno di massicci aiuti militari ed economici da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, che non sembrano essere previsti.

Anche per questo per ora le parole di Trump vanno considerate più che altro come dichiarazioni di circostanza, prive di vero valore pratico. Peraltro Trump ha scritto sì che l’Ucraina potrebbe riconquistare i propri territori, ma «a suo tempo, con pazienza, con l’aiuto finanziario dell’Unione Europea e soprattutto della NATO». Insomma, Trump ha presentato la riconquista come un’opzione remota, e non ha citato gli Stati Uniti come uno dei suoi possibili artefici. Per questo il cambio di posizione di Trump potrebbe essere un modo per allontanare il problema, e non per risolverlo.