Cosa si sono detti Trump, Zelensky e i leader europei alla Casa Bianca
Il clima è stato complessivamente disteso, ma non sono emersi risultati concreti nelle discussioni sulla guerra in Ucraina

Lunedì c’è stata una serie di incontri molto attesi alla Casa Bianca, a Washington, tra il presidente statunitense Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei. Si è parlato di guerra in Ucraina e Zelensky e i leader europei hanno tentato di allontanare Trump dalle posizioni della Russia. È difficile fare un bilancio esaustivo degli incontri, anche perché alle conversazioni pubbliche di fronte ai giornalisti sono seguite riunioni private di cui si sa poco. L’impressione è che il clima sia stato complessivamente disteso, ma che Trump non si sia spostato più di tanto dalle sue idee di partenza.
Le riunioni sono state organizzate in risposta all’incontro del 15 agosto in Alaska tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin, al termine del quale Trump aveva fatto dichiarazioni molto vicine alla propaganda russa. Era stata una mezza sorpresa, visto che nelle settimane precedenti Trump si era mostrato indispettito nei confronti di Putin per la sua riluttanza a trovare un accordo sull’Ucraina.
– Leggi anche: L’incontro in Alaska è andato benissimo per Putin
Lunedì Zelensky voleva innanzitutto evitare di ripetere il disastro della sua ultima visita alla Casa Bianca, a fine febbraio, quando era stato umiliato e attaccato verbalmente da Trump e dal suo vice J.D. Vance, compromettendo per mesi i rapporti tra Stati Uniti e Ucraina. Le cose sono andate molto meglio. Zelensky e Trump non solo non hanno litigato, ma davanti ai giornalisti si sono mostrati amichevoli e hanno anche scambiato qualche battuta: hanno scherzato per esempio sulla decisione di Zelensky di indossare un completo, dopo che a febbraio era stato criticato perché aveva abiti militari (come sempre).
Zelensky in generale ha mantenuto un atteggiamento più pacato rispetto all’ultima volta, senza scomporsi nemmeno nel rispondere alle domande più ostili. Da parte sua Trump l’ha accolto personalmente all’ingresso della Casa Bianca, cosa che lunedì non ha fatto con nessun altro leader.

Donald Trump e Volodymyr Zelensky scherzano davanti ai giornalisti alla Casa Bianca, il 18 agosto 2025 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)
Le principali questioni di cui si doveva discutere erano un eventuale cessate il fuoco o accordo di pace e le cosiddette “garanzie di sicurezza” che l’Ucraina chiede ai paesi occidentali per potersi difendere in maniera efficace nell’eventualità di futuri attacchi russi.
Nella parte pubblica dell’incontro Trump ha detto di non ritenere necessario un cessate il fuoco, e che si possa fare direttamente un accordo di pace: ha argomentato dicendo di avere concluso negli ultimi mesi sei accordi di pace tra paesi che si stavano combattendo (una dichiarazione discutibile).
La posizione di Trump – nuova, visto che fino a una settimana fa pensava l’opposto – è stato il principale punto di scontro con Zelensky e i leader europei, che nella riunione collettiva finale hanno molto insistito sulla necessità di un cessate il fuoco per fermare i combattimenti e poi avviare i negoziati di pace. I leader europei che hanno accompagnato Zelensky a Washington erano il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico Keir Starmer, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il presidente finlandese Alexander Stubb. C’erano anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte.
Trump comunque non ha lasciato troppi margini, ed è sembrato molto più vicino alle posizioni di Putin, il quale soprattutto ora non vuole fermare la guerra visto che sta ottenendo alcuni successi militari.

Emmanuel Macron e Donald Trump durante il giro di dichiarazioni prima dell’incontro a porte chiuse con gli altri leader europei e Zelensky (AARON SCHWARTZ / POOL/EPA/ANSA)
I leader europei hanno detto di aver anche parlato a lungo delle “garanzie di sicurezza”, ma alla fine non hanno comunicato alcun piano concreto, molto probabilmente perché non c’è. Trump ha detto che l’Europa dovrebbe essere la «prima linea di difesa» dell’Ucraina, ma ha aggiunto anche che gli Stati Uniti verrebbero coinvolti con una funzione di «coordinamento», senza dare altri dettagli.
Da tempo i leader occidentali fanno diverse ipotesi sulle garanzie di sicurezza da offrire all’Ucraina. Hanno parlato di forniture di armi e munizioni, di condivisione di informazioni di intelligence militare e dell’idea di replicare in qualche forma l’articolo 5 del trattato della NATO, secondo cui se un paese membro dell’alleanza viene aggredito tutti gli altri paesi membri sarebbero tenuti a intervenire per «assisterlo» (l’Ucraina non fa parte della NATO, per questo si parla di replicare il modello). Tra le ipotesi fatte negli ultimi mesi c’è anche l’invio di contingenti e soldati stranieri in territorio ucraino, sia con funzioni di peacekeeping sia per rispondere direttamente a un attacco.
È soprattutto su quest’ultimo punto che non c’è consenso tra i paesi occidentali: alcuni, come la Francia, si sono mostrati più disponibili a inviare i propri soldati in Ucraina, mentre altri, come l’Italia, l’hanno sempre escluso.
Dopo l’incontro con Zelensky, Trump ha parlato al telefono con Putin e ha detto di aver iniziato a organizzare un incontro tra loro tre. Zelensky ha detto di essere aperto a questa possibilità, mentre la Russia non ha commentato. Putin e Zelensky non si vedono di persona dal 2019 e farli incontrare di nuovo dopo tre anni di guerra sarebbe un evento rilevante e un successo diplomatico per Trump. È troppo presto però per dire se quella di Trump sia stata una proposta con qualche concretezza, visto che finora Putin si è sempre rifiutato di incontrare Zelensky.



