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  • Lunedì 8 settembre 2025

Com’è che l’Italia femminile è diventata imbattibile, nella pallavolo

C'erano già giocatrici molto forti, poi è arrivato Julio Velasco a renderle una "generazione di fenomene"

di Gianluca Cedolin

L'esultanza dell'Italia dopo la vittoria in semifinale contro il Brasile (Hou Zhaokang/Xinhua via ZUMA Press)
L'esultanza dell'Italia dopo la vittoria in semifinale contro il Brasile (Hou Zhaokang/Xinhua via ZUMA Press)
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Un anno dopo le Olimpiadi l’Italia femminile ha vinto anche i Mondiali di pallavolo e ha confermato di essere la migliore squadra al mondo e, a questo punto, una delle migliori nazionali italiane di sempre in ogni sport. Sono due vittorie maturate in modo diverso. A Parigi, l’estate scorsa, l’Italia dominò il torneo olimpico dall’inizio alla fine: perse un solo set ai gironi, poi vinse quarti, semifinale e finale per 3 set a 0, esibendo una superiorità piuttosto inedita a quel livello.

Ai Mondiali appena conclusi in Thailandia invece la Nazionale ha faticato parecchio sia nella semifinale contro il Brasile sia nella finale contro la Turchia, concluse entrambe al quinto e decisivo set, dopo aver dato in certi momenti l’impressione che non sarebbe riuscita a vincere.

All’indomani della vittoria vari commenti citano “lo spirito di gruppo” e “l’unione” di questa squadra, concetti a volte un po’ intangibili e fumosi, ma che aiutano a spiegare come l’Italia sia riuscita a rimontare il Brasile dopo aver perso il terzo set 30-28, o a vincere il tie-break contro la Turchia dopo aver perso in malo modo il quarto set ed essere stata sotto 6-4 nel quinto (poi vinto 15-8). In quelle situazioni la Nazionale non è solo salita di livello nel gioco, ma ha dato fondo a tutte le sue risorse fisiche e mentali.

Gli highlights della finale vinta contro la Turchia

Il nucleo principale di questa generazione di pallavoliste forma una delle squadre più competitive e talentuose al mondo da almeno 7-8 anni, ma solo negli ultimi due la Nazionale ha espresso tutto il loro potenziale ed è diventata, in sostanza, imbattibile, visto che non perde dal giugno del 2024 e da quel momento ha vinto 36 partite consecutive. Il cambiamento c’è stato con l’arrivo di Julio Velasco, che ha 73 anni e che oggi viene definito (senza che sia un’iperbole) «il miglior allenatore della storia dello sport italiano», uno dei tre a vincere l’oro mondiale dopo quello olimpico, e l’unico a vincere i Mondiali con la Nazionale maschile (nel 1990 e nel 1994) e con quella femminile (in ogni sport, non solo nella pallavolo).

Con l’arrivo di Velasco l’Italia ha guadagnato entusiasmo e ha maturato la consapevolezza per non perdere, anche quando le circostanze non sono favorevoli. Contro Brasile e Turchia non è stata sempre brillante e ha dovuto far fronte agli acciacchi di Alessia Orro (l’alzatrice poi premiata come miglior giocatrice del torneo) e di Sarah Fahr, che hanno entrambe giocato semifinale e finale dopo una distorsione alla caviglia.

«Questo gruppo meritava l’oro. Hanno lavorato con umiltà, con voglia, con motivazione, hanno giocato con coraggio. In queste partite ci siamo trovate spesso in difficoltà, ma non abbiamo mai mollato, dimostrando valori più importanti di quelli tecnici», ha detto Velasco dopo la finale dei Mondiali.

Letteralmente imbattibili

Apprezzato non solo per i suoi successi sportivi e per la sua competenza, ma anche per il suo modo empatico e quasi filosofico di intendere la leadership, Velasco è arrivato ad allenare la Nazionale nel novembre del 2023, in un periodo piuttosto burrascoso.

Dal 2016 l’allenatore era Davide Mazzanti: con lui l’Italia nel 2018 era arrivata seconda ai Mondiali, giocando un torneo eccellente; e nel 2021, dopo essere stata eliminata ai quarti di finale alle Olimpiadi, era riuscita a vincere gli Europei. Da quel momento però le cose erano peggiorate: i Mondiali del 2022, a cui l’Italia era arrivata tra le favorite, si erano conclusi al terzo posto, poi c’erano state le delusioni del quarto posto agli Europei del 2023 e del successivo torneo preolimpico (nel quale l’Italia non era riuscita inizialmente a qualificarsi alle Olimpiadi del 2024: ci riuscì in seguito con Velasco).

Non furono tanto i risultati di Mazzanti a essere fallimentari, quanto la gestione del gruppo e in particolare di alcune giocatrici. Agli Europei del 2023, per dire, non convocò la libero Monica De Gennaro, premiata come miglior libero del torneo nelle successive Olimpiadi e Mondiali. Ma fu soprattutto il rapporto con Paola Egonu, opposta della Nazionale e tra le migliori giocatrici al mondo, a essere emblematico di quel periodo. Agli Europei del 2023 Egonu fece a lungo la riserva di Kate Antropova (l’altra opposta italiana, anche lei molto, molto forte) e al torneo preolimpico scelse di non giocare per via del rapporto ormai pessimo con Mazzanti.

Proprio il modo in cui Velasco è riuscito a riportare Egonu in Nazionale e a far convivere lei e Antropova dimostra come siano cambiate le cose con il suo arrivo, e quanto sia eccezionale l’allenatore argentino nella gestione di atlete e atleti. Sin da subito Velasco disse che Egonu sarebbe stata l’opposta titolare, ma riuscì a trovare un modo per coinvolgere anche Antropova e utilizzare al meglio le abilità di entrambe.

Nella pallavolo l’opposta è in genere la giocatrice che attacca il maggior numero di palloni, e ce ne può essere solo una nel sestetto: cambiare ruolo a Egonu o Antropova sarebbe stato difficile e poco utile. Velasco decise quindi di cominciare a utilizzare con continuità il doppio cambio, cioè a inserire a partita in corso l’opposta di riserva (Antropova) al posto della palleggiatrice titolare (Orro) e la palleggiatrice di riserva (Carlotta Cambi) al posto dell’opposta titolare (Egonu). In questo modo una volta per set (di più non si può fare) l’Italia si ritrova con tre attaccanti in prima linea, quindi di fatto per un lungo periodo riesce ad avere in prima linea una tra Egonu e Antropova.

Il doppio cambio quasi sempre migliora l’efficacia dell’Italia in attacco (è più facile, in genere, fare punto dalla prima linea) e a muro. Inoltre, col fatto che Antropova è stata considerata sin da subito quasi come fosse una titolare, questo le ha consentito poi di farsi trovare pronta quando in effetti serviva come titolare, nei momenti di difficoltà di Egonu. È successo per esempio nella semifinale contro il Brasile, nella quale Antropova ha fatto 28 punti ed Egonu 11. Anche in finale entrambe hanno dato il loro contributo: Egonu ha chiuso con 22 punti, 12 dei quali nel terzo set, e Antropova con 14.

L’abbraccio tra Paola Egonu e Julio Velasco dopo la vittoria dei Mondiali (Volleyball World)

Prima dei Mondiali, la capitana dell’Italia Anna Danesi raccontava in che modo Velasco sia riuscito a cambiare le cose: «Ci ha tolto diverse responsabilità e rese consapevoli della nostra forza. Ci ha detto di tenere fuori tutte le cose uscite sul gruppo e che in passato hanno creato problemi. Ha funzionato, l’importante ora è stare bene in campo. Poi sa spronarci, porta a pensare un pallone alla volta. Può sembrare banale, ma le cose semplici sono le più complicate. Julio è bravo a tirare sempre fuori una delle sue chicche al momento giusto».

Sul 6-4 per la Turchia al tie-break, durante il timeout, Velasco ha detto solo una cosa alle pallavoliste italiane: «Decidete cosa fare e fatelo convinte». Una volta tornata in campo, l’Italia – che fino a quel momento non era riuscita a essere efficace come al suo solito a muro – è diventata quasi insuperabile: ha vinto 11 dei 13 punti successivi, facendo cinque punti con il muro. Il muro e la difesa in generale sono stati i fondamentali su cui l’Italia ha costruito questo ciclo di vittorie (forse irripetibile e soprattutto ancora aperto) e che le hanno consentito di imporre quasi sempre il suo gioco, di esaltarsi e mettere costante pressione alle avversarie.

In una delle prime interviste dopo essere stato nominato allenatore della Nazionale, Velasco disse: «Voglio giocatrici autonome e autorevoli, che non si accontentano di fare quello che io dico. Voglio che loro sappiano di pallavolo e mettano in campo quel sapere. Se io so di pallavolo e loro no, che maestro sono? Autonomia significa più responsabilità, anche quando secoli di cultura patriarcale ti hanno trasmesso che non dovevi prenderla. Ti insegno a scegliere che cosa devi fare nel gioco (non nella vita, non sono un maestro di vita), a trovare le soluzioni migliori».

Julio Velasco con Stella Nervini e Kate Antropova (Sun Weitong/Xinhua via ZUMA Press)

A più di 70 anni, e dopo quasi 25 anni in cui aveva allenato solo squadre maschili, Velasco (anche grazie a uno staff di altissimo livello, in cui tra gli altri c’è l’ex allenatore della Nazionale Massimo Barbolini) ha saputo aggiornarsi ed evolversi per far rendere al meglio una squadra già in partenza molto forte. Se negli anni Novanta la Nazionale maschile allenata da lui fu definita “generazione di fenomeni”, oggi ha senso parlare di “generazione di fenomene”. Domenica la finale, trasmessa su Rai 1, è stata vista da 4 milioni e 123mila persone con il 33 per cento di share: sono numeri paragonabili (superiori in certi casi) a quelli delle finali di Jannik Sinner nei tornei del Grande Slam (peraltro in un orario, le 14:30, in cui c’è di solito meno gente davanti alla televisione).

A eccezione di Monica De Gennaro, il cui livello di gioco a 38 anni continua a essere abbastanza straordinario, tutte le pallavoliste della Nazionale sono arrivate in questi anni al loro miglior momento della carriera. Egonu ha 26 anni, Orro 27, Danesi 29, Sylla 30; Antropova ne ha solo 22, Stella Nervini 21, e Sarah Fahr 24. Dall’anno prossimo Orro e Sylla giocheranno nel campionato turco, ma fino a quest’estate tutte le 14 convocate hanno giocato in quello italiano, il più competitivo al mondo, dove ogni anno si affrontano (o giocano assieme) e si migliorano a vicenda.

Alessia Orro e Monica De Gennaro (Volleyball World)

Da anni in Serie A c’è l’obbligo di avere almeno 3 italiane in campo, e per questo le squadre puntano sia su giocatrici italiane spesso anche molto giovani sia sulle straniere migliori possibili. Diverse giocatrici della Nazionale hanno inoltre un passato nel Club Italia, una sorta di squadra-nazionale che fa i campionati di categoria (la Serie A2) impiegando solo giovani pallavoliste italiane: il Club Italia femminile nacque nel 1998 (dieci anni prima di quello maschile) da un’idea di Julio Velasco.

La pallavolo, soprattutto nel femminile, sta avendo un successo notevole a tutti i livelli in Italia: il mese scorso la Nazionale under 21 ha vinto i Mondiali, le partite di Serie A sono sempre più seguite (in tv e dal vivo) e il numero di persone (soprattutto ragazze) che giocano a pallavolo continua ad aumentare. Non sarà facile, per la Nazionale, mantenersi su questa eccellenza, ma le prospettive sono incoraggianti. Velasco resterà l’allenatore fino alle Olimpiadi del 2028, e nei mesi scorsi (nella Nations League, un altro torneo vinto dall’Italia) ha cominciato a inserire diverse nuove giocatrici nella Nazionale.

Alcune di loro sono già state protagoniste ai Mondiali: Nervini in particolar modo ha giocato spesso come schiacciatrice titolare assieme a Sylla, alternandosi con Gaia Giovannini (che ha 23 anni). Velasco ha detto che alcune giocatrici si prenderanno un periodo di pausa, dopo due anni molto intensi: è probabile che alla Nations League del 2026 giocheranno con più continuità Chidera Eze, Benedetta Sartori, Linda Nwakalor, Eleonora Fersino, in modo da cominciare un piccolo ricambio generazionale in vista delle prossime Olimpiadi, e prima ancora degli Europei, che si giocheranno alla fine della prossima estate e ai quali l’Italia si presenterà inevitabilmente da favorita.