La Ferrari sta andando male, Lewis Hamilton peggio
Arriva quasi sempre dietro al compagno di squadra Charles Leclerc: era prevedibile per questa stagione, ma non fino a questo punto

L’ultimo Gran Premio di Formula 1, quello di Budapest sul circuito Hungaroring, è stato deludente per la Ferrari. Charles Leclerc partiva in pole position e fino a metà gara si è giocato la vittoria, ma a un certo punto le prestazioni della sua auto sono peggiorate (ancora non si è capito bene perché) e alla fine è arrivato quarto. È andato però decisamente peggio il suo compagno di squadra Lewis Hamilton: in un circuito in cui aveva ottenuto 9 pole position e 8 vittorie, è arrivato dodicesimo sia nelle qualifiche sia in gara, dietro a piloti di scuderie molto meno ricche e attrezzate come Sauber e Racing Bulls. Quando, dopo le pessime qualifiche, gli hanno chiesto cosa non funzionasse nella Ferrari, Hamilton ha risposto amareggiato: «Probabilmente devono cambiare pilota».
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Ci sono già state più della metà delle gare stagionali, 14 su 24, e finora Hamilton è arrivato davanti a Leclerc solo 2 volte (e altre 4 nelle qualifiche). In questo momento è sesto nella classifica piloti con 109 punti, 42 in meno di Leclerc, quinto con 151. Il suo unico risultato notevole è stata la vittoria in Cina nella sprint race, la mini gara che in alcuni weekend si tiene il giorno prima del Gran Premio. La Ferrari è invece seconda nella classifica costruttori, ma con meno della metà dei punti rispetto alla McLaren (260 a 559), la scuderia che sta dominando il Mondiale (7 volte su 14 i suoi piloti sono arrivati primo e secondo).
In Formula 1 il compagno di scuderia viene definito spesso «il primo avversario» con cui ci si confronta, perché è l’unico con cui si condivide la stessa auto. Nel contesto di una stagione fin qui tutto sommato deludente per la Ferrari, che non ha ancora vinto un Gran Premio (come invece hanno fatto sia Red Bull che Mercedes), quella di Hamilton lo è stata ancor di più.
Nella seconda gara, in Cina, entrambe le Ferrari sono state squalificate; Hamilton è andato meglio di Leclerc solamente a Imola e Silverstone
A inizio stagione era considerato abbastanza probabile che Hamilton sarebbe andato, perlomeno nelle prime gare, peggio di Leclerc. Nonostante le grosse aspettative per l’arrivo del pilota più vincente di sempre nella scuderia più vincente di sempre, si sapeva che ci sarebbe voluto tempo per adattarsi alla nuova scuderia e alla nuova auto.
Cambiare in Formula 1 non è mai semplice, soprattutto se si arriva in una scuderia in cui l’altro pilota c’è da più tempo e ha quindi più familiarità con l’auto e con tutti gli ingegneri e i meccanici che ci lavorano. Anche perché, spesso, accade che l’auto venga pensata e adattata per esaltare le migliori caratteristiche del pilota che c’è già: è una cosa evidente soprattutto alla Red Bull, dove per qualunque pilota guidare un’auto costruita per Max Verstappen è stato finora difficilissimo. Fare tutto questo a 40 anni, dopo dodici stagioni trascorse alla Mercedes, nelle quali era di fatto sempre stato il primo pilota, con grosso potere decisionale su tutti gli sviluppi e le strategie, si sta rivelando ancor più complicato per Hamilton.
Un mese fa, quando pure sembrava che le cose stessero migliorando (era arrivato quarto per due Gran Premi di seguito), Hamilton raccontava a BBC Sport che alla Ferrari lavorano in modo molto diverso, che l’auto era molto diversa da guidare, e che ogni giorno aveva confronti con lo staff per cercare di migliorarla. «Sono costantemente in lotta con gli ingegneri, faccio loro domande. Loro impostano le cose e dicono “abbiamo sempre fatto così”, e allora io gli rispondo “e perché non così?”».
Anche le comunicazioni durante le gare non sono state sempre agevolissime per Hamilton, finora
Nella seconda parte della scorsa stagione la Ferrari aveva gareggiato quasi alla pari della McLaren ed era arrivata seconda nella classifica costruttori con solo 14 punti di svantaggio. Per quest’anno ci si attendeva che se la potesse giocare, ma sin dall’inizio è stato chiaro che la McLaren aveva realizzato un’auto più veloce e prestante, e che questa per la Ferrari sarebbe stata l’ennesima stagione di transizione.
Dall’anno prossimo ci saranno inoltre grandi cambiamenti nelle regole per la progettazione delle auto, e gli equilibri potrebbero di nuovo essere stravolti: per molte scuderie e a maggior ragione per la Ferrari, che non vince il Mondiale piloti dal 2007 e quello costruttori dal 2008, sarà fondamentale azzeccare quel progetto, farsi trovare pronta nel recepire le nuove regole e progettare una nuova auto subito competitiva.
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Di recente Hamilton ha lasciato intendere varie volte di volersi già da ora focalizzare sull’auto dell’anno prossimo. Nel 2014, quando ci fu un altro grosso cambio di regole, la Mercedes fu brava a sfruttarlo a suo vantaggio, anche grazie al contributo di Hamilton, e progettò l’auto con cui il pilota inglese dominò negli anni successivi. È più complesso e azzardato, però, concedersi un anno di transizione alla sua età, con solo due anni di contratto (questo e il prossimo) e con uno stipendio molto, molto alto. Meno di due settimane fa, comunque, Hamilton si diceva ancora convinto di poter vincere un Mondiale con la Ferrari.
Per contribuire allo sviluppo di un’auto per l’anno prossimo che sia migliore e più adatta a lui, però, Hamilton dovrà cercare di non perdere credibilità nelle restanti dieci gare stagionali, la prima delle quali sarà il 31 agosto, dopo la pausa estiva della Formula 1. Lo spiegava sul Foglio il giornalista Fabio Tavelli, esperto di Formula 1:
«Che Hamilton non stia dando nulla in pista, anche in termini di punti, è palese. Che possa, e debba, essere una risorsa per la costruzione della stagione 2026 è invece certo. Ma a condizione di ritrovare fiducia anche in pista. Non è che se lui va piano in qualifica e in gara significa che non vadano ascoltate le sue riflessioni e i suoi appunti per rendere la squadra migliore. Diciamo però che qualche risultato almeno in linea con il suo passato gli darebbe un po’ di autorevolezza in più quando si occupa di ciò che vorrebbe migliorare extra pista»
Nemmeno Leclerc sta riuscendo, con quest’auto, a vincere le gare. Ma Hamilton era stato ingaggiato non solo per vincere i Gran Premi, ma anche perché la Ferrari contava con lui di riuscire a migliorare tutta la squadra; per il momento il suo contributo da questo punto di vista si sta vedendo poco. Entrambi i piloti hanno spesso battibeccato con il team durante le gare, e valutato come non sufficienti i recenti aggiornamenti fatti all’auto. Hamilton è stato anche molto autocritico: Tavelli lo ha definito «ormai palesemente a disagio con sé stesso e il team». Non è detto però che la sua esperienza e la sua abitudine a vincere le gare non possano prima o poi vedersi finalmente anche alla Ferrari.



