Perché tutti questi paesi occidentali stanno riconoscendo la Palestina
È una decisione in parte simbolica presa in reazione ai massacri di Israele, ma ci sono anche ragioni diplomatiche e di politica interna

Ci sono varie ragioni per cui in pochi giorni la Francia, il Regno Unito, il Canada e il Portogallo hanno annunciato che riconosceranno o che potrebbero riconoscere la Palestina come stato sovrano (il Regno Unito ha posto alcune condizioni sulla condotta di Israele). Negli scorsi mesi hanno fatto la stessa cosa Spagna, Irlanda e Norvegia, e prima ancora la Slovenia e vari altri paesi.
Queste decisioni da parte di paesi occidentali sono anzitutto una risposta ai massacri e ai crimini commessi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Tutti i paesi coinvolti, nei loro comunicati, hanno detto che la decisione di riconoscere la Palestina è soprattutto un gesto diplomatico per esprimere la propria contrarietà a quello che sta avvenendo a Gaza e fare pressioni su Israele per raggiungere un cessate il fuoco.
Questo è coerente con un generale cambio di atteggiamento della politica e dell’opinione pubblica occidentale nei confronti di Israele, avvenuto in particolare dopo che per mesi il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha impedito, a tratti completamente, l’ingresso di cibo e beni di prima necessità nella Striscia, aggravando una crisi umanitaria già devastante e provocando la morte per fame di sempre più persone palestinesi.
Riconoscere la Palestina è un atto soprattutto simbolico. Dal punto di vista pratico significa che lo stato che riconosce la Palestina potrà inviare un ambasciatore in Cisgiordania, dove ha sede l’Autorità nazionale palestinese, e viceversa. Anche un atto simbolico, tuttavia, può avere un peso diplomatico.
Riconoscere la Palestina è anzitutto un modo per ribadire che non è importante soltanto un cessate il fuoco, ma che dopo la fine della guerra sarà necessario avviare un processo di pace basato sulla “soluzione dei due stati”, una proposta di cui si parla da decenni, senza risultati, e che semplificando prevede la creazione e la convivenza di uno stato palestinese e di uno israeliano. In questo senso, è un modo per indicare a Israele e alla comunità internazionale che senza la creazione di uno stato palestinese non sarà possibile raggiungere una pace duratura. «Abbiamo deciso di muoverci adesso perché sono molto preoccupato che l’idea stessa di una soluzione dei due stati si stia affievolendo», ha detto per esempio il primo ministro britannico Keir Starmer.
L’attuale governo di Netanyahu, di estrema destra, è contrario alla soluzione dei due stati e ha messo in atto varie manovre per renderla sempre più impraticabile. Tra le altre cose ha da poco approvato la costruzione di 22 nuove colonie in Cisgiordania, cioè di insediamenti in territorio palestinese ritenuti illegali dalla comunità internazionale: è la più grande espansione delle colonie mai approvata in decenni.

La conferenza internazionale sulla Palestina organizzata all’ONU da Francia e Arabia Saudita, 28 luglio 2025 (AP Photo/Adam Gray)
Riconoscere la Palestina è anche un modo per cercare di coinvolgere i paesi arabi, che già la riconoscono e sono da sempre vicini alla causa palestinese. Questo è l’obiettivo soprattutto del presidente francese Emmanuel Macron, che in concomitanza con il riconoscimento della Palestina ha organizzato insieme all’Arabia Saudita una conferenza internazionale alle Nazioni Unite a cui hanno partecipato vari paesi europei e della Lega Araba (l’organizzazione internazionale che riunisce 22 paesi del Nordafrica e della penisola Arabica). Durante la conferenza alcuni paesi arabi hanno condannato per la prima volta gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre del 2023, hanno chiesto che il gruppo si disarmi completamente e che abbandoni il governo della Striscia di Gaza, in favore dell’Autorità nazionale palestinese.
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I paesi arabi (e in particolare l’Arabia Saudita, il più ricco e importante della regione) potrebbero avere un ruolo importante in un futuro processo di pace, e la Francia sta tentando di coinvolgerli per creare un percorso diplomatico congiunto.
Durante la conferenza all’ONU, 15 paesi occidentali guidati dalla Francia hanno espresso la loro volontà di riconoscere lo stato palestinese (sei di questi l’hanno già fatto) o hanno annunciato che prenderanno in considerazione la possibilità di farlo. I paesi sono: Andorra, Australia, Canada, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia e Spagna (quindi non l’Italia).

Un monumento in Spagna tinteggiato con i colori della bandiera palestinese, maggio 2025 (AP Photo/Bernat Armangue)
Ciascuno dei paesi che hanno recentemente annunciato che riconosceranno la Palestina l’ha fatto anche per ragioni interne. La Spagna, per esempio, ha una delle opinioni pubbliche più filopalestinesi d’Europa. Il primo ministro britannico Starmer da mesi subisce la pressione dei suoi parlamentari e dei suoi ministri: la scorsa settimana più di 250 parlamentari avevano firmato una lettera che chiedeva al governo di agire sul riconoscimento della Palestina, e alcuni ministri si erano espressi molto nettamente a riguardo.
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Secondo vari resoconti, la decisione di Macron è stata invece più personale, e dettata tra le altre cose dall’indignazione per i massacri nella Striscia. Macron aveva parlato per la prima volta della possibilità di riconoscere la Palestina ad aprile, mentre tornava in aereo da un viaggio in Egitto in cui aveva visitato alcuni profughi palestinesi usciti da Gaza.
La presa di posizione del Portogallo, arrivata giovedì, è invece ancora piuttosto ambigua. Il primo ministro Luís Montenegro ha detto che «sta valutando il riconoscimento dello Stato palestinese» e che a breve ascolterà il parere del parlamento e del presidente sulla questione. Ha detto che se tutti gli organi saranno d’accordo il suo governo inizierà la procedura, che potrebbe concludersi a settembre durante l’annuale riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York.
Al netto delle motivazioni, è probabile che riconoscere la Palestina non avrà grossi effetti. Il governo israeliano ha già detto che non intende subire le pressioni di paesi come Francia e Regno Unito, e gli Stati Uniti, il principale alleato economico e militare di Israele, non hanno intenzione di riconoscere la Palestina.
Al momento la Palestina è riconosciuta da 147 stati membri delle Nazioni Unite su 193: quasi tutti i paesi dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa dell’est e dell’America Latina, ma pochissimi paesi occidentali. Per questo le decisioni degli ultimi giorni sono importanti. Se, come sembra, Francia e Regno Unito confermeranno il proprio riconoscimento, gli Stati Uniti rimarranno l’unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU a non riconoscere la Palestina (gli altri membri sono Cina, Francia, Regno Unito, Russia). L’Italia non riconosce lo stato palestinese, ma ha comunque un ufficio consolare a Gerusalemme che «cura le relazioni che il governo italiano intrattiene con le autorità palestinesi».



