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  • Venerdì 25 luglio 2025

Il nuovo partito di Corbyn è un problema per i Laburisti

Potrebbe sottrarre consensi tra l’elettorato di sinistra, in un momento di difficoltà per il primo ministro Keir Starmer

Jeremy Corbyn durante un comizio a Londra, nell'ottobre del 2024
Jeremy Corbyn durante un comizio a Londra, nell'ottobre del 2024 (Alishia Abodunde/Getty Images)
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L’ex leader dei Laburisti britannici Jeremy Corbyn ha infine annunciato che fonderà un nuovo partito di sinistra. Di questa possibilità si parlava da mesi, ma nelle ultime settimane c’è stata un’accelerazione, dovuta anche alla pubblicazione di alcuni primi sondaggi incoraggianti. Il fatto che un pezzo della sinistra esterna ai Laburisti si sia organizzato attorno a una figura ancora carismatica come Corbyn pone un problema al loro primo ministro e attuale leader, Keir Starmer.

Corbyn minaccia di sottrargli consensi in una fase di significative difficoltà politiche e in cui il tradizionale bipartitismo britannico si sta sfilacciando verso una situazione in cui le distanze tra i partiti sono meno nette.

Il nuovo partito non ha ancora un nome, verrà deciso a un congresso in autunno. Ha un sito Internet che si chiama Your Party (“il tuo partito”) a cui secondo Corbyn giovedì si sono iscritte 80mila persone: non sono tesserati, perché dev’essere ancora fondato, ma è comunque un numero considerevole, superiore per esempio ai membri dei Libdem, storicamente il terzo partito britannico.

Il partito si colloca a sinistra di quello Laburista e punta a intercettare l’elettorato deluso dalle posizioni più centriste di Starmer, che nel 2020 prese il posto di Corbyn come leader dei Laburisti. Corbyn ha ancora consensi tra la base del suo vecchio partito: era stato espulso l’anno scorso, quando aveva deciso di candidarsi lo stesso da indipendente alla Camera dei Comuni, nonostante la dirigenza dei Laburisti glielo avesse vietato. Era poi stato eletto. In precedenza era stato sospeso e poi riammesso nel contesto dell’inchiesta sull’antisemitismo all’interno del partito durante la sua leadership.

Corbyn durante un comizio a Durham, in Inghilterra, il 12 luglio

Corbyn durante un comizio a Durham, in Inghilterra, il 12 luglio (Ian Forsyth/Getty Images)

Come detto, i primi sondaggi sul nuovo partito sono piuttosto positivi (come spesso avviene quando ne viene fondato uno nuovo: il punto è mantenere i consensi nel tempo). Il 18 per cento degli intervistati di una rilevazione di YouGov ha detto di essere disposto a votarlo; e un sondaggio del think tank More in Common, vicino ai Laburisti, gli ha attribuito il 10 per cento delle intenzioni di voto e il primo posto nella fascia anagrafica 18-24 anni.

Anche percentuali più piccole potrebbero comunque avere conseguenze in un sistema elettorale uninominale secco come quello britannico (dove ognuno dei 650 seggi della Camera va al partito che arriva primo lì e vincere in un collegio di un voto o diecimila non fa alcuna differenza). Alle scorse elezioni quasi un quinto dei seggi era stato vinto con un margine inferiore al 5 per cento: non erano mai stati così tanti. In 98 collegi inoltre il partito sovranista di Nigel Farage Reform UK era arrivato secondo, quasi sempre dietro ai Laburisti, ma da allora ha aumentato i suoi consensi e da mesi è stabilmente primo nelle intenzioni di voto.

Oltre a Corbyn, il nuovo partito ha già una sparuta rappresentanza parlamentare. La co-leader è Zarah Sultana, una deputata sospesa dai Laburisti per aver votato contro alcune misure di austerità economica che è uscita dal partito a inizio luglio.

Da alcuni mesi, inoltre, Corbyn coordinava un gruppo con altri quattro parlamentari indipendenti, caratterizzato da un convinto sostegno alla causa palestinese. Questo aspetto è una delle principali differenze coi Laburisti, che Corbyn ritiene troppo accomodanti verso Israele. In queste ore è tornato ad accusare il governo di «essere complice del genocidio» nella Striscia di Gaza.

Zarah Sultana durante un comizio a Madrid, a un evento del partito spagnolo Sumar, lo scorso 23 giugno

Zarah Sultana durante un comizio a Madrid, a un evento del partito spagnolo Sumar, lo scorso 23 giugno (Contacto via ZUMA Press)

Lo slogan del nuovo partito è «affrontare i ricchi e i potenti, e vincere». Il suo primo comunicato ha contestato la retorica antimigranti di Starmer, che è ormai sostanzialmente sovrapponibile a quella dell’opposizione di destra: «Chi ci vuole dividere ti fa pensare che i maggiori problemi nella nostra società siano causati dai migranti o dai rifugiati. Non lo sono. Sono causati da un sistema economico che protegge gli interessi delle multinazionali e dei miliardari».

I media, soprattutto quelli conservatori, hanno enfatizzato il modo piuttosto caotico in cui è stato fatto l’annuncio del partito. Per esempio Sultana (la co-leader) è dovuta intervenire per chiarire che Your Party non era il nome ufficiale, cosa su cui i politici degli altri schieramenti avevano già fatto ironia, ritenendola una formula vaga e poco efficace.

Il primo ministro Keir Starmer fa un discorso a Londra, il 17 luglio

Il primo ministro Keir Starmer fa un discorso a Londra, il 17 luglio (AP Photo/Frank Augstein)

Anche i Laburisti hanno sminuito la portata della notizia, almeno pubblicamente. «Il suo vecchio partito sta facendo del suo meglio per fingere di non essere preoccupato», ha riassunto il Times. Una fonte rimasta anonima tra di loro ha detto a BBC News che «l’elettorato ha espresso due volte il suo verdetto su un partito guidato da Corbyn».

È vero che la sua leadership, dal 2015 al 2020, fu fallimentare se misurata sui risultati elettorali ma questo dipese anche dal sistema uninominale: l’anno scorso i Laburisti stravinsero le elezioni prendendo meno voti che nel 2019 (600mila) e nel 2017 (3,2 milioni), ai tempi di Corbyn, quando il numero di tesserati triplicò. Detto questo, il Partito Laburista ha una macchina organizzativa e un radicamento incomparabilmente superiori a quello di un nuovo partito, che deve ancora costruirseli e avrà fondi molto più limitati.

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