Anche Meta smetterà di mostrare pubblicità politiche e su temi sociali sui suoi social nell’Unione Europea

Le icone delle app delle piattaforme di Meta: WhatsApp, Instagram, Messanger, Facebook
Le icone delle app delle piattaforme di Meta: WhatsApp, Instagram, Messenger, Facebook (Jens Büttner/dpa)

Meta, l’azienda che controlla Facebook e Instagram, ha annunciato che a partire da ottobre smetterà di vendere e mostrare inserzioni politiche e su temi sociali sui propri social nell’Unione Europea. Meta ha giustificato la decisione dicendo che gli obblighi del Regolamento europeo sulla trasparenza e il targeting delle pubblicità politiche (che entrerà pienamente in vigore proprio a ottobre) sono eccessivi. Nella sua definizione di temi sociali Meta include molte cose, che a parere dell’azienda potrebbero influenzare delle elezioni e delle proposte di legge: i diritti civili, le politiche ambientali, la salute, l’immigrazione ma anche l’economia, la criminalità e la politica estera.

In passato anche Google (che tra le altre cose possiede YouTube) aveva fatto lo stesso citando motivazioni simili. Lo scopo del regolamento europeo è contrastare la disinformazione e impedire i casi di interferenze straniere nelle elezioni. Sarà ovviamente possibile continuare a pubblicare contenuti politici sulle piattaforme di Meta, ma non sponsorizzarli.

Meta ha accusato le istituzioni europee di rimuovere servizi e prodotti popolari dal mercato, riducendo la concorrenza e la possibilità di scelta per i consumatori. L’annuncio di venerdì si inserisce nel contesto di uno scontro più ampio tra le due. Negli ultimi anni la Commissione Europea ha multato Meta varie volte (solo quelle assegnate nell’ultimo anno valgono un miliardo di euro), l’ha accusata di aver violato le norme sulla privacy e ha aperto più indagini contro il gruppo per presunte violazioni del Digital Services Act, la legge europea sulla sicurezza e la trasparenza dei servizi digitali. Rinunciare alle pubblicità politiche in Europa non danneggerà in maniera significativa le entrate di Meta: l’azienda aveva detto che sono una fonte di introiti marginale e comunque continua a venderle negli Stati Uniti.

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