L’aria condizionata non è un lusso
Le ondate di caldo più intense e frequenti la rendono essenziale per salvare vite, ma in Europa siamo indietro

Le principali istituzioni sanitarie stimano che a causa delle ondate di calore, più intense e ricorrenti di un tempo a causa del cambiamento climatico, nei prossimi anni le morti premature legate al caldo aumenteranno sensibilmente in buona parte del mondo. Il grande caldo tra giugno e luglio in Europa ne è stato una conferma e ha portato nuovi elementi a un dibattito che prosegue ormai da tempo sulla scarso utilizzo dell’aria condizionata nel nostro continente, che secondo diversi osservatori dovrebbe essere percepita come una risorsa per la salute e non solo come un lusso, spesso per pochi.
Le stime più condivise dicono che nell’Unione Europea ci sono condizionatori nel 20 per cento delle abitazioni, contro il 90 per cento degli Stati Uniti, dove l’aria condizionata ha tradizionalmente più successo. È una differenza considerevole, se si considera che in tutto il mondo sono installati circa 2 miliardi di condizionatori e che secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) entro il 2050 si arriverà a 5,5 miliardi di unità installate. Si stima che in Europa i condizionatori siano intorno ai 140 milioni, distribuiti per lo più nei paesi dove il caldo estivo era già un problema come Italia, Grecia e Spagna. Altrove, soprattutto nel nord Europa, i condizionatori sono pochi e la domanda è iniziata ad aumentare solo negli ultimi anni.
Non è quindi un caso se la mancanza di aria condizionata in Europa è tra le prime cose che vengono notate da chi viene dagli Stati Uniti, dove è pressoché inconcepibile non avere un condizionatore quando fa caldo. La circostanza colpisce soprattutto chi visita le città turistiche più grandi e famose, come Londra e Parigi, dove spesso locali, abitazioni e perfino alberghi sono senza condizionatori. In passato a Parigi le giornate erano meno calde e c’era comunque una buona escursione della temperatura tra il dì e la notte. C’erano giorni molto caldi, ma erano appunto l’eccezione e non c’era quindi un grande incentivo a installare condizionatori: questo spiega perché la città ne sia sguarnita.
Un discorso simile vale per Londra dove sono diventate più frequenti le estati calde, con temperature ben al di sopra della media del periodo. Il problema inizia a essere sentito anche più a nord, in parte della Germania per esempio e in misura minore, ma comunque significativa, nei paesi scandinavi. Le notti continuano a essere fresche, ma di giorno si arriva a temperature che superano spesso i 30 °C per diverse ore. E vivere in ambienti molto caldi non è solo questione di sudare di più o sentirsi meno nel confort.
Come ha segnalato di recente il Financial Times, già poco sopra i 20 °C si possono presentare problemi che si riflettono sulla salute delle persone. La durata e la qualità del sonno si riducono sensibilmente a partire dai 23 °C, così come si ha una riduzione delle capacità di concentrazione sia nel caso dell’apprendimento a scuola sia per quanto riguarda la produttività al lavoro. Superato il limite intorno ai 23-24 °C, il peggioramento è sempre più marcato e dopo i 30 °C si iniziano a registrare tassi di mortalità più alti tra la popolazione.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), un numero crescente di persone muore ogni anno a causa del caldo estremo, con il tasso di mortalità legato al caldo per le persone con più di 65 anni che è aumentato dell’85 per cento tra il 2000-2004 e il 2017-2021. Nel periodo tra il 2000 e il 2019 è stato calcolato che in media sono morte ogni anno circa 489mila persone e che il 36 per cento delle morti sia avvenuto in Europa. Una parte importante di quelle morti si sarebbe potuta evitare con una maggiore diffusione dell’aria condizionata.
Un rapporto pubblicato nel 2021 da Lancet, una delle più importanti riviste mediche al mondo, ha calcolato che solo nel 2019 l’aria condizionata ha contribuito a evitare quasi 200mila morti premature legate al caldo. È una stima da prendere con qualche cautela, ma dà l’idea di quanto sia importante rinfrescare gli ambienti, soprattutto se si confronta il numero con la quantità di morti premature per il caldo stimata dall’OMS.
Il confronto tra un’area in cui ci sono molti condizionatori, come gli Stati Uniti, e una dove ce ne sono quasi un quinto, come l’Europa, aiuta ulteriormente a farsi un’idea del problema. I grafici mostrano come aumenta il rischio di mortalità all’aumentare della temperatura in città statunitensi ed europee, a seconda della maggiore o minore diffusione dell’aria condizionata. In tutti gli scenari a partire da qualche grado prima dei 30 °C si nota un rapido aumento del rischio per le città europee.
In molte aree del mondo la domanda di aria condizionata aumenta lentamente soprattutto per questioni economiche: nei paesi con economie non ancora comparabili alle nostre in Asia o nel Sudamerica, acquistare un condizionatore è un investimento che si possono permettere in pochi, senza contare la spesa per l’energia elettrica per farli funzionare. La IEA prevede comunque che all’aumentare del reddito nei paesi in via di sviluppo ci sarà un forte crescita nell’acquisto dei condizionatori.
In Europa, dove le condizioni economiche sono migliori, la bassa domanda rispetto ad altri paesi è dovuta per lo più a motivi storici e culturali, che si sono formati in secoli in cui in buona parte del continente non c’erano estati così calde. Ma la ritrosia legata ai condizionatori, in alcuni paesi europei più che in altri, non è solo dovuta alle abitudini, ma anche a questioni pratiche legate al costo dell’energia elettrica e a motivi ambientali.
Nel 2022 l’aria condizionata in tutto il mondo ha consumato circa il 7 per cento dell’energia elettrica prodotta ed è stata responsabile del 2,7 per cento delle emissioni di anidride carbonica (il principale gas serra) legate alla produzione di elettricità. Se si prendono in considerazione anche i gas refrigeranti contenuti nei condizionatori per farli funzionare, si arriva al 3,2 per cento del totale delle emissioni di gas serra. L’aria condizionata ha quindi un impatto ambientale non indifferente e ciò pone un dilemma difficile da gestire.
I condizionatori possono salvare migliaia di vite quando fa molto caldo, e ne salveranno sempre di più se ci saranno ondate di caldo sempre più intense e frequenti, ma contribuiscono al riscaldamento globale che è la causa di quegli stessi eventi atmosferici estremi. L’aria condizionata non immette però anidride carbonica nell’atmosfera come fa un’automobile o una caldaia a gas: è l’energia elettrica che la fa funzionare che può essere stata prodotta utilizzando combustibili fossili. Il progressivo passaggio a sistemi di produzione dell’elettricità enormemente meno inquinanti – come l’eolico, il solare e il nucleare – farà ridurre l’impatto dei condizionatori per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica (e anche dei refrigeranti, grazie all’impiego di gas più efficienti), rendendola una tecnologia più sostenibile.
Ci sono naturalmente molti altri accorgimenti che si possono adottare per ridurre l’effetto delle ondate di caldo, specialmente nelle città. Il modo in cui sono costruite e organizzate influisce sull’effetto “isola di calore”, cioè su aree che sono mediamente più calde di altre perché dissipano lentamente il calore soprattutto nelle ore notturne. L’effetto può essere rallentato anche dalla presenza di molti condizionatori che scaldano l’aria all’esterno degli edifici, anche se stimare il loro impatto non è semplice a causa delle molte variabili.
Le innovazioni degli ultimi tempi hanno comunque permesso di sviluppare condizionatori molto più efficienti, che consumano meno energia a parità di effetto rinfrescante. I modelli più diffusi possono essere inoltre usati al contrario, cioè per scaldare gli ambienti chiusi d’inverno utilizzando lo stesso principio, che è più efficiente rispetto ai metodi di riscaldamento tradizionali che utilizzano combustibili fossili. In aree del mondo con inverni rigidi ed estati calde, proprio come buona parte dell’Europa, il passaggio ai condizionatori potrebbe quindi risolvere sia i problemi di riscaldamento nella stagione fredda sia quelli di raffrescamento in estate.



