• Konrad
  • Mercoledì 16 luglio 2025

Un bilancio europeo più incasinato del solito

Quello per il periodo fra il 2028 e il 2034 è stato presentato oggi, ma è solo l'inizio di un luuungo percorso

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (AP/Virginia Mayo)
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Mercoledì pomeriggio la Commissione Europea ha presentato la sua proposta di bilancio pluriennale dell’Unione Europea, il cosiddetto Quadro finanziario pluriennale. È un bilancio a lungo termine, che copre il periodo dal 2028 al 2034, e che stabilisce quanto l’Unione Europea investirà nei suoi diversi programmi e fondi per quel periodo. Le sue indicazioni devono essere rispettate nei singoli bilanci annuali dell’Unione, pur con qualche piccolo aggiustamento possibile: serve, insomma, a garantire un minimo di continuità e di prevedibilità nelle spese e nelle entrate dell’Unione Europea.

Il Quadro finanziario pluriennale è una delle leggi più importanti a livello dell’Unione Europea. Quello che è stato presentato oggi, però, è per molti versi anche più importante del solito. I prossimi anni saranno verosimilmente caratterizzati dalla necessità di rispondere a diversi grossi problemi, tra cui l’aggressività della Russia, il riscaldamento globale e la necessità di migliorare la competitività dell’Unione Europea di fronte alla concorrenza della Cina e degli Stati Uniti.

Sono tutte questioni che per essere affrontate in modo efficace richiedono intuitivamente maggiori interventi da parte dell’Unione Europea. Questo ha portato la Commissione a proporre spese più ingenti rispetto al passato. Il problema, però, è che in questo momento non è semplicissimo capire come finanziarle (e se tutti sono d’accordo nel volerle).

Questo breve video spiega la procedura per l’adozione del bilancio pluriennale: dopo essere stato proposto dalla Commissione, deve passare anche dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Consiglio Europeo, e anche dal Parlamento Europeo

La proposta di bilancio presentata mercoledì vale 1.816 miliardi di euro, pari all’1,26 per cento del prodotto nazionale lordo dei vari paesi dell’Unione su base annua: è un aumento significativo rispetto alla tradizione consolidata negli anni precedenti, in cui questa percentuale era attorno all’1 per cento. Il bilancio attualmente in vigore vale per il periodo 2021-2027 e ammonta a 1.270 miliardi di euro.

È comunque una proporzione piuttosto bassa, rispetto a quelle che normalmente hanno i bilanci pubblici dei paesi (ed è anche una cosa normale, visto che l’Unione ha molte meno competenze rispetto a un governo nazionale). Secondo alcuni esperti, per affrontare in modo efficace i problemi dei prossimi anni sarebbe necessario che questa percentuale salisse ulteriormente, al 2 per cento.

Lo scorso maggio il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione per chiedere un bilancio pluriennale di maggiori dimensioni, come fa ormai da molti anni (Commissione e Parlamento sono le due istituzioni che storicamente sono favorevoli a una maggiore centralizzazione delle risorse, ossia alla raccolta e alla distribuzione di fondi comuni, e ad aumentare le risorse a disposizione delle istituzioni europee).

Il problema è che l’Unione Europea non ha quasi nessuna possibilità di autofinanziarsi e per stanziare il bilancio dipende quasi solo dai finanziamenti messi a disposizione dagli stati membri. Alcuni governi (per esempio quello della Polonia) hanno detto di essere favorevoli ad aumentare il bilancio, per sostenere le spese per la difesa e la competitività dell’Unione. Molto probabilmente però questo non accadrà, dal momento che tanti altri – tra cui la Germania, la Svezia e i Paesi Bassi, cioè paesi con una tradizione economica piuttosto conservatrice – hanno già fatto sapere di non essere intenzionati ad aumentare i propri contributi al bilancio pluriennale.

Questo ha messo in una situazione piuttosto difficile la Commissione Europea e la sua presidente, Ursula von der Leyen. Nei prossimi anni è probabile che diverse voci di spesa che finora erano piuttosto contenute aumenteranno, per forza di cose: le spese per la difesa e per la transizione ecologica, su tutte (nonostante il Green Deal sia stato un po’ ridimensionato, il cambiamento climatico non smetterà di avere i suoi effetti).

Allo stesso tempo far scucire più soldi ai governi nazionali sembra difficile. La situazione, poi, è ancora più complicata per il fatto che dal 2028 l’Unione Europea dovrà anche iniziare a restituire i soldi reperiti sui mercati per finanziare il Recovery Fund, il meccanismo creato per bilanciare la crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus, nel 2021.

Ursula von der Leyen insieme ad Antonio Costa

Ursula von der Leyen e Antonio Costa, all’epoca primo ministro del Portogallo, nel 2021, un momento in cui sembrava che non ci saremmo mai più liberati delle mascherine (AP/John Thys)

Per essere approvato il bilancio dovrà anche essere votato all’unanimità dal Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che rappresenta i governi dei 27 paesi membri. Sarà necessario anche un intricato esame del Parlamento Europeo, che presenterà la sua proposta di bilancio, separata da quella della Commissione. Sarà una procedura lunga e complicata: anche per questo motivo, molto probabilmente, la Commissione Europea ha deciso di presentare la sua proposta con molto anticipo. L’ultima volta infatti le discussioni erano durate due anni, e il bilancio era stato approvato un po’ all’ultimo.

Per lo stesso motivo fino a questo momento i lavori di preparazione della proposta di bilancio da parte della Commissione sono avvenuti in un’atmosfera di segretezza piuttosto inusuale, come ha ricostruito, tra gli altri, Gerardo Fortuna su Euronews: pochissimi dettagli sono trapelati al pubblico. Per evitare fughe di notizie, in particolare per quanto riguarda dati concreti su singole voci del bilancio, i tecnici della Commissione che hanno lavorato sul documento lo hanno fatto in piccoli gruppi separati, che avevano accesso solo alle informazioni strettamente necessarie per svolgere il proprio compito.

Diverse indiscrezioni sono comunque state pubblicate nelle scorse settimane. Una di quelle di cui si è parlato di più è la proposta, fatta da von der Leyen, di semplificare il bilancio accorpando le spese per la Politica agricola comune (PAC) e quelle per i Fondi di coesione, destinati a ridurre il divario tra le regioni più povere e quelle più ricche dell’Unione.

Queste categorie verrebbero riunite in singole voci di bilancio destinate a ogni governo nazionale, e condizionate alla realizzazione di riforme approvate dall’Unione Europea. Si tratta di un’idea che ha ricevuto molte critiche: i fondi di Coesione, finora, sono sempre stati gestiti soprattutto dalle regioni e dalle città europee, cioè dai governi locali. Molti temono che questo cambiamento ridurrebbe di molto il loro controllo su di essi, e che allo stesso tempo aumenterebbe la discrezionalità dei governi centrali. Sembra che l’accorpamento possa anche portare a una diminuzione complessiva di questi programmi di spesa, che storicamente hanno rappresentato di gran lunga le componenti principali del bilancio dell’Unione.

Protesta agricoltori Bruxelles 2024

L’anno scorso c’erano state grosse proteste da parte di molti agricoltori in diversi paesi europei per chiedere all’Unione maggiore sostegno. Nella foto: una protesta degli agricoltori davanti alla sede di Bruxelles del Parlamento Europeo, il 1° febbraio 2024 (AP Photo/Thomas Padilla)

Ridurre la spesa per i fondi di Coesione e per la PAC sarebbe molto impopolare e difficile da accettare per diversi governi: oggi a Bruxelles diverse associazioni di agricoltori hanno organizzato una protesta contro questa possibilità (i soldi della PAC tengono in vita centinaia di piccole e medie imprese agricole in tutta l’Unione).

Altre indiscrezioni che sono state pubblicate nelle scorse settimane riguardano i modi in cui la Commissione Europea potrebbe cercare di aumentare le entrate a propria disposizione. Per esempio, introducendo delle tasse sulle aziende più ricche, o sulle grandi aziende tecnologiche statunitensi; oppure rendendo più semplice emettere debito comune in casi di emergenza.

Queste sono le proposte politicamente più delicate: molti paesi membri sono contrari sia alla possibilità di creare debito comune a livello dell’Unione Europea, sia a quella di introdurre nuove tasse a livello europeo, dato che entrambe le misure allargherebbero di fatto i poteri delle istituzioni europee.