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  • Lunedì 23 giugno 2025

L’attacco dell’Iran a una importante base statunitense in Qatar

È stata una ritorsione ai bombardamenti americani sui siti nucleari iraniani, ma non ha fatto grossi danni

Il fermo immagine di un video mostra missili iraniani e sistemi di difesa aerea su Doha, il 23 giugno (Getty Images)
Il fermo immagine di un video mostra missili iraniani e sistemi di difesa aerea su Doha, il 23 giugno (Getty Images)
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Lunedì sera l’Iran ha lanciato 19 missili contro la base militare statunitense di al Udeid a Doha, in Qatar. È la più grande base statunitense in Medio Oriente: normalmente ospita circa 10mila persone tra soldati e personale civile, di cui circa 8mila cittadini statunitensi. Il personale era però in allerta da giorni, e la base era stata svuotata prima dell’attacco: i missili sono stati in gran parte intercettati e non ci sono stati grossi danni, né persone ferite o uccise.

L’attacco è stato una ritorsione dell’Iran per i bombardamenti compiuti dagli Stati Uniti nella notte tra sabato e domenica su tre siti nucleari iraniani, tra cui quello di Fordo, uno dei più importanti e il più difficile da raggiungere, dato che è costruito all’interno di una montagna. Con questi bombardamenti gli Stati Uniti erano di fatto entrati in guerra contro l’Iran e al fianco di Israele. L’entità dei danni ai siti nucleari non è ancora chiara: si ritiene che siano rilevanti, ma non si sa se le scorte di uranio arricchito iraniano fossero state spostate prima o se siano state distrutte dagli attacchi. Per ora invece la ritorsione dell’Iran invece è stata perlopiù simbolica.

Dopo l’attacco su al Udeid, il Consiglio supremo di sicurezza iraniano ha diffuso un comunicato che ha fatto intendere come l’Iran voglia evitare un ulteriore aumento delle ostilità nella regione. Tra le altre cose ha detto che il numero di missili utilizzati è lo stesso di quello delle bombe statunitensi, cosa che potrebbe essere interpretata come un segnale del fatto che l’Iran consideri l’attacco come una effettiva e piena ritorsione. Il Consiglio ha aggiunto che l’attacco in Qatar non rappresenta in alcun modo «un pericolo per il Qatar e il suo popolo» e che l’Iran «rimane impegnato a mantenere e continuare le sue buone e storiche relazioni» con il Qatar.

– Leggi anche: Come è avvenuto il bombardamento statunitense in Iran

Il presidente statunitense Donald Trump ha commentato l’attacco parlando della necessità di trovare un accordo: «È il momento della pace!», ha scritto sul suo social Truth. Barak Ravid, uno dei più informati giornalisti sui rapporti tra Stati Uniti e Israele, ha scritto che ora l’obiettivo di Trump «è porre fine alla guerra». Sono toni molto diversi rispetto a quelli che Trump usava fino a qualche giorno fa: venerdì, per esempio, aveva chiesto all’Iran di accettare una «resa incondizionata».

La guerra tra Iran e Israele era iniziata nella notte tra il 12 e il 13 giugno, quando Israele aveva iniziato a bombardare varie zone dell’Iran, tra cui la capitale Teheran e diversi siti del programma nucleare iraniano. Israele considera le capacità nucleari dell’Iran come una minaccia alla propria sicurezza nazionale, e vuole evitare che il paese arrivi a costruire un’arma atomica. L’Iran ha sempre negato formalmente di volerlo fare, ma ha raggiunto livelli di arricchimento dell’uranio ben superiori a quelli necessari per qualsiasi altro uso.

L’Iran aveva risposto ai bombardamenti con lanci di missili e droni su varie città israeliane, che hanno distrutto interi edifici e causato danni ingenti. Almeno 24 persone sono state uccise in Israele, secondo i dati del governo. In Iran i dati ufficiali sono fermi da oltre una settimana, ma secondo la ong statunitense Human Rights Activists in Iran (HRAI), che si occupa della difesa dei diritti umani nel paese, finora sono state uccise 950 persone.

– Leggi anche: Sappiamo ancora poco sui danni ai siti nucleari iraniani